FOGLIO LAPIS - OTTOBRE - 2005

 
 

Che cosa succede a Akademicos, decimo pianeta del sistema solare – Anche lì c’è stata un’età dell’oro: intelligenze pure impegnate nella ricerca della verità e della conoscenza – Ma una successiva evoluzione trasformò Akademicos in una struttura in cui i ruoli venivano selezionati attraverso concorsi sotto il ferreo controllo di inflessibili Arconti – E la cultura divenne un bene economico, manipolato e sottoposto al criterio della convenienza – Un brutto sogno?

 

Chi mai avrebbe pensato che un giorno avrei deciso di pubblicare parti del diario lasciatomi in testamento dalla mia amica Isabel. Nel diario vi sono trascritti i pensieri di una argonauta di passaggio nei labirintici percorsi, concorsi e “magie” del pianeta Akademicos: il decimo, dopo Nettuno e Plutone, del nostro sistema solare.

Akademicos è un sistema chiuso, vi si accede mediante concorsi prestabiliti dagli Arconti Commissionati che in piena autonomia selezionano, confezionano e collocano professori-educatori per gli Istituti di alta formazione.  Il compito dei professori è assegnato direttamente dai gestori di sistemi, e riguarda la trasmissione nelle giovani menti di un preciso e preordinato quadro della realtà.    Isabel è stata una delle poche a seguire un percorso proprio di ricerca e proprio per questo, dopo alcuni anni trascorsi come ufficiale nei più altri gradi di insegnamento, è espulsa dal sistema e bandita da Akademicos. Dopo una profonda crisi interiore Isabel scompare senza lasciare traccia se non per questo diario fattomi recapitare alcuni mesi or sono.  

Isabel è l’emblema di un guasto del sistema che colpisce coloro che con spirito libero e versato alla sapienza sperimentano il declino etico e intellettivo di Akademicos: centro gravitazionale del sapere dell’Universo. Una rovinosa caduta che ha mutato la tradizione che per millenni regolava la trasmissione della conoscenza, minando l’intero sistema di formazione umana.   Il modello educativo elaborato ad Akademicos si trasferisce cognitivamente a tutti i pianeti del sistema solare, pertanto la sua capacità di incidere sull’intera umanità è senz’ombra di dubbio di importanza capitale. 

Uomini e donne potenti hanno gradualmente incanalato tutta l’energia intellettuale in un sistema combinatorio chiuso al fine di esercitare un totale controllo sulle idee, e quindi sulle masse. Chi ha escogitato un tale ingranaggio manipolatore ha trovato facili alleati nell’ingenuità di gran parte della popolazione, conclusa nei microcosmi dimensionali, ma non poteva certo immaginare la sua portata a lungo termine.

Le idee impresse sul diario di Isabel suoneranno incomprensibili ai più (tanto è lontana la verità dalla realtà indotta e ordinaria), e inoltre siamo rimasti in pochi a usare la scrittura e la lettura come mezzo di comunicazione. Mezzo antiquato. Oramai tutti hanno adottato l’uso di un semplice e immediato codice di comunicazione virtuale, basato su impulsi sensoriali.

Nel suo diario Isabel ribadisce un concetto banale, e cioè che esisteranno sempre queste quattro categorie di persone, e cioè 1) i remissivi: ossia coloro che rassegnati accettano che il pesce più grosso s’inghiotta quello più piccolo; 2) i pesci più grossi; 3) le vittime: ossia coloro che subiscono ingiustizie, e 4) gli approfittatori: ossia coloro che dalle ingiustizie altrui traggono vantaggio. In altri termini, secondo Isabel, le nostre esperienze non servono tanto a ricordare bensì a riflettere (atto cognitivo ben più difficile dal leggere) sul fatto che sono le persone a formare l’umanità nel suo insieme, e che questo insieme è tanto più corrotto quanto più lo sono [corrotte] le persone che lo compongono. Esisteranno sempre persone che contribuiscono giornalmente a peggiorare quest’insieme umano senza riflettere che alla fine è pur sempre in questo contesto che insieme ai propri figli (e poi i figli dei figli), si ritroveranno a vivere. Non è ammessa dalla fisica la possibilità di uscire dal proprio insieme bello o brutto che sia, eccetto che nei rari casi di purezza spirituale, ascesi rigorosa, amore e sapienza sublime: fenomeni in grado di innescare il salto quantico dimensionale verso stati superiori dell’essere. Porte di accesso alla mente universale: magnete cognitivo e sensitivo delle menti/cuori di ogni singolo essere vivente.  Catalizzatore cognitivo superiore ad ogni sistema.     

Quando intraprese il suo viaggio la mia amica Isabel, istruita dai pochi e anziani saggi rimasti (e per lo più relegati in antichi monasteri), non immaginava certo di approdare nel cuore di tanta corruzione: consuetudini di illegalità diffusa, clientelismi, favoritismi ed interessi personali ostruivano costantemente il suo cammino di vita e conoscenza. I pochi saggi rimasti persero autorevolezza quando le selezioni per varcare i cancelli di Akademicos cominciarono ad essere gestite dagli Arconti Commissionati, i quali selezionano non più i migliori bensì i convenienti.  Alla fine Isabel comprese che non c’era via di scampo: percepiva la trappola di una  conoscenza fittizia impartita all’umanità al fine di aggiogarla, ma ciò che più la sconvolgeva era il fatto che gli stessi burattinai divenissero, ad un certo punto, gli schiavi principe della loro illusione.  Le loro menti tendevano trappole perché già inconsapevolmente intrappolate negli schemi di processi storici irreversibili.  In altre parole, con i loro intrighi tessevano la tela al ragno che li avrebbe ingoiati. 

In una pagina del diario di Isabel trovo scritto:

É con immenso dolore che dopo una lunga serie di delusioni, ho alla fine compreso che il sistema non si sarebbe mai incrinato dall’interno dove l’unione dei potenti è rafforzata dalla complicità d’interessi e dai giochi di potere. Se voglio trovare la conoscenza non è qui che devo cercarla!  Akademicos, così come tutti i sistemi governati e governanti è giunto alla fine, una volta inglobati in tale sistema si finisce per divenire un Arconte ai cancelli d’ingresso, si cade nella trappola della grande illusione cosmica, riflettente sogni di potere e gloria.” 

I cervelli di Akademicos scelgono, elaborano ed interpretano in continuazione i dati e le idee contenuti nel database diviso in sistemi di pensiero: storico, filosofico, giuridico, medico, fisico e così via. Tutti i sistemi di pensiero, e quindi tutto il sapere umano è raccolto nell’immensa memoria virtuale dell’umanità.  In tal modo, e grazie ad una peculiare tecnica combinatoria si creano civiltà basate sulla cultura e quindi artefatte. La tecnica utilizzata benché mutuata dai cervelli umani è processata da quelli elettronici, potentissimi, che attingono al database, scelgono e combinano i dati al fine di realizzare un programma ottimale di formazione umana che dovrebbe confezionare la cosiddetta società ‘progredita’.

In origine Akademicos era genuinamente orientato da intelligenze pure alla ricerca del vero e della conoscenza, la sua orbita era armonica, in sintonia con l’armonia delle sfere, il suo aspetto lucente e la musica sublime. Oramai il suo scopo è mutato, e così il colore, la musica e la luce. Lo sfruttamento economico della cultura è prevalso, la stessa umanità è divenuta –così come un copione sul banco del demiurgo di turno- un patrimonio spendibile ad uso delle multi-transorbitali aziende che forniscono programmi di civiltà durature per Imprenditori-Governanti.  Scopo di Akademicos è formare il suddito.

Pensare di entrarvi con mente pura orientata alla conoscenza e alla verità è un’azione assurda oltre che pericolosa. Dal diario si capisce che Isabel è arrivata a queste conclusioni solo dopo aver osservato attentamente i filtri ermeneutici usati dai demiurghi del sapere, i quali manipolano simboli e immagini, selezionano e distorcono le informazioni (ne evidenziavano alcune a scapito di altre), propinano interpretazioni tendenziose. La mente nel perdere l’abitudine a riflettere e meditare sulle cose diviene passiva, esattamente come uno stupido computer con poca memoria che non riflette sul senso dei dati che contiene, accetta tutto senza porsi domande. La verità è che nuovi e sempre più sofisticati cervelli elettronici stanno soppiantando le facoltà intellettive umane atrofizzate e anestetizzate da messaggi persuasori (sfacciati ed occulti) insinuati dai capitalisti affamati di consumismo. Più si è cercato di far assomigliare i computer alle menti umane e più le menti umane sono divenute simili ai computer, ma con un grado estremamente inferiore di capacità di memoria e velocità nei processi di elaborazione.  

In Akademicos le maglie sono dunque gestite a tutti i livelli, a seconda degli interessi dei manipolatori e dai fittizi sapienti che nessuno osa più mettere in discussione.

Prima della sua definitiva scomparsa Isabel si è ritirata per otto anni nella dimensione di Shambala alla ricerca della verità sull’origine e il fine della conoscenza. In una pagine del diario scrive:

Sono riuscita ad accedere alla biblioteca virtuale dell’umanità eludendo il controllo degli arconti.  Sono mesi oramai che lontana da tutto e da tutti divoro avidamente l’insegnamento dei vegliardi antichi della conoscenza per capire cosa sia l’anima. Concetto fossile della civiltà coeva.  Mi appare piuttosto chiaro che nonostante i sistemi linguistici siano diversi –alcuni estremamente più ricchi di altri in tale contesto spirituale- i concetti esprimano conoscenze comuni. 

Non ha nessun senso la teoria senza la pratica. Questo è l’insegnamento impartito dai sapienti-asceti: pilastri della conoscenza, fondatori di sistemi religiosi e filosofici. I nostri filosofi contemporanei sembra vogliano farci dimenticare l’importanza della pratica spirituale profonda, quell’immergersi in sé per uscire da sé. Non si accede alla conoscenza pura senza oltrepassare i limiti della coscienza ordinaria: sono così felice di aver fatto questa scoperta illuminante anche se so che pochi possono capirne il senso.”

Isabel trascriveva talvolta in questo diario alcune esperienze dei fenomeni che le capitavano prima della sua definitiva scomparsa:

Il troppo studiare m’impedisce il sonno, rilassare la mente diventa difficile.  Mi capita talvolta che nella fase in cui scivolo nel sonno la mia mente si opponga con forza a mi riporti in un sol balzo alla veglia. O almeno ad una sorta di veglia che non è proprio quella che intendiamo comunemente. Mi ritrovo in uno stato di lucidità perfetta.  Forse potrebbe trattarsi di quello stato descritto in alcuni testi antichi come ‘intermedio’.  Esiste uno stato intermedio, di passaggio, tra il sonno e la veglia, così come esiste uno stadio intermedio post-mortem: quello antecedente ad una nuova rinascita.  Questa condizione è ben conosciuta nella pratica yoga e ci si arriva solo dopo un allenamento rigoroso della mente e controllo del respiro (prana) durante il passaggio dalla veglia al sonno. Lo yoghin allenato diviene capace di controllare lucidamente la dimensione in cui avvengono i sogni.  

Forse questa spiegazione può aiutarmi a comprendere ciò che mi sta capitando: un fenomeno che non ho ancora imparato a controllare.  Non si possono affrontare esperienze di ‘uscite da sé ’ senza una preparazione adeguata: la paura di non riuscire a riscuotersi traduce quello stato in un incubo terrificante.  

L’ultima esperienza è stata indimenticabile e trascrivo qui l’evento non per paura di dimenticarlo ma per lasciare una testimonianza nel caso non fossi più in grado di comunicare.  Pochi sono riusciti a liberarsi della grande illusione cosmica e quei pochi hanno lasciano testimonianze criptiche, non vorrei che oltre un certo livello di conoscenza diventi impossibile comunicare, almeno nel modo in cui siamo abituati a farlo.

Improvvisamente sono divenuta come una corrente energetica, era come se tutto attorno a me fosse mosso, allontanato da quest’energia centrifuga, gelida e potente come un vortice di vento che allontana tutto ciò che lo circonda. La mia mente osservava lucidissima questo accadere.  Avrei voluto poter controllare questo stato ma era troppo …., ad una certo punto raggiunsi l’incredibile sensazione di lievitare in alto a una distanza che non saprei descrivere.  Ad un certo momento ho udito un suono, un ritmo che come mantra si ripeteva costante, ipnotico, simile alla preghiera dell’oracolo recitata nel monastero di Nechung in India.  Sono divenuta parte di quel suono/vibrazione, di quel ritmo che faceva pensare all’essenza della vita, dell’universo pulsante. Poi ho realizzato che ero io stessa ad intonare quel suono con voce e respiro potenti. 

Mi sono quindi svegliata alla realtà ordinaria. Erano le ore 3,40 AM”.

 

 

                                                   Roberta Moretti

                                                                                        

 

 
 

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