Che
cosa succede a Akademicos, decimo pianeta del sistema
solare – Anche lì c’è stata un’età dell’oro:
intelligenze pure impegnate nella ricerca della verità e
della conoscenza – Ma una successiva evoluzione
trasformò Akademicos in una struttura in cui i ruoli
venivano selezionati attraverso concorsi sotto il ferreo
controllo di inflessibili Arconti – E la cultura divenne
un bene economico, manipolato e sottoposto al criterio
della convenienza – Un brutto sogno?
Chi
mai avrebbe pensato che un giorno avrei deciso di pubblicare
parti del diario lasciatomi in testamento dalla mia amica
Isabel. Nel diario vi sono trascritti i pensieri di una
argonauta di passaggio nei labirintici percorsi, concorsi e
“magie” del pianeta Akademicos: il decimo, dopo Nettuno
e Plutone, del nostro sistema solare.
Akademicos
è un sistema chiuso, vi si accede mediante concorsi
prestabiliti dagli Arconti Commissionati che in piena
autonomia selezionano, confezionano e collocano
professori-educatori per gli Istituti di alta formazione.
Il compito dei professori è assegnato direttamente
dai gestori di sistemi, e riguarda la trasmissione nelle
giovani menti di un preciso e preordinato quadro della realtà.
Isabel è stata una delle poche a seguire un percorso
proprio di ricerca e proprio per questo, dopo alcuni anni
trascorsi come ufficiale nei più altri gradi di
insegnamento, è espulsa dal sistema e bandita da Akademicos.
Dopo una profonda crisi interiore Isabel scompare senza
lasciare traccia se non per questo diario fattomi recapitare
alcuni mesi or sono.
Isabel
è l’emblema di un guasto del sistema che colpisce coloro
che con spirito libero e versato alla sapienza sperimentano
il declino etico e intellettivo di Akademicos: centro
gravitazionale del sapere dell’Universo. Una rovinosa
caduta che ha mutato la tradizione che per millenni regolava
la trasmissione della conoscenza, minando l’intero sistema
di formazione umana.
Il modello educativo elaborato ad Akademicos si
trasferisce cognitivamente a tutti i pianeti del sistema
solare, pertanto la sua capacità di incidere sull’intera
umanità è senz’ombra di dubbio di importanza capitale.
Uomini
e donne potenti hanno gradualmente incanalato tutta
l’energia intellettuale in un sistema combinatorio chiuso
al fine di esercitare un totale controllo sulle idee, e
quindi sulle masse. Chi ha escogitato un tale ingranaggio
manipolatore ha trovato facili alleati nell’ingenuità di
gran parte della popolazione, conclusa nei microcosmi
dimensionali, ma non poteva certo immaginare la sua portata
a lungo termine.
Le
idee impresse sul diario di Isabel suoneranno
incomprensibili ai più (tanto è lontana la verità dalla
realtà indotta e ordinaria), e inoltre siamo rimasti in
pochi a usare la scrittura e la lettura come mezzo di
comunicazione. Mezzo antiquato. Oramai tutti hanno adottato
l’uso di un semplice e immediato codice di comunicazione
virtuale, basato su impulsi sensoriali.
Nel
suo diario Isabel ribadisce un concetto banale, e cioè che
esisteranno sempre queste quattro categorie di persone, e
cioè 1) i remissivi: ossia coloro che rassegnati
accettano che il pesce più grosso s’inghiotta quello più
piccolo; 2) i pesci più grossi; 3) le vittime:
ossia coloro che subiscono ingiustizie, e 4) gli
approfittatori: ossia coloro che dalle ingiustizie
altrui traggono vantaggio. In altri termini, secondo Isabel,
le nostre esperienze non servono tanto a ricordare bensì a
riflettere (atto cognitivo ben più difficile dal leggere)
sul fatto che sono le persone a formare l’umanità nel suo
insieme, e che questo insieme è tanto più corrotto quanto
più lo sono [corrotte] le persone che lo compongono.
Esisteranno sempre persone che contribuiscono giornalmente a
peggiorare quest’insieme umano senza riflettere che alla
fine è pur sempre in questo contesto che insieme ai propri
figli (e poi i figli dei figli), si ritroveranno a vivere.
Non è ammessa dalla fisica la possibilità di uscire dal
proprio insieme bello o brutto che sia, eccetto che nei rari
casi di purezza spirituale, ascesi rigorosa, amore e
sapienza sublime: fenomeni in grado di innescare il salto
quantico dimensionale verso stati superiori dell’essere.
Porte di accesso alla mente universale: magnete cognitivo e
sensitivo delle menti/cuori di ogni singolo essere vivente.
Catalizzatore cognitivo superiore ad ogni sistema.
Quando
intraprese il suo viaggio la mia amica Isabel, istruita dai
pochi e anziani saggi rimasti (e per lo più relegati in
antichi monasteri), non immaginava certo di approdare nel
cuore di tanta corruzione: consuetudini di illegalità
diffusa, clientelismi, favoritismi ed interessi personali
ostruivano costantemente il suo cammino di vita e
conoscenza. I pochi saggi rimasti persero autorevolezza
quando le selezioni per varcare i cancelli di Akademicos
cominciarono ad essere gestite dagli Arconti Commissionati,
i quali selezionano non più i migliori bensì i
convenienti. Alla
fine Isabel comprese che non c’era via di scampo:
percepiva la trappola di una
conoscenza fittizia impartita all’umanità al fine
di aggiogarla, ma ciò che più la sconvolgeva era il fatto
che gli stessi burattinai divenissero, ad un certo punto,
gli schiavi principe della loro illusione.
Le loro menti tendevano trappole perché già
inconsapevolmente intrappolate negli schemi di processi
storici irreversibili.
In altre parole, con i loro intrighi tessevano la
tela al ragno che li avrebbe ingoiati.
In
una pagina del diario di Isabel trovo scritto:
“É
con immenso dolore che dopo una lunga serie di delusioni, ho
alla fine compreso che il sistema non si sarebbe mai
incrinato dall’interno dove l’unione dei potenti è
rafforzata dalla complicità d’interessi e dai giochi di
potere. Se voglio trovare la conoscenza non è qui che devo
cercarla! Akademicos, così come tutti i sistemi governati e governanti
è giunto alla fine, una volta inglobati in tale sistema si
finisce per divenire un Arconte ai cancelli d’ingresso, si
cade nella trappola della grande illusione cosmica,
riflettente sogni di potere e gloria.”
I
cervelli di Akademicos scelgono, elaborano ed interpretano
in continuazione i dati e le idee contenuti nel database
diviso in sistemi di pensiero: storico, filosofico,
giuridico, medico, fisico e così via. Tutti i sistemi di
pensiero, e quindi tutto il sapere umano è raccolto
nell’immensa memoria virtuale dell’umanità.
In tal modo, e grazie ad una peculiare tecnica
combinatoria si creano civiltà basate sulla cultura e
quindi artefatte. La tecnica utilizzata benché mutuata dai
cervelli umani è processata da quelli elettronici,
potentissimi, che attingono al database, scelgono e
combinano i dati al fine di realizzare un programma ottimale
di formazione umana che dovrebbe confezionare la cosiddetta
società ‘progredita’.
In
origine Akademicos era genuinamente orientato da
intelligenze pure alla ricerca del vero e della conoscenza,
la sua orbita era armonica, in sintonia con l’armonia
delle sfere, il suo aspetto lucente e la musica sublime.
Oramai il suo scopo è mutato, e così il colore, la musica
e la luce. Lo sfruttamento economico della cultura è
prevalso, la stessa umanità è divenuta –così come un
copione sul banco del demiurgo di turno- un patrimonio
spendibile ad uso delle multi-transorbitali aziende che
forniscono programmi di civiltà durature per
Imprenditori-Governanti.
Scopo di Akademicos è formare il suddito.
Pensare
di entrarvi con mente pura orientata alla conoscenza e alla
verità è un’azione assurda oltre che pericolosa. Dal
diario si capisce che Isabel è arrivata a queste
conclusioni solo dopo aver osservato attentamente i filtri
ermeneutici usati dai demiurghi del sapere, i quali
manipolano simboli e immagini, selezionano e distorcono le
informazioni (ne evidenziavano alcune a scapito di altre),
propinano interpretazioni tendenziose. La mente nel perdere
l’abitudine a riflettere e meditare sulle cose diviene
passiva, esattamente come uno stupido computer con poca
memoria che non riflette sul senso dei dati che contiene,
accetta tutto senza porsi domande. La verità è che nuovi e
sempre più sofisticati cervelli elettronici stanno
soppiantando le facoltà intellettive umane atrofizzate e
anestetizzate da messaggi persuasori (sfacciati ed occulti)
insinuati dai capitalisti affamati di consumismo. Più si è
cercato di far assomigliare i computer alle menti umane e più
le menti umane sono divenute simili ai computer, ma con un
grado estremamente inferiore di capacità di memoria e
velocità nei processi di elaborazione.
In
Akademicos le maglie sono dunque gestite a tutti i livelli,
a seconda degli interessi dei manipolatori e dai fittizi
sapienti che nessuno osa più mettere in discussione.
Prima
della sua definitiva scomparsa Isabel si è ritirata per
otto anni nella dimensione di Shambala alla ricerca della
verità sull’origine e il fine della conoscenza. In una
pagine del diario scrive:
“Sono
riuscita ad accedere alla biblioteca virtuale dell’umanità
eludendo il controllo degli arconti.
Sono mesi oramai che lontana da tutto e da tutti
divoro avidamente l’insegnamento dei vegliardi antichi
della conoscenza per capire cosa sia l’anima. Concetto
fossile della civiltà coeva.
Mi appare piuttosto chiaro che nonostante i sistemi
linguistici siano diversi –alcuni estremamente più ricchi
di altri in tale contesto spirituale- i concetti esprimano
conoscenze comuni.
Non
ha nessun senso la teoria senza la pratica. Questo è
l’insegnamento impartito dai sapienti-asceti: pilastri
della conoscenza, fondatori di sistemi religiosi e
filosofici. I nostri filosofi contemporanei sembra vogliano
farci dimenticare l’importanza della pratica spirituale
profonda, quell’immergersi in sé per uscire da sé. Non
si accede alla conoscenza pura senza oltrepassare i limiti
della coscienza ordinaria: sono così felice di aver fatto
questa scoperta illuminante anche se so che pochi possono
capirne il senso.”
Isabel
trascriveva talvolta in questo diario alcune esperienze dei
fenomeni che le capitavano prima della sua definitiva
scomparsa:
“Il
troppo studiare m’impedisce il sonno, rilassare la mente
diventa difficile. Mi
capita talvolta che nella fase in cui scivolo nel sonno la
mia mente si opponga con forza a mi riporti in un sol balzo
alla veglia. O almeno ad una sorta di veglia che non è
proprio quella che intendiamo comunemente. Mi ritrovo in uno
stato di lucidità perfetta.
Forse potrebbe trattarsi di quello stato descritto in
alcuni testi antichi come ‘intermedio’. Esiste uno stato intermedio, di passaggio, tra il sonno e la
veglia, così come esiste uno stadio intermedio post-mortem:
quello antecedente ad una nuova rinascita.
Questa condizione è ben conosciuta nella pratica
yoga e ci si arriva solo dopo un allenamento rigoroso della
mente e controllo del respiro (prana) durante il passaggio
dalla veglia al sonno. Lo yoghin allenato diviene capace di
controllare lucidamente la dimensione in cui avvengono i
sogni.
Forse
questa spiegazione può aiutarmi a comprendere ciò che mi
sta capitando: un fenomeno che non ho ancora imparato a
controllare. Non
si possono affrontare esperienze di ‘uscite da sé ’
senza una preparazione adeguata: la paura di non riuscire a
riscuotersi traduce quello stato in un incubo terrificante.
L’ultima
esperienza è stata indimenticabile e trascrivo qui
l’evento non per paura di dimenticarlo ma per lasciare una
testimonianza nel caso non fossi più in grado di
comunicare. Pochi
sono riusciti a liberarsi della grande illusione cosmica e
quei pochi hanno lasciano testimonianze criptiche, non
vorrei che oltre un certo livello di conoscenza diventi
impossibile comunicare, almeno nel modo in cui siamo
abituati a farlo.
Improvvisamente
sono divenuta come una corrente energetica, era come se
tutto attorno a me fosse mosso, allontanato da
quest’energia centrifuga, gelida e potente come un vortice
di vento che allontana tutto ciò che lo circonda. La mia
mente osservava lucidissima questo accadere.
Avrei voluto poter controllare questo stato ma era
troppo …., ad una certo punto raggiunsi l’incredibile
sensazione di lievitare in alto a una distanza che non
saprei descrivere. Ad
un certo momento ho udito un suono, un ritmo che come mantra
si ripeteva costante, ipnotico, simile alla preghiera
dell’oracolo recitata nel monastero di Nechung in India.
Sono divenuta parte di quel suono/vibrazione, di quel
ritmo che faceva pensare all’essenza della vita,
dell’universo pulsante. Poi ho realizzato che ero io
stessa ad intonare quel suono con voce e respiro potenti.
Mi
sono quindi svegliata alla realtà ordinaria. Erano le ore
3,40 AM”.
Roberta
Moretti
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