Che
cosa dicono i terra terra ai senza terra sbarcati sulle
coste siciliane, e che cosa si sentono rispondere –
C’è un cattivo maestro che non vuole intrusi fra i
piedi – Affidiamoci dunque alla creatività, ma a che
cosa dovrà servire? A lasciare le cose come stanno o a
cambiare il mondo? – “Le stagioni non sono più quelle
di una volta”: storia di una battuta da ascensore non
priva di illustri precedenti
Questo
modo di congegnare la Fantastica da parte degli
extraterrestri E.T. Etiopi viene dopo
l’E.T.
della pietra
l’E.T.
del rame
l’E.T.
del bronzo
l’E.T.
del ferro.
È
la Fantastica dell’E.T. del loro, e loro, gli E.T.,
si possono incontrare ovunque, in campagna, al mare, in
montagna, in città. Ecco il ritratto di un E.T. ritratto
sotto le mura di porta D’Azeglio, sulla saracinesca
dell’edicola situata in piazza San Mamolo, a Bologna:
Ed
ecco un collo-qui-o-là tra T. (i terra terra, terrestri) e
gli E.T. (senza terra, extraterrestri) sbarcati a Marsala,
sulle coste della Sicilia, insieme ad altri Mille.
- Che cosa
volete?
-
Non vogliamo niente; vogliamo solo guardare.
- Non avete
assistenza da fare? - domandò una T. che aveva due persone
anziane da badare.
-
Guarda - disse come visse il più alto del gruppo E.T.
all’ometto che non ometto perché era venuto fuori da una
Panda che mangia i germogli delle canne in Cina,
parcheggiata dietro la siepe: - sono di Ca’ Tania. Vòi
che ci allontaniamo per parlare? - Ma quello non si mosse: -
Che cosa venite a fare qui? Non vi fidate? Che cosa dovete
guardare? Volete riscuotere subito?
-
Niente, volevamo solo incontrarvi.
Il
vento, intanto, riscuoteva la polvere sotto le piante dei
piedi e gli alberi dei pescherecci.
Dissero
gli E.T. dell’ometto: - Avete sentito cosa ci ha detto?
Questo è proprio un cattivo maestro e non può guidare un
gruppo.
Dissero
i T. degli E.T.: - Con questa gente non costruiremo stati e
non faremo nessuna fortuna. Fanno solo cose che hanno visto
fare e per questo immancabilmente finiranno per rubare.
Chiesi
ai ragazzi dell’ “Augusto Righi” che mi stavano
seguendo per le strade di Bologna: - Cosa significa, per
voi?
-
Di uomini creativi - disse uno – s’intende, va in cerca
anche questa società, per i suoi fini.
Dissi
loro: - Scrive candidamente il Cropley, nel suo libro La
creatività, che lo studio del pensiero divergente si
colloca nel quadro della “utilizzazione massima di tutte
le risorse intellettuali dei popoli”, ed è essenziale
“per mantenere le proprie posizioni nel mondo”.
-
Grazie tante! – mi ripresero due Grazie: - “cercansi
persone creative” perché il mondo resti com’è?
-
Nossignore - dissi: - sviluppiamo invece la creatività di
tutti, perché il mondo cambi.
Dissi
ai ragazzi, come avrebbe detto Gianni Rodari più Volponi
che Corporale: - E non nego che ce ne voglia una
buona dose anche oggi, di immaginazione, per vedere oltre la
scuola com’è, per figurarsi il crollo delle sue mura di
“riformatorio a ore”… Ma ce ne vuole anche per credere
che il mondo possa continuare e diventare più umano. È di
moda l'Apocalisse. Le classi che vedono tramontare il loro
dominio vivono questo tramonto in chiave di catastrofe
universale leggendo nelle carte ecologiche come nell'Anno
Mille gli astrologi leggevano nelle stelle. I T. sono
egocentrici. Lo aveva già capito benissimo Giacomo
Leopardi, pessimista dagli occhi aperti e dal cervello
sveglio, ricopiando e commentando nel suo Zibaldone, una
domenica del 1827, una lettera già antica ai suoi tempi. e
già dedicata alla lamentela che “le stagioni non sono più
quelle d’una volta”...
-
Sentite - dissi.
E
una Grazia lesse:
“Egli
è pur certo che l’ordine antico delle stagioni par che
vada pervertendosi. Qui in Italia è voce e querela comune
che i mezzi termini, i mezzi tempi, le mezze stagioni non vi
son più, e in questo smarrimento di confini, arrivano gli
E.T., sbarcano come C cloni sulle nostre coste...
Superato il bagnasciuga, la battigia, nonostante le
battuglie battigiane sistemate lungo la costa dalla
Bossi-Fini, non vi è dubbio che il freddo acquista terreno.
Io ho udito dire a mio padre che in sua gioventù a Roma, la
mattina di Pasqua di Resurrezione ognuno si rivestiva da
state. La ragione è chiara, cioè che il freddo lo noiava e
gli faceva sentire infinitamente meno ecc. ecco…”.
- Con un po’ di esercizio - dissi - è
possibile prendere lezioni di ottimismo anche da Giacomo
Leopardi.
E
può darsi che l’E.T. ritratto sulla saracinesca
dell’edicola di porta San Mamolo a Bologna sia stato
copiato da un quaderno di quinta. Le righe non sono proprio
quelle di un quaderno di quinta. Ma “tout se tient”,
come dicono i francesi.
-
Filippo Nibbi
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