FOGLIO LAPIS - OTTOBRE 2004

 
 

Il ricatto del terrorismo mediorientale di ispirazione islamista ha gettato un’ombra sull’inizio dell’anno scolastico - Due vite minacciate e la pretesa di bloccare la legge sul velo - La compattezza dell’opinione pubblica, compresa la folta componente musulmana ostile alla norma contestata, ha impedito che la delicata materia venisse affidata a strumenti così impropri -  Per l’applicazione della nuova disciplina è stato scelto un approccio morbido

 

 

Lo scorso due settembre è stato una data importante nell’attualità francese, e lo è stato per due ragioni strettamente intrecciate. Quel giorno dodici milioni di studenti riprendevano il loro posto nelle aule dei circa 70 mila istituti scolastici. E quel giorno entrava in vigore la legge del 15 marzo, che in nome del carattere storicamente laico della scuola pubblica vieta l’ostentazione in aula di segni e simboli religiosi. Più nota come legge sul velo, poiché l’elemento statistico che l’ha determinata è la presenza nella società francese, e dunque nella scuola, di una folta minoranza islamica che impone o consiglia alle sue donne di coprirsi il capo in pubblico, la norma riguarda in realtà i segni e i simboli di tutte le religioni, vietandoli imparzialmente tutti. Non si può portare a scuola la kippah ebraica, e nemmeno una “croce di dimensioni manifestamente eccessive”. Nulla, insomma, che travalichi il privato e si faccia pubblica dichiarazione di appartenenza.

Si può pensare quel che si vuole di questa legge, che non a caso è stata approvata in Francia dopo un accesissimo dibattito, ma non certo che una normativa riferita alla scuola pubblica possa dipendere da altri che dagli organi previsti dalle procedure democratiche nazionali. Di questo è assolutamente convinta l’opinione pubblica francese: e infatti se la legge sul velo l’aveva profondamente divisa, con una minoranza non soltanto di fede musulmana risolutamente contraria, la pretesa di imporre una diversa disciplina della materia dall’esterno, impiegando le armi del terrore e del ricatto, l’ha saldamente riunita. È accaduto che in Irak due giornalisti francesi, Christian Chesnot e Georges Malbrunot, sono stati rapiti, mostrati in un video nella loro mortificante condizione di prigionieri, e la loro sopravvivenza subordinata, appunto, all’affossamento della norma che impedisce alle ragazze musulmane di andare a scuola con capo coperto.

I terroristi di Baghdad contavano con questa impresa di approfondire il solco che l’iter di formazione della legge sull’ostentazione dei simboli religiosi aveva scavato nell’opinione francese. Speravano di introdurre nel paese europeo con più folta presenza islamica il germe dello scontro di civiltà: ma hanno sbagliato i loro conti. Facendo balenare nel buio della sconvolgente attualità internazionale un promettente spiraglio di luce, le organizzazioni rappresentative dell’Islam di Francia hanno fatto sapere al mondo che si può essere buoni musulmani e buoni francesi. Una lezione che va ben oltre i confini dell’Esagono: dunque si può essere buoni musulmani e buoni europei. I francesi di fede islamica hanno detto forte e chiaro che a loro avviso la legge sul velo è sbagliata ma è pur sempre una legge dello stato nel quale si riconoscono come cittadini, e non tocca certo a terroristi stranieri il compito di interferire in una materia che è soltanto nazionale e tale deve restare. Parallelamente, i musulmani di Francia hanno unito i loro sforzi a quelli del governo di Parigi per ottenere il rilascio dei due giornalisti prigionieri.

Indipendentemente dal merito, dal giudizio cioè sull’opportunità o meno della norma entrata in vigore con la ripresa scolastica, questa vicenda rappresenta una vistosa sconfitta sia dei terroristi, sia di quei propagatori di veleni che identificano senz’altro l’Islam con la violenza armata e nello spirito di una inconfessata nostalgia crociata vorrebbero gestire a cannonate l’emergenza delle immigrazioni fuori controllo. Naturalmente a Parigi e dintorni si è temuto, sotto quella tremenda spada di Damocle, che qualcuno potesse progettare di pescar nel torbido, e che i primi giorni di scuola potessero dare adito a incidenti. Non è accaduto nulla: molte ragazze si sono presentate col velo ma a richiesta degli insegnanti o dei capi d’istituto, a volte su preghiera degli stessi compagni, lo hanno tolto e riposto nello zaino, sia pure protestando la propria personale contrarietà. Due settimane più tardi il ministro dell’educazione nazionale François Fillon ha potuto tracciare un bilancio confortante: soltanto un centinaio i casi di ragazze che hanno rifiutato di adeguarsi alla legge.

Per loro, del resto, non scatteranno misure repressive. Prima di tutto si cercherà di proseguire con l’opera di persuasione, presso le interessate e le loro famiglie. Poi, se questi tentativi non produrranno risultati, le allieve ribelli potranno essere espulse dalle rispettive scuole ma iscritte gratuitamente al Cned (Centro nazionale d’insegnamento a distanza). Ma si spera di ridurre al minimo questo estremo ripiego: noi vogliamo conservare a scuola tutti gli studenti, compresi quelli che si trovano in contraddizione con la legge, fanno sapere al ministero dell’educazione nazionale. Non a caso alcune decine di ragazze, che avevano deciso di aggirare la legge iscrivendosi senz’altro al Cned, sono state rifiutate e rinviate alla scuola ordinaria: l’insegnamento a distanza sarà l’ultima spiaggia, dopo l’eventuale fallimento dei tentativi di integrazione. Per chi proprio non se la sente di accettare la norma, c’è anche la possibilità di ricorrere alla scuola privata. Ce ne sono molte di ispirazione musulmana, in tutta la Francia, al riparo dal divieto del velo che ovviamente si limita alle scuole pubbliche. Proprio questo due settembre è stata inaugurata a Lilla, nel nord della Francia, una scuola islamica femminile, affollata fin dal primo giorno di ragazze felicemente velate, e del tutto in regola con la legge.

 

                                             a.v.
                                         

                                                                                                 

 

 
 

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