FOGLIO LAPIS - OTTOBRE 2003

 
 

La scuola elementare di questo piccolo comune della montagna romagnola rischiava la chiusura per carenza di bambini quando arrivarono i piccoli stranieri, presto integrati dopo le diffidenze iniziali – Dalle difficoltà di inserimento, soprattutto linguistiche, all’elaborazione di progetti ispirati al carattere interculturale delle classi - Ma quest’anno è partito un nuovo ciclo tutto italiano

 

A Premilcuore, un angolo di paradiso tra le montagne dell’Appennino romagnolo, è ricominciata la scuola e bambini di tutto il mondo si ritrovano a vivere insieme molte ore della giornata. Come sia stato possibile questa specie di miracolo ce lo racconta il maestro Maurizio Boscherini, che insegna alla locale scuola elementare.

Tutto cominciò nel 2000, quando il Sindaco, preoccupato per la forte carenza di bambini in paese, stipulò un accordo con l’organizzazione umanitaria “Madonnina del Grappa”, che si occupa di orfani e di famiglie di profughi. Questa organizzazione ha una sede a Galeata, a pochi chilometri da Premilcuore, e così il Sindaco mise a disposizione la palazzina della forestale per ospitare alcune famiglie di profughi: i loro figli avrebbero ridato vita alla scuola che stava morendo. Arrivarono prima famiglie russe, poi albanesi e kossovare. In seguito si stabilirono in paese gruppi di macedoni, marocchini, rumeni. Le donne straniere lavorano in due case di riposo per anziani e nell’ex ospedale, trasformato in una struttura per malati di mente. Gli uomini invece hanno trovato lavoro nelle aziende agricole, oppure fanno i muratori o i boscaioli. Uno di loro, un macedone, fa il piastrellista in un’azienda bolognese.  

I bambini della scuola di Premilcuore
Il cassonetto come supporto pittorico

All’inizio, ricorda il maestro Boscherini, i bambini facevano fatica ad accettare i nuovi arrivati e c’era anche una specie di diffidenza fisica, per esempio esitavano a darsi la mano quando si allineavano in fila. Ma dopo poco hanno cominciato ad amalgamarsi, al punto che oggi è difficile distinguerli. Oggi la scuola è frequentata da una quarantina di bambini, dei quali la metà stranieri. Fra i genitori immigrati, quelli che s’interessano di più della vita scolastica dei figli sono i rumeni, seguono i russi e gli albanesi. I marocchini tendono a disinteressarsene, ancor più i rom provenienti dal Kossovo.

La cosa interessante è che i piccoli italiani e stranieri di Premilcuore si frequentano anche fuori della scuola. E lo farebbero anche di più, non fosse il fatto che gli italiani sono oberati di impegni extrascolastici, dalla piscina alla musica al catechismo, mentre gli stranieri sono più liberi, e come scrivono nei temi passano il tempo libero raccogliendo noci o allevando animali. In fondo si divertono di più.

Sul piano didattico le difficoltà iniziali sono notevoli, generalmente i piccoli stranieri quando iniziano la scuola non parlano italiano, e gli insegnanti devono arrangiarsi a gesti e con l’aiuto di vocabolari nelle lingue degli ospiti. L’insegnamento della religione è affidato a un’insegnante che cerca di impostarlo su un’ottica ecumenica. Naturalmente il carattere interculturale della scuola ha stimolato comportamenti, idee e progetti specifici. Per esempio il maestro Boscherini ha affisso in aula un calendario in cui sono riportate anche le feste religiose di altre fedi. Gli alunni stranieri hanno partecipato con i loro compagni italiani, e con lo stesso entusiasmo, a una commedia musicale che il maestro ha tratto da Pinocchio. La burocrazia scolastica è a volte un ostacolo: quando si è fatta una festa invitando le famiglie a portare i piatti delle rispettive tradizioni gastronomiche, la si è dovuta organizzare fuori dell’orario scolastico, perché altrimenti si sarebbe dovuto servire soltanto il cibo preparato dalla cuoca della scuola.  

Un'alunna marocchina impara a fare la sfoglia

Un problema di non facile soluzione, che gli abitanti di Premilcuore sentono molto, è rappresentato dal fatto che gli insegnanti della scuola vengono quasi tutti da fuori, sono in pratica gente di passaggio, non radicati nel territorio. Poiché generalmente non amano le scomodità, per esempio dover viaggiare d’inverno con la neve, spesso chiedono di essere assegnati altrove, e il loro posto è assegnato a personale non di ruolo.

Quest’anno c’è una grossa novità a Premilcuore. Per la prima volta da chissà quanti anni una maestra nativa del luogo, Stefania Michelacci, che proprio a questo scopo ha chiesto e ottenuto il trasferimento, si prenderà cura della prima classe e  l’accompagnerà per l’intero ciclo primario. C’è grande soddisfazione per questo, in paese. Su Il Ponte Nuovo, periodico della pro loco, Riccardo Rinieri saluta con calore il ritorno della tradizione: “sembra di essere tornati ai vecchi tempi quando la maestra la si poteva incontrare anche a fare la spesa o alla Messa”. Altra novità, relativamente a questi ultimi anni: i dieci bambini che formano questa classe sono tutti del luogo. È infatti mancato, per la prima di quest’anno, l’apporto dei piccoli stranieri. La cosa è vista con favore da molti genitori, preoccupati che la presenza dei figli degli immigrati rallenti e ostacoli l’attività didattica. In realtà è un vero peccato non potere arricchire anche questo ciclo con il contributo, problematico ma vivificante e sprovincializzante, dell’istruzione interculturale.

                                              Marilena Farruggia Venturi
                                                   (Presidente della Lapis)

                                                                      

 

 

 

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