La
scuola elementare di questo piccolo comune della montagna
romagnola rischiava la chiusura per carenza di bambini
quando arrivarono i piccoli stranieri, presto integrati
dopo le diffidenze iniziali – Dalle difficoltà di
inserimento, soprattutto linguistiche, all’elaborazione
di progetti ispirati al carattere interculturale delle
classi - Ma quest’anno è partito un nuovo ciclo tutto
italiano
A Premilcuore, un
angolo di paradiso tra le montagne dell’Appennino
romagnolo, è ricominciata la scuola e bambini di tutto il
mondo si ritrovano a vivere insieme molte ore della
giornata. Come sia stato possibile questa specie di miracolo
ce lo racconta il maestro Maurizio Boscherini, che insegna
alla locale scuola elementare.
Tutto cominciò
nel 2000, quando il Sindaco, preoccupato per la forte
carenza di bambini in paese, stipulò un accordo con
l’organizzazione umanitaria “Madonnina del Grappa”,
che si occupa di orfani e di famiglie di profughi. Questa
organizzazione ha una sede a Galeata, a pochi chilometri da
Premilcuore, e così il Sindaco mise a disposizione la
palazzina della forestale per ospitare alcune famiglie di
profughi: i loro figli avrebbero ridato vita alla scuola che
stava morendo. Arrivarono prima famiglie russe, poi albanesi
e kossovare. In seguito si stabilirono in paese gruppi di
macedoni, marocchini, rumeni. Le donne straniere lavorano in
due case di riposo per anziani e nell’ex ospedale,
trasformato in una struttura per malati di mente. Gli uomini
invece hanno trovato lavoro nelle aziende agricole, oppure
fanno i muratori o i boscaioli. Uno di loro, un macedone, fa
il piastrellista in un’azienda bolognese.
- I bambini della scuola di
Premilcuore
- Il cassonetto come supporto
pittorico
All’inizio,
ricorda il maestro Boscherini, i bambini facevano fatica ad
accettare i nuovi arrivati e c’era anche una specie di
diffidenza fisica, per esempio esitavano a darsi la mano
quando si allineavano in fila. Ma dopo poco hanno cominciato
ad amalgamarsi, al punto che oggi è difficile distinguerli.
Oggi la scuola è frequentata da una quarantina di bambini,
dei quali la metà stranieri. Fra i genitori immigrati,
quelli che s’interessano di più della vita scolastica dei
figli sono i rumeni, seguono i russi e gli albanesi. I
marocchini tendono a disinteressarsene, ancor più i rom
provenienti dal Kossovo.
La cosa
interessante è che i piccoli italiani e stranieri di
Premilcuore si frequentano anche fuori della scuola. E lo
farebbero anche di più, non fosse il fatto che gli italiani
sono oberati di impegni extrascolastici, dalla piscina alla
musica al catechismo, mentre gli stranieri sono più liberi,
e come scrivono nei temi passano il tempo libero
raccogliendo noci o allevando animali. In fondo si divertono
di più.
Sul piano
didattico le difficoltà iniziali sono notevoli,
generalmente i piccoli stranieri quando iniziano la scuola
non parlano italiano, e gli insegnanti devono arrangiarsi a
gesti e con l’aiuto di vocabolari nelle lingue degli
ospiti. L’insegnamento della religione è affidato a
un’insegnante che cerca di impostarlo su un’ottica
ecumenica. Naturalmente il carattere interculturale della
scuola ha stimolato comportamenti, idee e progetti
specifici. Per esempio il maestro Boscherini ha affisso in
aula un calendario in cui sono riportate anche le feste
religiose di altre fedi. Gli alunni stranieri hanno
partecipato con i loro compagni italiani, e con lo stesso
entusiasmo, a una commedia musicale che il maestro ha tratto
da Pinocchio. La burocrazia scolastica è a volte un
ostacolo: quando si è fatta una festa invitando le famiglie
a portare i piatti delle rispettive tradizioni
gastronomiche, la si è dovuta organizzare fuori
dell’orario scolastico, perché altrimenti si sarebbe
dovuto servire soltanto il cibo preparato dalla cuoca della
scuola.
Un'alunna
marocchina impara a fare la sfoglia
Un problema di
non facile soluzione, che gli abitanti di Premilcuore
sentono molto, è rappresentato dal fatto che gli insegnanti
della scuola vengono quasi tutti da fuori, sono in pratica
gente di passaggio, non radicati nel territorio. Poiché
generalmente non amano le scomodità, per esempio dover
viaggiare d’inverno con la neve, spesso chiedono di essere
assegnati altrove, e il loro posto è assegnato a personale
non di ruolo.
Quest’anno c’è
una grossa novità a Premilcuore. Per la prima volta da
chissà quanti anni una maestra nativa del luogo, Stefania
Michelacci, che proprio a questo scopo ha chiesto e ottenuto
il trasferimento, si prenderà cura della prima classe e
l’accompagnerà per l’intero ciclo primario. C’è
grande soddisfazione per questo, in paese. Su Il Ponte
Nuovo, periodico della pro loco, Riccardo Rinieri saluta
con calore il ritorno della tradizione: “sembra di essere
tornati ai vecchi tempi quando la maestra la si poteva
incontrare anche a fare la spesa o alla Messa”. Altra
novità, relativamente a questi ultimi anni: i dieci bambini
che formano questa classe sono tutti del luogo. È infatti
mancato, per la prima di quest’anno, l’apporto dei
piccoli stranieri. La cosa è vista con favore da molti
genitori, preoccupati che la presenza dei figli degli
immigrati rallenti e ostacoli l’attività didattica. In
realtà è un vero peccato non potere arricchire anche
questo ciclo con il contributo, problematico ma vivificante
e sprovincializzante, dell’istruzione interculturale.
-
Marilena
Farruggia Venturi
-
(Presidente della
Lapis)
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