FOGLIO LAPIS - OTTOBRE 2003

 
 

Un’iniziativa maturata sui banchi delle elementari fra le montagne del Bolognese – Con l’aiuto del loro insegnante, e di un geometra ex allievo dello stesso istituto, i ragazzi hanno progettato il ponte di San Cristoforo, un’opera destinata a risolvere un problema di comunicazioni assai sentito nella zona – Loro ispiratore il maestro Gianni Serantini, teorico e animatore di quella che si potrebbe definire una pedagogia della scuola protagonista nella società

 

Il bambino è il “vero centro di produzione primaria di energia vitale per la società”. Così Gianni Serantini, maestro elementare a Lagaro, una frazione del comune di Castiglione dei Pepoli sull’Appennino bolognese, nel volume Quis ut Deus? nel quale illustra la concezione pedagogica emersa dalla sua esperienza professionale. Una concezione innovativa e per molti aspetti provocatoria. A un bambino che viene qualificato in quei termini, infatti, sarebbe limitativo far corrispondere una scuola concepita come semplice servizio. Ci vuole ben altro, dice Serantini: la scuola deve funzionare come un “rinforzo energetico vitale per la società”. In tempi di riforme del sistema educativo che si rincorrono e si contrappongono, il maestro di Lagaro rovescia la prospettiva e sostiene che deve essere la scuola a rinnovare la società. Insomma scuola attiva, alunni protagonisti e non più soltanto passivi recettori di nozioni e modelli di comportamento.

Prima di insegnare a Lagaro, l’insegnante ebbe in cura la pluriclasse di Spianamento, una località che si trova accanto all’imbocco nord della grande galleria ferroviaria transappeninica lungo la Direttissima Bologna-Firenze, nata con questa costruzione e abitata prima dai lavoratori del cantiere, poi dai ferrovieri addetti alla manutenzione. Pare di capire che in quel contesto così peculiare la proiezione sociale della piccola scuola fu per così dire connaturata alle condizioni umane e ambientali: i bambini erano tutti figli di ferrovieri, le loro famiglie condividevano gli stessi problemi, avevano le stesse priorità. Così nacque in quegli anni, e fu presentato nel 1993, il progetto del ponte di San Cristoforo. Si trattava di semplificare il collegamento stradale fra il territorio a occidente della ferrovia, che si trova nel comune di Castiglione dei Pepoli, e quello a oriente che fa capo a San Benedetto Val di Sambro, compresa la stazione ferroviaria che porta questo nome. Settanta anni or sono la parte superficiale della Direttissima tagliò drasticamente queste terre, sicché attualmente quel collegamento è lungo e dispersivo. Bisogna risalire per parecchi chilometri verso nord prima di trovare un cavalcavia che supera la linea ferroviaria, e quindi piegare a destra di 180 gradi per risalire verso San Benedetto o riguadagnare la stazione.

La soluzione è persino ovvia e nemmeno di difficile realizzazione, un geometra che proprio in quella scuola ha fatto le elementari non ha difficoltà a tradurre in progetto l’idea collettiva della classe: un ponte all’altezza di Spianamento, una sola arcata di poche decine di metri che scavalca la ferrovia e permette di raggiungere immediatamente la stazione. Oggi quel tragitto si può fare soltanto a piedi, attraverso un sottopassaggio. Presentando la loro idea, i piccoli ne sottolineano i vantaggi: meno strada da fare, meno inquinamento ambientale, meno spreco di risorse, più sicurezza e più celerità dei soccorsi in caso di incidenti o calamità. Inserito in un piano più vasto che prevede la realizzazione di un Centro internazionale delle ferrovie, il progetto viene presentato, diffuso e illustrato, la stampa locale ne parla, dalle autorità arrivano tante belle parole e l’impegno a prenderlo in considerazione. Ma si avverte, forse anche per prendere tempo, che va coordinato con altre prospettive di sviluppo del tracciato ferroviario, come per esempio il raddoppio della linea attuale a due binari.  

Un disegno degli alunni di Lagaro per il concorso "A scuola fra i castelli"

Intanto la pluriclasse di Spianamento viene chiusa e il maestro Serantini trasferisce nella sua nuova sede, il vicinissimo istituto elementare di Lagaro, la sua idea di scuola impegnata nella società. I campi d’intervento sono i più disparati. Ecco i bambini di Lagaro mobilitati perché si aiutino finanziariamente le ragazze madri in difficoltà, eccoli alle prese con un problema certo più modesto ma non meno sentito: c’è in paese la consuetudine di far cuocere dal fornaio i dolcetti preparati a casa, ma la disciplina sulle ricevute fiscali impedisce, di fatto, il rispetto della tradizione. Via dunque l’odiato scontrino, si vuole forse che non ci sia alternativa alle merendine industriali?

In particolare gli scolari di Lagaro riprendono il progetto di quelli di Spianamento, ornai cresciuti. Lo fanno proprio, raccolgono firme fra i cittadini, portano l’idea a Bologna nella sede della regione Emilia-Romagna, la spediscono a Roma alla direzione generale delle ferrovie, la illustrano con disegni e spettacoli ogni anno, il 5 dicembre, quando si celebra la festa di Santa Barbara patrona non soltanto degli artiglieri, ma anche dei minatori e quindi degli operai e dei tecnici che settanta anni or sono costruirono la galleria lungo la Direttissima. La loro tenacia e il loro entusiasmo hanno coinvolto gli abitanti della zona, per ora non hanno smosso i politici e i burocrati. Ma c’è da scommetterci, alla fine ce la faranno.

 

 

                                                                                a.v.

 

 

 

 

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