Un’iniziativa
maturata sui banchi delle elementari fra le montagne del
Bolognese – Con l’aiuto del loro insegnante, e di un
geometra ex allievo dello stesso istituto, i ragazzi hanno
progettato il ponte di San Cristoforo, un’opera
destinata a risolvere un problema di comunicazioni assai
sentito nella zona – Loro ispiratore il maestro Gianni
Serantini, teorico e animatore di quella che si potrebbe
definire una pedagogia della scuola protagonista nella
società
Il bambino è il
“vero centro di produzione primaria di energia vitale per
la società”. Così Gianni Serantini, maestro elementare a
Lagaro, una frazione del comune di Castiglione dei Pepoli
sull’Appennino bolognese, nel volume Quis ut Deus?
nel quale illustra la concezione pedagogica emersa dalla sua
esperienza professionale. Una concezione innovativa e per
molti aspetti provocatoria. A un bambino che viene
qualificato in quei termini, infatti, sarebbe limitativo far
corrispondere una scuola concepita come semplice servizio.
Ci vuole ben altro, dice Serantini: la scuola deve
funzionare come un “rinforzo energetico vitale per la
società”. In tempi di riforme del sistema educativo che
si rincorrono e si contrappongono, il maestro di Lagaro
rovescia la prospettiva e sostiene che deve essere la scuola
a rinnovare la società. Insomma scuola attiva, alunni
protagonisti e non più soltanto passivi recettori di
nozioni e modelli di comportamento.
Prima di
insegnare a Lagaro, l’insegnante ebbe in cura la
pluriclasse di Spianamento, una località che si trova
accanto all’imbocco nord della grande galleria ferroviaria
transappeninica lungo la Direttissima Bologna-Firenze, nata
con questa costruzione e abitata prima dai lavoratori del
cantiere, poi dai ferrovieri addetti alla manutenzione. Pare
di capire che in quel contesto così peculiare la proiezione
sociale della piccola scuola fu per così dire connaturata
alle condizioni umane e ambientali: i bambini erano tutti
figli di ferrovieri, le loro famiglie condividevano gli
stessi problemi, avevano le stesse priorità. Così nacque
in quegli anni, e fu presentato nel 1993, il progetto del
ponte di San Cristoforo. Si trattava di semplificare il
collegamento stradale fra il territorio a occidente della
ferrovia, che si trova nel comune di Castiglione dei Pepoli,
e quello a oriente che fa capo a San Benedetto Val di Sambro,
compresa la stazione ferroviaria che porta questo nome.
Settanta anni or sono la parte superficiale della
Direttissima tagliò drasticamente queste terre, sicché
attualmente quel collegamento è lungo e dispersivo. Bisogna
risalire per parecchi chilometri verso nord prima di trovare
un cavalcavia che supera la linea ferroviaria, e quindi
piegare a destra di 180 gradi per risalire verso San
Benedetto o riguadagnare la stazione.
La soluzione è
persino ovvia e nemmeno di difficile realizzazione, un
geometra che proprio in quella scuola ha fatto le elementari
non ha difficoltà a tradurre in progetto l’idea
collettiva della classe: un ponte all’altezza di
Spianamento, una sola arcata di poche decine di metri che
scavalca la ferrovia e permette di raggiungere
immediatamente la stazione. Oggi quel tragitto si può fare
soltanto a piedi, attraverso un sottopassaggio. Presentando
la loro idea, i piccoli ne sottolineano i vantaggi: meno
strada da fare, meno inquinamento ambientale, meno spreco di
risorse, più sicurezza e più celerità dei soccorsi in
caso di incidenti o calamità. Inserito in un piano più
vasto che prevede la realizzazione di un Centro
internazionale delle ferrovie, il progetto viene presentato,
diffuso e illustrato, la stampa locale ne parla, dalle
autorità arrivano tante belle parole e l’impegno a
prenderlo in considerazione. Ma si avverte, forse anche per
prendere tempo, che va coordinato con altre prospettive di
sviluppo del tracciato ferroviario, come per esempio il
raddoppio della linea attuale a due binari.
Un
disegno degli alunni di Lagaro per il concorso "A
scuola fra i castelli"
Intanto la
pluriclasse di Spianamento viene chiusa e il maestro
Serantini trasferisce nella sua nuova sede, il vicinissimo
istituto elementare di Lagaro, la sua idea di scuola
impegnata nella società. I campi d’intervento sono i più
disparati. Ecco i bambini di Lagaro mobilitati perché si
aiutino finanziariamente le ragazze madri in difficoltà,
eccoli alle prese con un problema certo più modesto ma non
meno sentito: c’è in paese la consuetudine di far cuocere
dal fornaio i dolcetti preparati a casa, ma la disciplina
sulle ricevute fiscali impedisce, di fatto, il rispetto
della tradizione. Via dunque l’odiato scontrino, si vuole
forse che non ci sia alternativa alle merendine industriali?
In particolare
gli scolari di Lagaro riprendono il progetto di quelli di
Spianamento, ornai cresciuti. Lo fanno proprio, raccolgono
firme fra i cittadini, portano l’idea a Bologna nella sede
della regione Emilia-Romagna, la spediscono a Roma alla
direzione generale delle ferrovie, la illustrano con disegni
e spettacoli ogni anno, il 5 dicembre, quando si celebra la
festa di Santa Barbara patrona non soltanto degli
artiglieri, ma anche dei minatori e quindi degli operai e
dei tecnici che settanta anni or sono costruirono la
galleria lungo la Direttissima. La loro tenacia e il loro
entusiasmo hanno coinvolto gli abitanti della zona, per ora
non hanno smosso i politici e i burocrati. Ma c’è da
scommetterci, alla fine ce la faranno.
a.v.
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