Un
aspetto a volte trascurato nell’organizzazione educativa
riguarda una corretta alimentazione, capitolo
eminentemente pratico dell’educazione alimentare -
L’esperienza della nostra collaboratrice: c’era
qualcosa che non andava nell’aspetto di sua figlia,
così ha pensato di fare una capatina nella cucina della
scuola… - Il problema del controllo, doveroso per
dirigenti e genitori, riguarda ovviamente anche le imprese
che forniscono agli istituti pasti pronti
Fin dal primo
casuale e felice incontro con la LAPIS ne ho condiviso
obiettivi e
contenuti decidendo di offrire, se ritenuto utile, il mio
contributo, anche se piccolissimo, soprattutto per allargare
il dialogo con chi ha a cuore la formazione degli individui che compongono la società.
La famiglia, la
scuola e la società stessa sono unite nell’impegno di
offrire ad ogni bambino che nasce le migliori protezioni, le
migliori guide, le migliori strutture, le migliori leggi, la
migliore istruzione, il migliore ambiente, il migliore
governo ........la migliore alimentazione.
Come genitore mi
inserisco nei programmi della LAPIS per parlare di migliore
alimentazione e non a caso l’ho messa in coda nell’elenco. L’ho fatto
nella speranza di attirare l’attenzione considerando che
si dice che solo la prima e l’ultima parola di un elenco
rimangono nella memoria. Non ritengo sia più importante
delle altre, anzi ritengo che tutte
le voci e molte
altre ancora concorrono in egual misura a
testimoniare che un paese è in grado di offrire
ai suoi abitanti un buon livello di vita civile e
sociale.
Nella veste di
genitore non intendo sostituirmi agli esperti
nutrizionisti, specialisti e dietologi ai quali potremmo
chiedere prescrizioni e tabelle
riguardanti il fabbisogno
di calorie , di classificazione degli alimenti, di
alimenti vietati ,concessi e suggeriti, di combinazioni
alimentari, di intolleranze ecc...adatte ad ogni fascia di
età al neonato al bambino, all’adolescente, all’adulto
e all’anziano. Il mio intento è piuttosto di invitare
“gli esperti” a fare sentire
la loro voce, invitare altri genitori e insegnanti a
segnalare esperienze e pareri sull’argomento.
Il mio interesse
al cibo credo risalga alla mia
infanzia, anzi dovrei dire il mio disinteresse dal
momento che, pur avendo una mamma cuoca
che cucinava con successo per i clienti non riusciva
a stimolare il mio appetito. Fu solo con un intelligente e
fantasioso lavoro che mi coinvolse pian piano nella
preparazione dei pasti per la famiglia, nella coltivazione
di alcuni ortaggi e erbe aromatiche sul terrazzo
indirizzandomi con sapiente e amorevole guida
verso i cibi sani e genuini e semplici. Ad ogni
“imposizione” mi forniva una spiegazione. Devi mangiare
questo perché.... Questo fa bene perché....
Questi insegnamenti mi furono molto utili quando
anch’io divenni mamma. Cercai di aggiornarmi su alcuni
metodi di cottura più salutari , come la cottura senza
grassi aggiunti, cottura
a vapore interessandomi,
ascoltando e leggendo tutto sull’argomento alimentazione.
Nel
1977, durante una riunione
di genitori e insegnanti della scuola frequentata da mia
figlia che si proponeva
di verificare se il materiale plastico delle stoviglie
utilizzate per servire i pasti
fosse privo di ogni sospetto, era il momento in cui
alcune plastiche erano considerate cancerogene, colsi
l’occasione per segnalare che avevo notato da qualche
tempo una patina bianca sulla lingua di mia figlia. Quella
caratteristica patina che indica una digestione difficile è
a volte accompagnata anche dall’alito pesante, non era
presente negli altri miei figli e questo mi aveva fatto
pensare che fosse dovuto a qualcosa che la bimba mangiava a
scuola. Anche
altri genitori confermarono la mia segnalazione. Decidemmo
in quella stessa riunione di formare un Comitato di
controllo della mensa che era preparata nella cucina
all’interno della scuola. Naturalmente io mi candidai. Ero
già molto presente nell’ambiente scolastico, perché mi
ero offerta
volontariamente di aiutare nell’ora dei pasti i ragazzi
portatori di handicap, poi mi piaceva collaborare nella
preparazione delle feste, insegnavo ai bambini e alle
maestre a fare i fiori di carta, per il carnevale, per la
festa della mamma, e per il saggio di fine anno.
Quel
nuovo compito di controllo mensa si concluse bene e
inaspettatamente in fretta. Il primo giorno che in tre
genitori entrammo in cucina, nonostante il disappunto della
monumentale cuoca, osservammo e rilevammo che sulla fonte di
calore stava soffriggendo un bel quantitativo di verdure
tritate, le consuete usate come base per il ragù cioè
sedano carota e cipolla, e intanto guardavamo le provviste
negli scaffali, nel frigorifero, il tempo passava e quelle
verdure continuavano a soffriggere. Chiesi alla cuoca quanto
tempo restavano a soffriggere. Lei gentilmente rispose:
finché non arriva la carne macinata che sarà aggiunta per
proseguire la cottura. E quando arriva? Quando il macellaio
la consegna. Decidemmo di aspettare, intanto quelle verdure
continuavano a soffriggere nell’olio. La cosa mi parve un
po’ strana. Io da tempo non usavo più quel sistema
considerato indigesto. Finalmente dopo una lunga attesa
arrivò il macellaio con
la carne macinata
per il ragù. Appena aperto il grosso involucro si
sprigionò un forte ed inconfondibile cattivo odore di fumo
e tabacco. Ne era impregnata la carta e anche la carne…
Nei successivi sopralluoghi nel negozio del macellaio
capimmo il perché. Il fornitore manipolava la carne tenendo
la sigaretta costantemente a portata di mano ed entrava
anche nella cella frigorifera in sua compagnia, per questo,
giorno dopo giorno, in quel negozio tutto era affumicato.
Il soffritto
prolungato e l’affumicatura non passarono all’esame e per
rimediare la bocciatura si doveva cambiare fornitore e
metodo di cottura. Le cose si risolsero facilmente. Il
macellaio andò in pensione e chiuse il negozio.
L’opulenta cuoca accusò vari disturbi, dovette mettersi a
dieta controllata ed accettò di buon grado il cambiamento.
I bambini quasi non se ne accorsero, ma la patina bianca
sulla loro lingua sparì e la cuoca perse 15 chili.
Ho
raccontato questo episodio per sottolineare la necessità di
controllare il cibo che i nostri ragazzi consumano fuori
casa ed anche in famiglia, anche se apparentemente non
provocano indigestioni o intossicazioni eclatanti, ci
potrebbe essere qualche errore nella scelta degli alimenti,
nella qualità, nel metodo di cottura, nella scarsa igiene
che potrebbe causare danni a lungo termine che il controllo
avrebbe potuto prevenire.
E’
proprio di prevenzione che vi vorrei parlare in un
prossimo incontro. La parola prevenzione entra sempre
più frequentemente nella nostra vita. Ragionevolmente siamo
tutti d’accordo che prevenire il male è meglio che
doverlo curare. E’ invece
nella natura dell’uomo provocare danni, poi, a
volte troppo tardi, cercare di rimediare. Continuando questo
dialogo e trattando capillarmente questo argomento dovrò
ricorrere a regole e consigli, senza mai arrivare a
comandamenti e divieti ferrei. Il dovere alimentare il
nostro corpo dovrà diventare il piacere di alimentarlo
bene. Dovremo trasmettere ai nostri ragazzi questo piacere
affinché imparino a volersi bene scegliendo
consapevolmente ciò che è piacevolmente utile per
la loro crescita fisica e intellettuale. Dedicheremo un
po’ più di tempo a fornire ragioni e motivi
per giustificare certi accorgimenti, cercheremo di
interessare i ragazzi alla
costruzione intelligente del loro organismo scegliendo
insieme i materiali più idonei affinché il corpo sia pronto
e forte per respingere e vincere
gli attacchi delle malattie. Questo impegno sarà
rivolto contemporaneamente controllando i pasti consumati
alla mensa scolastica e ai pasti in famiglia. Sarà importante prendere visione del
menù settimanale o mensile stabilito a scuola per
integrarlo poi a casa. Le mense scolastiche devono avere
precisi requisiti. Cercheremo di scoprirli con
sondaggi e controllando se contemplano il rispetto e
l’osservanza delle abitudini ed esigenze degli immigrati
appartenenti a religioni diverse. Il campo è ampio. C’è
spazio per opinioni, esperienze, suggerimenti. Tutto quello
che verrà fatto e segnalato sarà utile per aggiungere
conoscenza e
perseguire l’obiettivo
di un tangibile miglioramento.
Graziella Cupidi
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