Tempo
di poesia e di “paesia” – Come un pesce si trasforma
in gatto e mangia se stesso - Che c’è di meglio di un
girotondo per asciugarsi dopo un bagno di folla? – Può
non venire la rima, può non venire la Roma – Può darsi
che il girotondista più piccino finisca con il prendere
il volo, dopo che la forza centrifuga lo ha trasformato in
piccione – Il piacere di poter girare anche
all’incontrario, cosa che la Terra non può permettersi:
ma il Mondo sì, grazie alla fantasia
Il
mimacolo italiano |
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- Qui comincia la
sventura del premièr Berluscadura...
- Chi le conta
dal balcone tre milioni di persone?...
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Si
fa presto a dire: Questo è un congegno di Fantastica
congegnato presso il plesso complesso scolastico di
Montevarchi, che comprende materna elementare e media. E fu
tutta poesia. Ma fu anche “paesia”. Si parte dalla
parola “pesce” e, sostituendo in ordine inverso, dalla
fine all’inizio della parola, una lettera dopo l’altra,
si passa rapidamente a “pèsco”, “pesto”,
“petto”, “patto”, “gatto”. E il gatto salta sul
banco, prende il pesce e schizza via… dove? Dove può
mangiarselo tranquillamente. Ma questo non è che un
assaggio scherzoso, ancora ben lontano dalle innumerevoli ambilinguità
potenziali che, nella lingua “paetica” della
“paesia” e per l’intera gamma dei suoi fattori,
possono determinare nel con-testo del paese, da Montevarchi
a Poggioscali, se scali il monte e non varchi il poggio, una
persistente tensione, paragonabile forse a quella del
tessuto connettivo che tiene insieme le parti di un
“gatto” e ne esalta la vivacità nella viva città.
E’
così che pensammo di fare i “girotondisti” in giro per
Montevarchi e, poi, direttamente a Roma, il 2 e il 23 Marzo.
Sono
due sabati, e non c’è scuola. Siamo partiti con tre
pulmini per fare due “bagni di folla”, avendo già fatto
“due salti in padella”.
“In quale mari?”, chiese un ragazzo.
“In quale rima… vorrai dire!”, gli
risposi io:
“Senti? E’ il suo ticchettìo
Così disperato giocare
La cosa chiamata poesia…
Quella vorresti fare?”
Ne
facemmo tantissima. La più divertente è riportata
all’inizio.
Per
non affondare però il coltello nello spiega (io
spiego, tu spieghi, egli spiega), non mi diffusi a spiegare
al ragazzo come si dessero anche casi in cui, pur non
essendovi in apparenza, c’era una qualche rima
surrettizia, un suo equivalente più o meno casuale; o che
la rima poteva benissimo venir surrogata dal ritmo del quale
è la sorella.
Il
ritmo è più facile: lo scoprimmo facendo molti girotondi
nelle piazze di Montevarchi. Era uno spettacolo! Si univano
anche i mammi usciti per fare la spesa. E ai mammi
si univano le babbe, le barbe e le Barbie. E,
infine, ci fu quello straordinario momento:
… uno strano girotondo, mamma,
uno che certo affanna
i cuori come il tuo, soli ed amanti,
sugli ultimi mari della rima naviganti,
dove
il giovanissimo Poeta non parla più come un figlio alla
madre, ma come a una donna un uomo: solidale con le sue
passioni e con tutti i possibili segreti del suo cuore.
Mentre per quasi tutti i figli si direbbe che padri e madri
non debbano avere altri sentimenti se non nell’ordine del
proprio Stato.
Rima
è, come insegna ogni dizionario, “consonanza per identità
di suono di due o più parole dalla vocale accentata alla
fine”…
A
Roma, dopo aver fatto due “bagni di folla”,
coinvolgemmo, in un giiiiirotondo fatto per asciugarci, un
romano che non riusciva a fare la rima, e ci diceva:
“’A rima, capisci? Nun me viè ‘a rima!”…
E un ragazzo gli disse:
“’A Roma, capisci? Nun me viè ‘a Roma!”…
Fu un mimo esplosivo, che coinvolse anche i
laziali.
Esclamai: “E’ il mimacolo italiano!”.
Tornando
verso i pulmini, poiché Roma era ferma, colsi l’occasione
di farfare un girotondo sopra le strisce
d’attraversamento di una strada, e, ridiridi, ridi-cevo:
“C’è
qui una lingua-zebra. Il segno tace e tuttavia significa che
pericolo c’è…”
Infatti,
accelerando, nei girotondi vengono dentro due forze latenti,
che non si pre-vedono: una centripeta, l’altra centrifuga,
e le mani devono serrarsi più forte, asserragliarsi l’una
nell’altra, che de-raglia, finché il più piccino diventa
un piccione, perché è già grande, e prende il volo
nella piazza. Si fa, allora, un test’aterra, e si
ricanta:
Girogirotondo
Casca il Mondo
Casca la Terra
Sul più vicino
Cade in terra
Il più…
Piccino.
Quindi
si riprende a girare nel senso in-verso, cosa che la Terra
non può fare… Ma il Mondo, sì! Perché l’uomo è
l’unica creatura in cui abbonda la Fantasia del Creatore.
Filippo Nibbi
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