Gli
sviluppi imprevedibili di una settimana davvero fantastica
in quel di Genova, fra gite scolastiche al Porto Antico e
all’Acquario – Dall’arredo piuttosto mesopotamico
per il G8 l’idea di giocare a “Storia sepolta” - Si
tratta di estrarre parole dal paesaggio urbano e con
quelle favoleggiare attorno al mitico Re di Mari, quinto
sovrano in un mazzo di carte che comprende anche re
Antennino – Perbacco, abbiamo inventato o forse
reinventato le carte genovesi!
Ho
passato a Genova una settimana per congegnare la Fantastica
in diretta, attratto dalle scolaresche che vanno a visitare
l’Acquario, in quella città che considero il capoluogo
della Poesia-Paesia attuariale, fatta nel Galeone dei Pirati
appoggiato al Porto Antico come una barca. E’ una barca
che sembra abbia attraccato lì, davanti all’Hotel Jolly,
trascinata dalle braccia di Gulliver.
Ho
pensato di congegnare la Fantastica dichiarando la mia
identità a una scolaresca in questo modo:
“Langi – Mari sono io… re di Mari”.
Mi
dichiaro con le parole “Mari sono io… re di Mari”. Con
le stesse, incise sulla spalla destra, il sovrano del regno
di Mari sul Medio Eufrate si presentò il 23 gennaio 1934
agli archeologi di Parigi.
Intercetto
la scolaresca e gli dico che sono nato un anno dopo, il 1°
febbraio 1935, e che questo è il re di Mari:
Lo
guardano perplessi.
Io
gli faccio osservare le palme sistemate attorno al Porto
Antico in occasione del G8, e gli dico che forse siamo
proprio in Mesopotamia.
Propongo,
quindi, alla scolaresca di fare il gioco della “Storia
sepolta”.
“Cerchiamo”,
dico, “le parole della città. Con esse inventeremo le
nostre favole del Re di Mari”.
Aggiungo:
“Possiamo pensare che in questa città i mazzi di carte da
gioco hanno cinque re: il Re di Cuori, il Re di Quadri, il
Re di Fiori, il Re di Picche e il Re di Mari. Chi sarà il
sesto re?”.
Si
alzano mani, si allineano parole estratte dal paesaggio,
dalla vita cittadina. La parola “navi”. La parola “blue jeans”. La parola “delfini”. La parola “squali”. La parola
“lanterna”. Eccetera.
Dico:
“Se scrivessimo tre di queste parole su un foglio bianco e
lo mandassimo a un genovese lontano, senza altre
indicazioni, riconoscerebbe la sua città?… Sarebbe la
riprova del nove del nostro gioco, ma non abbiamo tempo di
farvi ricorso… Il tempo corre: quello che hanno fatto a
Genova durante il G8, quando hanno portato le palme, lo
potrebbero rifare a Pratica di Mare! E la riprova non prova
più niente o riprova il contrario”.
Alcune
parole sono accolte da risate genuine, “genovine”:
contengono, evidentemente, allusioni che non colgo.
Poi,
senza che occorra un invito speciale, cominciano a piovere,
anzi, a sbocciare da quelle parole le favole del Re di Mari.
Tali
e squali, una mattina, due squali, di prima mattina, entrano
da un orologiaio per comprare una sveglia… Il
cadavere di un delfino è stato trovato al terzo piano dei
grandi magazzini… Eccetera. Il gioco consiste nel credere
che vi sia una storia sepolta negli oggetti e nelle presenze
della vita quotidiana e che le parole possano svegliarla e
farla vivere.
Alle
storie francamente surreali dei bambini si mescolano, a un
tratto, i toni satirici introdotti da Loris Sandrucci, uno
studente lavoratore. Dopo circa un’ora, è chiaro che non
stiamo girando a vuoto: stiamo riflettendo sulla qualità
della vita in questa città. Impariamo a fare Pratica di
Mare sopra un foglio.
E
arriviamo a mercoledì 29 maggio 2002. Sono circa le tre del
pomeriggio. Loris ha sotto gli occhi un giornale che riporta
la cronaca del 28 maggio da Pratica di Mare. Faccio
osservare che, molto tempo prima che chi è NATO in Italia
fosse NATO anche in Russia, in una novella di Achille
Campanile c’è un rappresentante di commercio che viaggia
in fischietti per capostazione. Dico che un mio amico confidò,
una volta, serio serio, ai suoi compagni di scompartimento,
in treno, che “viaggiava in bandiere nazionali”.
Tra
le favole del Re dei Mari che raccolsi, riassumo la più
originale: “La bottega delle manette”, dove si parla di
un ladro di lusso che mostra un paio di manette d’oro.
Potrà essere arrestato solo con quelle. Ma è lui che le
tiene in tasca.
Discorsi
di questo genere cominciano per ridere ma possono presto
prendere una piega ben triste. Ci si provi chi ancora pensa
di poter distinguere tra fantasia e realtà diversamente da
come l’immagine si distingue dallo specchio…
Questo
è il ritratto di “Antennino”, il sesto re, ripreso in
diretta da Loris Sandrucci, di cui facemmo le fotocopie
distribuendole a tutti:
Filippo Nibbi
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