Risulta
da un recente sondaggio che più di un quinto dei
neolaureati che lavorano nei laboratori scientifici soffrono
le conseguenze delle pessime condizioni di lavoro e dell'autoritario
sistema accademico. Il ministero federale dell'Istruzione
sollecitato a intervenire
Non
hanno orario di lavoro, spesso sono impegnati fino a tarda
sera e nei fine-settimana, nel timore di perdere il posto
rinunciano alle vacanze. Così vivono in Germania
– ne riferisce ampiamente il settimanale Der Spiegel
– i ricercatori freschi di laurea che operano nei
laboratori delle università. Hanno contratti di lavoro
a termine e nel timore che non vengano rinnovati si sentono
costretti ad accettare questa situazione. Il risultato,
secondo quanto rivela un recente sondaggio, è un
diffusissima vulnerabilità psichica.
Oltre
il venti per cento del campione coinvolto nell'indagine
rivela i sintomi di una depressione grave o quasi grave,
un dato tre volte superiore a quello medio che si registra
nell'insieme delle corrispondenti classi di età.
Il problema è particolarmente grave per chi ha figli,
condizione che riguarda il 27 per cento dei ricercatori
interpellati. Si tratta prevalentemente di giovani donne
che subiscono un doppio stress particolarmente intenso,
che inevitabilmente le porta all'isolamento sociale.
Der
Spiegel riferisce di una lettera che a questo proposito
i ministri dell'Istruzione dei vari Länder tedeschi
e membri della conferenza dei rettori delle università
hanno inviato alla responsabile federale del sistema educativo,
la ministra Bettina Stark-Watzinger. Vi si chiedono misure
urgenti per correggere gli abusi di potere che contraddistinguono
la vita negli istituti di istruzione superiore e tutte le
loro conseguenze. Come le snervanti condizioni di lavoro
dei collaboratori scientifici a tempo determinato, la loro
limitatissima capacità di decisione, il carico di
impegni, le scarse remunerazioni e la spadsa di Damocle
delle scadenze contrattuali non sempre rinnovabili.
Nella
lettera si definisce il sistema scientifico tedesco come
un vero e proprio “invito agli abusi di autorità”,
abusi che non di rado comprendono le molestie sessuali.
I firmatari cercano anche di analizzare le cause di questi
fenomeni: ravvisandole in un miscuglio di normativa dei
funzionari pubblici, una tradizione culturale che esalta
l'autorità professorale (i baroni dell'università,
come si direbbe in Italia), la consuetudine del contratto
a tempo, precario e malpagato. In poche parole, “il
problema è nel sistema”.
Dunque
o si cambia il sistema, orientandolo verso una maggiore
sensibilità alle esigenze dei giovani ricercatori,
per esempio allungando o meglio ancora, se fosse possibile,
eliminando i termini temporali dei contratti, oppure il
problema continuerà a rendere difficili, quando non
insoppportabili, i primi passi dei giovani scienziati nella
carriera accademica.
f. s.
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