L'insegnamento
personalizzato è da sempre considerato ideale,
ma difficile da applicarsi nelle classi sovraffollate
ed eterogenee delle nostre scuole. Ma ora le tecnologie
digitali lo rendono possibile. Si prospetta una vera e
propria rivoluzione educativa
Lo
chiamano adaptive learning, l'uso della lingua inglese è
giustificato dal fatto che questo sistema educativo è
nato una quindicina di anni fa nelle università degli
Stati uniti. Secondo il quotidiano francese Le Monde, che
ne parla in occasione di un forum internazionale svoltosi
a Parigi sull'impiego del digitale nell'istruzione, siamo
alla vigilia di una vera e propria rivoluzione nell'insegnamento.
Si tratta di personalizzare l'attività educativa,
adattandola alle capacità del singolo e ai suoi ritmi
di apprendimento. In sé l'idea non è nuova,
da sempre esiste nel mondo della scuola la consapevolezza
che l'apprendimento personalizzato è la soluzione
ideale. Già, ma come applicarlo di fatto nelle classi
affollate ed eterogenee di oggi, caratterizzate da profonde
differenze fra i singoli alunni in termini di capacità
e competenze? Forse non è necessario ricordare che
la massificazione scolastica ha portato a una marcata eterogeneità
dei livelli nelle aule. Non a caso i Paesi che le analisi
comparate internazionali collocano all'avanguardia nel rendimento
scolastico (per esempio Finlandia, Corea, Giappone) sono
proprio quelli in cui una società relativamente compatta
si riflette in classi altrettanto omogenee.
La
risposta a questa sfida viene dalle tecnologie informatiche,
più precisamente dal connubio fra il digitale educativo
e l'intelligenza artificiale. La novità è
seguita con interesse non soltanto dagli addetti ai lavori
ma anche dagli stessi studenti e dalle loro famiglie, in
qualche modo sensibilizzate al tema dall'esperienza della
didattica a distanza vissuta durante l'emergenza pandemica.
Secondo la maggior parte delle piattaforme dedicate all'adaptive
learning tutto comincia con un test a base di quiz destinato
a posizionare l'allievo rispetto alla scelta educativa più
adatta. Le domande sono poste in modo flessibile, se manca
la risposta il sistema ne propone altre, fino a quando sia
chiarita la competenza personale e il relativo ritmo di
comprensione. A questo punto ecco comparire un percorso
adattato sia alla padronanza del tema da parte dell'allievo,
sia ai suoi tempi di apprendimento.
Naturalmente
i contenuti sono attentamente valutati. Perché l'operazione
abbia successo è necessario che l'allievo partecipi
con interesse, dunque non deve annoiarsi con argomenti troppo
facili né scoraggiarsi di fronte a impegni più
ardui. Molti fra i docenti e i pedagogisti meno giovani
ricordano la cosiddetta “macchina per imparare”
creata negli anni cinquanta del Novecento dallo psicologo
Frederic Skinner, che forniva la risposta corretta subito
dopo che l'utente aveva risposto alla relativa domanda.
Fu accolta con molto scetticismo, ma ora che dallo strumento
meccanico si è passati a quello digitale, enormemente
più efficace se non altro perché permette
l'interazione, il discorso è cambiato. Altro vantaggio:
con l'adaptive learning il docente è posto nella
condizione di poter verificare facilmente i progressi di
ogni singolo allievo. Il risultato è un'istruzione
di alta qualità, che offre al singolo la via meglio
praticabile per apprendere mettendosi in condizione di affrontare
le future sfide professionali.
Eppure
ci sono critiche e riserve fra gli addetti ai lavori. C'è
chi teme che questo sistema sia una minaccia per il ruolo
del docente, che il tentativo di personalizzare l'insegnamento
di fatto metta in pericolo il rapporto umano con l'allievo.
Insomma il timore che la macchina prenda il posto del maestro.
Niente affatto, rispondono i fautori di questa rivoluzione
didattica. Lo strumento digitale è fatto per accompagnare
e migliorare l'attività del docente non certo per
salire in cattedra al posto suo.
a. v.
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