FOGLIO LAPIS - GIUGNO - 2021

 

Un gruppo di lavoro istituito al ministero dell'Interno per eliminare l'incongruenza delle attività didattiche periodicamente interrotte a causa delle elezioni. Finora il 75 per cento dei seggi elettorali si trova nelle aule scolastiche. Si cercano altri spazi dove allestire i seggi

 

Finalmente una buona notizia dal fronte della scuola, forse di non grandissimo impatto ma a nostro parere altamente significativa. Il governo ha deciso che i seggi elettorali non dovranno più essere collocati nelle scuole: bisognerà cercare altri spazi dove celebrare il rito delle votazioni. Presso il ministero dell'Interno è stato costituito un gruppo di lavoro incaricato di individuare “immobili da destinare al funzionamento dei seggi elettorali in alternativa all'ordinario utilizzo di strutture scolastiche”. Dietro il linguaggio burocratico si cela un'importante novità: le elezioni parlamentari, regionali o amministrative, non comporteranno più l'interruzione delle attività didattiche. Il gruppo di lavoro fa sapere che si punta su uffici comunali, sale consiliari, biblioteche, sale di lettura, circoli ricreativi, spazi espositivi, ludoteche, palestre e altri impianti sportivi. Anche le palestre scolastiche: ma non più le aule. Escluse invece, per evidenti ragioni di opportunità, sedi politiche e sindacali, luoghi di culto e caserme.

I seggi elettorali distribuiti fra le Alpi e la Sicilia sono oltre 61 mila, per l'ottantotto per cento si trovano all'interno di strutture scolastiche, e per il settantacinque per cento occupano spazi normalmente destinati alle lezioni. Già un anno fa, in occasione del turno elettorale amministrativo di settembre, quasi millecinquecento sezioni elettorali in quasi cinquecento comuni, prevalentemente nelle regioni nord-orientali, erano state spostate dalle scuole in altre sedi: ora si tratta di dare a questo trasloco il carattere di norma generale. Per finanziare l'operazione è stato deciso un primo stanziamento di due milioni di euro. É superfluo sottolineare la particolare urgenza di questo provvedimento: dopo un anno scolastico largamente compromesso dalle conseguenze della pandemia è importante che il prossimo vada avanti senza le sospensioni dovute al voto.

D'altra parte la misura è molto importante in sé, a prescindere dall'emergenza sanitaria. Eliminare l'occupazione temporanea e periodica delle scuole significa recuperare il rispetto dovuto all'istituzione educativa. Si tenga presente che in Italia si vota molto spesso, fra elezioni parlamentari spesso anticipate dunque più frequenti, elezioni europee, regionali, comunali. Senza contare i referendum. Ogni volta le scuole coinvolte devono interrompere l'attività per alcuni giorni: si tratta di preparare i seggi, e dopo il voto di procedere allo spoglio delle schede. La decisione è dunque da salutare con soddisfazione, la funzione della scuola è troppo importante e nevralgica per poterla sacrificare, sia pure a vantaggio di una pratica che è la quintessenza della democrazia repubblicana. Votare significa, o dovrebbe significare, prendere parte alla gestione del Paese, si tratta dell'esercizio di un diritto-dovere fondamentale. Ma è meglio farlo altrove, senza interrompere il flusso educativo nelle aule scolastiche. Elezioni e lezioni non devono trovarsi in contraddizione, perché rispettare la democrazia significa prima di tutto rispettare la scuola.

                                                                      f. s.         

 

 


                                           

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