Un
gruppo di lavoro istituito al ministero dell'Interno per
eliminare l'incongruenza delle attività didattiche
periodicamente interrotte a causa delle elezioni. Finora
il 75 per cento dei seggi elettorali si trova nelle aule
scolastiche. Si cercano altri spazi dove allestire i seggi
Finalmente
una buona notizia dal fronte della scuola, forse di non
grandissimo impatto ma a nostro parere altamente significativa.
Il governo ha deciso che i seggi elettorali non dovranno
più essere collocati nelle scuole: bisognerà
cercare altri spazi dove celebrare il rito delle votazioni.
Presso il ministero dell'Interno è stato costituito
un gruppo di lavoro incaricato di individuare “immobili
da destinare al funzionamento dei seggi elettorali in alternativa
all'ordinario utilizzo di strutture scolastiche”.
Dietro il linguaggio burocratico si cela un'importante novità:
le elezioni parlamentari, regionali o amministrative, non
comporteranno più l'interruzione delle attività
didattiche. Il gruppo di lavoro fa sapere che si punta su
uffici comunali, sale consiliari, biblioteche, sale di lettura,
circoli ricreativi, spazi espositivi, ludoteche, palestre
e altri impianti sportivi. Anche le palestre scolastiche:
ma non più le aule. Escluse invece, per evidenti
ragioni di opportunità, sedi politiche e sindacali,
luoghi di culto e caserme.
I
seggi elettorali distribuiti fra le Alpi e la Sicilia sono
oltre 61 mila, per l'ottantotto per cento si trovano all'interno
di strutture scolastiche, e per il settantacinque per cento
occupano spazi normalmente destinati alle lezioni. Già
un anno fa, in occasione del turno elettorale amministrativo
di settembre, quasi millecinquecento sezioni elettorali
in quasi cinquecento comuni, prevalentemente nelle regioni
nord-orientali, erano state spostate dalle scuole in altre
sedi: ora si tratta di dare a questo trasloco il carattere
di norma generale. Per finanziare l'operazione è
stato deciso un primo stanziamento di due milioni di euro.
É superfluo sottolineare la particolare urgenza di
questo provvedimento: dopo un anno scolastico largamente
compromesso dalle conseguenze della pandemia è importante
che il prossimo vada avanti senza le sospensioni dovute
al voto.
D'altra
parte la misura è molto importante in sé,
a prescindere dall'emergenza sanitaria. Eliminare l'occupazione
temporanea e periodica delle scuole significa recuperare
il rispetto dovuto all'istituzione educativa. Si tenga presente
che in Italia si vota molto spesso, fra elezioni parlamentari
spesso anticipate dunque più frequenti, elezioni
europee, regionali, comunali. Senza contare i referendum.
Ogni volta le scuole coinvolte devono interrompere l'attività
per alcuni giorni: si tratta di preparare i seggi, e dopo
il voto di procedere allo spoglio delle schede. La decisione
è dunque da salutare con soddisfazione, la funzione
della scuola è troppo importante e nevralgica per
poterla sacrificare, sia pure a vantaggio di una pratica
che è la quintessenza della democrazia repubblicana.
Votare significa, o dovrebbe significare, prendere parte
alla gestione del Paese, si tratta dell'esercizio di un
diritto-dovere fondamentale. Ma è meglio farlo altrove,
senza interrompere il flusso educativo nelle aule scolastiche.
Elezioni e lezioni non devono trovarsi in contraddizione,
perché rispettare la democrazia significa prima di
tutto rispettare la scuola.
f. s.
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