La
testimonianza di una studentessa che nella continua ricerca
di un impiego s'imbatte in una contraddizione: le si chiede
esperienza ma non le si permette di farsela, se non attraverso
mansioni di ripiego. Rivendica i diritto dei giovani a
essere considerati degni di fiducia, visto che il futuro
di tutti è nelle loro mani
Salve,
mi chiamo Imma. Laureanda in giurisprudenza ma per il momento
sono in Erasmus. Provengo da un piccolo paesino garganico,
quei piccoli ma bellissimi paesini da cui tutti scappano,
dove si pensa che quel posto, ossia la nostra casa, ammazza
le prospettive di crescita, l’ambizione, la voglia
di fare. Il problema non è solo quel posto, casa
mia, no. Il problema è ovunque. Iniziamo per passi:
il mio primo lavoro è stato proprio in questo piccolo
paesino, una paninoteca a conduzione famigliare. Mai dichiarata,
facevo “troppo poco “ secondo loro. Dopo di
che ho sempre continuato sul campo ostelleria, uno dei campi
a mio dire più martoriato e più triste per
noi giovani soprattutto nel periodo estivo, dove si lavora
il doppio delle ore previste dalla legge come giornata lavorativa,
dove non esistono straordinari, dove dichiarano, nei casi
piu fortunati un misero part time, dove non esiste il giorno
libero.
Dal
2013 ogni anno ho cercato di avere un lavoretto nel mio
amato Gargano (per far fronte alle tasse universitarie e
ai mesi invernali), dove il turismo incalza e i lavoratori
periscono. Ovviamente le esigenze cambiano e cambiano anche
le condizioni, dal 2013 ad oggi ho preso un attestato in
lingua inglese, ho un C1 in spagnolo, coordino e gestico
un'associazione a tutela degli animali che mi ha portato
a viaggiare fino in Messico per un programma sulle nascite
e il controllo della popolazione di alcune specie a rischio,
mi preoccupo di instaurare rapporti anche con perreras spagnole
(infatti a fine mese un gatto di Nijar viaggerà con
me per raggiungere l’Italia e la sua famiglia), ecc
ecc.
Insomma
tutto questo per dire che le mie esigenze lavorative sono
cambiate e quindi ho iniziato a cercare un lavoro “diverso
dalla solita cameriera/lavapiatti”, nei campi piu
disparati, una sola frase “non hai esperienza”.
Ecco la domanda che tutti ci poniamo: “ma come facciamo
ad avere questo requisito tanto essenziale???” . Personalmente
ho mandato in questi ultimi anni tanti curricula vitae,
prima della pandemia ho cercato in ben due nazioni europee,
Italia e Spagna, un lavoro che potesse coincidere con i
miei studi o che potesse apportare qualcosa in più
alla formazione già ricevuta, ma il nulla.
Quindi
o si hanno cinque master o si ha l’esperienza, ergo
è un sistema sbagliato che esclude i giovani fin
dal principio. Italia e Spagna hanno lo stesso sistema di
esclusione a priori, invece la Germania no. La Germania
ti porta per mano fino alla laurea e ti apre le porte del
lavoro già da quelle che per noi sarebbero semplici
scuole superiori. Perché inserisce nelle ore teoriche
la PRATICA, ossia quell’esperienza qui tanto cercata.
Come ho detto sono in Erasmus quindi ho avuto modo di ciarlare
con tanti studenti provenienti dalle parti più disparate,
un'unica cosa ci accomuna tutti (non riporto le vicissitudini
di tutti): non la mancanza di richiesta di lavoro sia nord,
sud, Italia o Spagna, ma l’ESPERIENZA che nessuno
ci permette di avere.
Il
mio coinquilino spagnolo ha continuato a lavorare nonostante
l’erte ricevuto (mantenimento dello stipendio in caso
di sospensione del lavoro a causa della pandemia), solo
perché era l’unico a non avere esperienza quindi
l’impresa ha preferito tenerlo li e approfittarsi
di lui. Io in primis non sono stata dichiarata full time
ma part time pur facendo il doppio del lavoro e lavorando
anche le domeniche. Una mia cara amica non ha potuto usufruire
della disoccupazione causa imbrogli del datore di lavoro
per non aver dichiarato le giornate reali di lavoro, tra
l’altro con una laurea tra le mani ha passato l’estate
a lavorare nelle cucine degli hotel. La mia coinquilina
ha una laurea in psicologia, e a somme fatte viene pagata
spesso tre euro l'ora per seguire dei bambini con svariate
problematiche, ha dovuto accettare perché ha bisogno
di questa ESPERIENZA per poi trovare un lavoro migliore.
Quindi
per noi giovani fare esperienza vuol dire schiavizzarci,
in parole povere, basta pensare agli stagisti e anche ai
tirocinanti. Oppure pur di avere quel poco di esperienza
per salire di un gradino siamo disposti ad accettare condizioni
scomode e al limite del legale. DATECI FIDUCIA, perché
il mondo riparte da noi e con noi.
i. d. r.
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