La
pandemia non è soltanto una questione virale e
sanitaria eppure è stata gestita come se lo fosse.
In realtà ha posto problemi di natura molto più
vasta, dall'economia all'organizzazione sociale, influendo
persino sui concetti spazio-temporali. Ha inoltre ridimensionato
la nostra visione ciecamente ottimistica
Se
si fa riferimento alla Costituzione dell'OMS (Organizzazione
Mondiale della Sanità), l'obiettivo che essa si prefigge
è quello del "raggiungimento, da parte di tutte
le popolazioni, del più alto livello possibile di
salute", intendendo quest'ultima come "uno stato
di totale benessere fisico, mentale e sociale". Quindi,
non soltanto "assenza di malattie o infermità".
Alla
luce di tale programma, occorre evidenziare che fin dall'inizio
la diffusione del Covid-19, in tutti gli stati non solo
europei, è stata gestita prevalentemente come una
questione esclusivamente virologica e sanitaria. Eppure,
la sua diffusione non è solo una questione virale,
pone problemi che vanno oltre l’ambito strettamente
medico e interessano campi quali l’economia, l’ecologia,
la psicologia, le relazioni e l’organizzazione sociale.
Di questi settori occorre necessariamente tener conto non
solo nella ricerca delle concause nella diffusione del virus,
ma anche nel delineare strategie di salute pubblica per
il suo contenimento immediato, e interventi non solo medici,
utili per la gestione sociale durante e dopo l’epidemia.
Tutto
ad un tratto ci siamo trovati a comprendere cosa significhi
davvero vivere in un mondo globalizzato e a ripensare all'imprevedibilità
della vita, a mettere da parte la nostra visione ciecamente
ottimistica e ad apprezzare i nostri limiti che avevamo,
forse volutamente, rimosso o smarrito. E' pur vero che le
grandi epidemie, come dimostrato dalla storia e dalla letteratura,
hanno da sempre flagellato l'umanità e nello stesso
tempo contribuito a plasmarla e trasformarla.
L'emergenza
Coronavirus ha cambiato non solo il mondo ma il nostro modo
di relazionarci ad esso.?Spazio e tempo sono state le sue
vittime più illustri. Essi hanno subito trasformazioni
non indifferenti in cui la dimensione privata e quella pubblica
sono definitivamente implose: soggiorni, cucine, camere,
camerette, balconi e terrazze sono stati investiti da un’improvvisa
promiscuità con ambiti lavorativi e peculiarità
a loro non consone. Il rapporto stretto fra forma e funzione
si è disciolto, dal funzionalismo si è passati
a quello dei funzionoidi in cui gli oggetti non hanno una
loro funzione specifica, ma tante quante sono le necessità
di colui che li utilizza.
Quello
che sta succedendo in questo tempo di pandemia ha cambiato
e cambierà noi tutti, sarà una dimensione
di non ritorno, sia nella sfera dei sentimenti che dei pensieri,
nei nostri rapporti con il cibo, il denaro, le relazioni
umane e quelle lavorative, il nostro rapporto con la fede
e la religione.
A
tal proposito è interessante una recentissima ricerca,
condotta su un campione vastissimo di popolazione (composto
da oltre 66.400 infermieri e 43.100 professionisti sanitari)
e pubblicata su JAMA Psychiatry, una prestigiosa rivista
edita dall'American Medical Association, da cui si evince
che andare a messa è un valente supporto alla salute
e, quindi, alla stessa felicità dell'individuo. In
questo momento storico, in cui la tecnologia digitale sembra
rappresentare l'unico salvagente con cui è possibile
mantenere un tempo e uno spazio utili per continuare a lavorare
e a relazionarci con gli altri, ci sembra interessante l'indagine
condotta, questa volta in territorio italiano, dall'Università
"Giustino Fortunato" di Benevento, a cui hanno
risposto 4000 persone. I risultati pervenuti evidenziano
che i fedeli hanno promosso le "messe online",
introdotte a seguito delle misure per contrastare la pandemia
da Covid-19.
Proprio
in vista di un repentino ritorno alla normalità,
ci sembra interessante segnalare il contributo che hanno
voluto offrire le monache del Monastero agostiniano di Montefalco
(PG), che per l'occasione e con il contributo determinante
di sr Mariarosa Guerrini, hanno realizzato dei disegni,
utili per preparare questi luoghi sacri ad accogliere i
propri fedeli. In essi emerge la leggerezza e la serenità
di una umanità che vuole uscire dall'isolamento a
cui è stata relegata per così lungo tempo
e che ambisce ad una nuova e rinnovata coesistenza.
Clemente Porreca
* I
disegni sono completamente gratuiti e possono essere richiesti
presso la pagina Facebook: https://www.facebook.com/Doro.Belglie/
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