FOGLIO LAPIS - GIUGNO - 2019

 
 

Lo sapevate che la favola si può declinare in  mille modi, e può adattarsi a ogni circostanza? Basta un piccolo accorgimento iniziale – Ma quando sboccia la primavera e si ritorna alla vita piena si può anche dimenticare il misterioso calcolo del Colèdoco, opportunamente rimosso – Infine, Fantastica o Realistica?

 

“Perché cercate tra i morti
colui che è vivo”? (dal Vangelo)

“Ma come sei bellino! Fiore
tra i fiori, ramo tra i rami” (Giovanna)

La primavera è il giorno che mi hanno dimesso dall’ospedale.

Nelle galassie i falegnami usano solo viti a stella.
             Oggi ho messo in mare la mia       magnifica barca / le lunghe assi in mogano curvato perfettamente levigato / e la maniglieria
tutta in uno smagliante ottone lucidato / poi le vele, candide e nuove con già intessuto nella trama un benevolo vento che
le muove / Tutto è stato varato / un attimo prima del festoso evento ogni pezzo è stato finemente triturato / Il blocco di barca polverizzato è stato quindi accompagnato in mare con grida di giubilo e fanfare /
Subito è affondato / Ho preferito così, pietosamente accelerare /
il suo, come il nostro, inevitabile naufragare.

Ho guardato da vicino la piuma di un cigno / uno slanciato bianco abbacinante teneramente curvato / la forma di una fiamma di neve / Al centro vento denso / verso l’esterno impalpabile fumo bianco / che incanto ! / Mi sono sentita un’analfabeta della natura / greve come roccia / noi che sappiamo fare solo unghie
e ossa / lontani anni luce dalla spuma di una piuma.
A proposito di “mi illumino di meno”
Senti questa versione che si intitola
Notte da ladri
“Illumino e ti meno”.

Non si dovrebbe dire che gli alberi in autunno sono spogli, sarebbe meglio dire che sono sfogli.

Anche tu / questa notte / andato via / Di colpo / Senza una parola / L’amore non è altro che vapore.

Se aprissi un negozio di barbiere lo chiamerei Barba Blu.
un negozio di ali lo chiamerei Alibabà.

Se di cognome mi chiamassi Fragio aprirei di sicuro un negozio
di nuvole e lo chiamerei Nubi Fragio.

Se avessi un’oca, la chiamerei Cola. Oca Cola.

I campi elettrici sono campi in cui crescono i lampioni. Una volta maturi i lampioni fanno i fiori e poi, in autunno, maturano i frutti: le lampadine. Che possono
essere delicatamente colte e accese.
Quando vedi attorno a te solo crudeltà e ferocia per consolarti prendi un benocolo. L’amore è un vento, solleva foglie / fa sbattere porte,
fa ricrescere le braccia diventate corte.
È colpa del mare se la parola
 Azzurro/ è così consumata /
 tutta strappata /
 Anche del cielo / ma soprattutto del mare / Tra un po’ nessuno la potrà più adoperare.

Ho un bel nome per una radio: Radio Zitta.

Bibidi Bobidi Blu

 

              La Grande storia dell’Umanità:

 

Fila via di qua ci voglio stare io / Col cavolo / Questo posto è mio / Pim Pum Pam / Botte da orbi Dolore e morte / Vince il più forte Pim pum pam / Morte e dolore Vince sempre il peggiore.

Anche questo a noi manca / il
Bianco totale / il bianco del sale.

Ciao Filippo! Solo a te posso scrivere tante assurdità. Sei prezioso.

Non vuoi scrivere nessuna favola? Iniziala (e subito finiscila) così: Zera una volta…

Vuoi scrivere una stradofavola?
Iniziala così: C'era una svolta...

Vuoi scrivere una buiofavola? Iniziala così: Nera una volta…

Vuoi scrivere una fruttofavola?
Iniziala così: Pera una volta…

Vuoi scrivere qualche
Futurfavola? Iniziala così: Ci sarà una volta…

Se un giorno fabbricherò cera
per parquet la chiamerò Cera Unavolta. “Volete dei pavimenti
da favola? Comprate Cera Unavolta”…

Nell’universo c’è una porta… Nessuno sa dove porta.

Caro Filippo, ti auguro di diventare
una pietra, con tutte le certezze che le sono peculiari.

Caro Filippo, ti auguro di diventare una grande vetrata di fronte a un bosco.

La vetrata non soffre pioggia, vento e autunni. Guardare e non boscare è la cosa da augurare.

Un altro errore! Il sito da cui estraggono il marmo non si
deve chiamare cava. Il nome esatto è scava

Perché la Fantastica è anche una Realistica. Forse l’ultima immagine che ci ha lasciato è quella del bambinetto in braccio alla madre o al padre su un tetro autobus affollato, tra gente depressa, frettolosa, aggrondata. E lui se ne infischia e ride, scherza, domanda, gioca, e intanto cresce, e impara a usare corpo e mente e ragione. È, diceva, Rodari, l’ottimismo della specie: la voglia di crescere per ritrovare e costruire una norma e, se ci serve cambiarla, cambiarla… Aladino può essere un poveraccio e il lupo malvagio può essere in realtà un’anima generosa ingiustamente calunniata. Insomma, quel bambinetto, impara che si può divergere dalle strade già tracciate, si possono costruire altre strade, nuove, diverse, migliori. «Il dogma secondo cui Cappuccetto Rosso, attraversando il bosco, si imbatte in un lupo, è un dogma divertente solo se possiamo rivoltarlo come ci pare». Così scriveva Gianni Rodari sul suo giornale, Paese Sera, l’11 dicembre 1959. Un filo che si diparte, si lega agli altri, li lega ancora meglio, tra la gente che vuole vivere in pace, in giro per il mondo, e che la notte usa la Lampada di Aladinamo

      Alle rose basta il sole per non sentirsi sole
Il misterioso calcolo
del Colèdoco

(Talk show)

    La parola è sdrùcciola!
Fa sdrucciolare. Talché Satana sussurra:
«Non è dio che ci ha creati. Sono gli uomini che hanno creato dio».

Pit stop:
Palazzo Topkapi a Istambul

“La nostra casa è in fiamme”
(Greta Thunberg)

 

Filippo Nibbi

nato il 01/02/1935 a Cortona ricoverato il 12/03/2019 (medicina d’urgenza) operato il 15/03/2019 (calcolo del Colèdoco) dimesso il 21/03/2019

 

 

                                                                                                                                                

 
 

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