FOGLIO LAPIS - GIUGNO - 2018

 
 

Sono sempre più frequenti gli episodi di familiari che aggrediscono a male parole, e talvolta anche fisicamente, docenti che hanno dato brutti voti, o rimproverato l'alunno per comportamenti scorretti – In questo modo saltano i ruoli e le gerarchie, e vengono irrimediabilmente lesi l'immagine, il prestigio e l'autorevolezza dell'insegnante - Eppure un armonioso rapporto fra scuola e famiglia è essenziale per la buona riuscita del progetto educativo

 

Ormai è uno stillicidio di notizie, a volte addirittura riprese in video e diffuse in rete. Il professore di Lucca “responsabile” di aver dato un brutto voto e per questo divenuto bersaglio di insulti e minacce, addirittura invitato a inginocchiarsi da un gruppo di allievi, mentre intorno la classe ride. Come è possibile? Lo è per una ragione  molto semplice: quei ragazzi si sentono al sicuro perché sanno di poter contare sulla solidarietà attiva della famiglia. Infatti molto spesso i genitori intervengono “a difesa” dei loro ragazzi contro i provvedimenti dei docenti: intervengono con minacce e talvolta trascendono a vie di fatto.

Accade da un capo all'altro dell'Italia. In Sicilia un insegnante che si era permesso di rimproverare un ragazzo viene aggredito dai genitori: una costola fratturata. Un altro, docente di educazione fisica, picchiato dal padre di un alunno che in palestra usava il cellulare e per questo era stato ripreso. A Roma una professoressa aggredita dalla madre doi un'alunna rimproverata e una dirigente d'istituto minacciata da alcuni genitori: si era permessa di ostacolare lo spaccio di stupefacenti nella scuola. A Milano un'altra dirigente d'istituto aggredita nell'atrio della scuola. Il colmo raggiunto a Treviso, dove un insegnante sequestra il cellulare a un ragazzo che lo usava in classe e si riserva di consegnarlo ai genitori. Ma questi ultimi non la prendono affatto bene: denuncia per sequestro e abuso di potere.

É chiaro che tutto questo, al di là delle contingenze singole, rivela un rapporto assolutamente deteriorato fra scuola e famiglia. Cioè fra i due poli che in uno spirito di armoniosa collaborazione dovrebbero garantire il successo dello sforzo educativo. Così non è, perché da un lato abbiamo famiglie psicologicamente disarmate di fronte a figli che la fanno da padrone, dall'altro una scuola che non può più contare sull'antico prestigio dei suoi operatori. Dunque al posto del patto scuola-famiglia di cui tanto si è parlato abbiamo per così dire una coesistenza ostile, che troppo spesso si manifesta con gli episodi citati.

A farne le spese è quei tratti fondamentali del rapporto educativo che sono la fiducia e il rispetto dell'insegnante. In effetti sono in gioco il suo ruolo, la sua immagine, il suo prestigio, la sua autorevolezza. Ogni episodio di sopraffazione da parte delle famiglie mina ulteriormente quel ruolo, delegittima il singolo docente e per estensione la scuola nel suo insieme. É chiaro che può spesso determinarsi l'opportunità, a volte la necessità, di chiarire questa o quella decisione del docente: ma la prassi e la normativa indicano i luoghi deputati a questo: dai colloqui periodici ai consigli di classe. Ma sempre meno sono i genitori che accettano di accollarsi la funzione di rappresentanti di classe, preferiscono evitare grane. Al tempo stesso molti di loro pretendono che la scuola operi esattamente come è nelle loro aspettative: e se questo non accade alcuni sono pronti alla minaccia o all'aggressione.

 

 

                                                             f. s. 

                                         

    

                                                  

 
 

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