Nelle scuole finlandesi si sperimenta un nuovo approccio didattico, che consiste nell'affrontare i temi di studio in modo interdisciplinare, superando dunque la tradizionale divisione in materie – Per esempio si può studiare la civiltà egizia secondo l'ottica della storia, dell'architettura, dell'educazione civica, dei metodi di ricerca – Ai ragazzi piace, ma c'è chi teme che l'innovazione possa accentuare il divario di rendimento
La qualità del sistema educativo finlandese è rinomata, così come l'ottima posizione ottenuta in ogni classifica internazionale (per esempio quella triennale del Pisa), con risultati più o meno costanti negli ultimi quindici anni. Si tratta di una scuola moderna, flessibile, affatto costrittiva, fondata su principi di maieutica, senza esami se non uno conclusivo dell'intero periodo scolastico. La prima classe della scuola di base viene frequentata a sette anni, il numero quotidiano di ore di lezione è piuttosto basso, i compiti per casa praticamente assenti, le vacanze estive molto lunghe e nessun divieto per l'uso del cellulare in classe. In cosa consiste il segreto del successo?
Molti lo hanno attribuito, fra l'altro, alla generale omogeneità della popolazione, ma anche quella attuale dell'immigrazione è una sfida che la scuola finlandese sta accogliendo in modo propositivo. L'anno scorso, affinché gli studenti quindicenni si sensibilizzassero a questa tematica, nella scuola di Hauho è stato affidato loro il compito di proporre questionari alle persone per strada e di intervistare alcuni richiedenti asilo in un centro di immigrazione limitrofo. Infine sono stati invitati a confrontare i risultati della ricerca con quelli degli alunni di una scuola tedesca che ha condotto il progetto parallelamente. “Gli studenti hanno reagito in modo molto forte. Hanno iniziato a riflettere sul tema, mettere in dubbio le proprie opinioni. Se avessi soltanto fatto lezione a riguardo nel corso, diciamo, di tre sedute, l'effetto sarebbe stato molto differente.” riporta il professor Stenholm.
Il metodo che è stato utilizzato in questo caso è il PBL, phenomenon-based-learning, un metodo interdisciplinare basato sulla considerazione del “fenomeno”, che la scuola finlandese sta lanciando e che dovrebbe affermarsi nei prossimi anni. Per esempio, tramite l'utilizzo di mezzi tecnologici e un approccio che stimoli la riflessione critica, un'unità didattica riguardo l'antico Egitto potrà essere insieme lezione di storia, architettura, educazione civica e metodi di ricerca. Il nuovo sistema presuppone un superamento della classica divisione delle materie e parte dalla considerazione che qualsiasi questione con la quale un individuo adulto si trovi a confrontarsi nella vita reale richieda un approccio flessibile e interdisciplinare. Le abilità più importanti che la scuola dovrebbe aiutare a sviluppare sarebbero quelle che riguardano la comprensione delle cose ed il pensiero critico.
Ci sono degli oppositori, la cui preoccupazione principale è quella che un simile metodo possa abbassare la qualità e la quantità di nozioni effettivamente imparate. Emerge anche il timore che soltanto gli studenti più brillanti possano trarre realmente profitto dal PBL, in quanto migliori nel tirare le somme ed individuare le informazioni o esperienze importanti da non dimenticare. Questo porterebbe ad un aumento del divario nel rendimento scolastico. “Molti ospiti internazionali mi chiedono perché stiamo modificando un sistema educativo dal quale otteniamo risultati tanto buoni. E questo è un mistero per me, anche perché non abbiamo nessuna statistica che riscontri evidenza di risultati scolastici migliori con l'utilizzo del PBL.” Queste le parole di Jari Salminen, della facoltà di scienze dell'educazione dell'università di Helsinki.
Il portavoce del ministero dell'istruzione assicura che le modifiche verranno introdotte gradualmente e che per adesso i due sistemi possono convivere pacificamente: al normale insegnamento delle materie viene affiancato lo svolgimento di progetti interdisciplinari basati sul metodo PBL. Difficile comunque ignorare l'entusiasmo riscontrato tra gli allievi e le famiglie degli allievi che hanno già avuto modo di sperimentare il nuovo sistema.
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Laura Venturi
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