FOGLIO LAPIS - GIUGNO - 2016

 
 

Quella che sembrava un'utopia è ormai pratica diffusa – Quasi quattro milioni di giovani hanno compiuto parte del loro percorso universitario al di fuori del loro paese – La giurista Sofia Corradi, che per prima immaginò il programma, insignita del Premio Carlo V della Fondazione Yuste – La nuova versione Erasmus Plus, nel cui quadro si svolge l'iniziativa “Civiltà del Vino” che coinvolge la Lapis, un'organizzazione bulgara e una romena

 

Porta il nome del grande umanista olandese, autore dell'Elogio della follia, che fra il quindicesimo e il sedicesimo secolo percorse le strade d'Europa sospinto dall'ideale di una cultura senza frontiere, ma quel nome è anche una sigla, un acronimo inglese: European Region Action Scheme for the Mobility of University Students. La parola chiave è mobility, si tratta infatti di un programma di mobilità studentesca: nato nel 1987, nel 2014 ha allargato il suo raggio d'azione oltre le università assumendo la nuova denominazione di Erasmus Plus per l'istruzione, a formazione, la gioventù e lo sport. Proprio nel quadro di Erasmus Plus si svolge l'iniziativa “Civiltà del Vino”, animata dalla Lapis Onlus in collaborazione con l'organizzazione romena Vitorul Capreni e la bulgara Narodno Citaliste Nadejda 1871. Dopo le due prime tappe in  Bulgaria e Romania questa esperienza, che coinvolge ventiquattro giovani dei tre paesi, si concluderà in Toscana il prossimo settembre.

Come ormai è ben noto Erasmus offre la possibilità di compiere in una università straniera, d'intesa con il proprio ateneo che considererà validi gli esami sostenuti all'estero, parte del percorso accademico. É un sistema di borse di studio che coprono le spese di soggiorno e le tasse universitarie, e permettono di frequentare corsi di lingua e fare pratica sportiva nelle strutture dell'ateneo di accoglienza. Nella nuova versione Plus sono previste numerose altre forme di collaborazione sempre all'insegna della mobilità, secondo progetti  destinati non solo a migliorare il bagaglio culturale dei giovani e le loro competenze professionali, ma anche a promuovere la reciproca conoscenza fra gli studenti europei. Di particolare interesse i tirocini presso imprese straniere, ai quali non di rado seguono contratti di lavoro. Tutto ciò implica un ingente sforzo finanziario: per il periodo 2014-2020 l'Unione Europea s'impegna per quasi quindici miliardi di euro.

Il progetto, che si sviluppa nei ventotto paesi dell'Unione più la Norvegia, l'Islanda, il Liechtenstein e la Turchia, ha finora mobilitato poco meno di quattro milioni di giovani. Il successo dell'iniziativa è stato evocato lo scorso 9 maggio (ricorreva la Giornata dell'Europa, in ricordo della Dichiarazione Schuman del 1950, il primo testo ufficiale in cui è stata evocata l'unità continentale) nel monastero di Yuste nella Estremadura spagnola. L'occasione è stata la consegna del premio Carlo V, con cui la Fondazione Accademia Europea di Yuste onora periodicamente chi porta avanti l'ideale dell'Europa integrata, a Sofia Corradi, la giurista che del Progetto Erasmus fu l'iniziatrice. Erano presenti il re di Spagna Felipe e il presidente del parlamento europeo Martin Schultz. É stato quest'ultimo a riassumere il significato profondo del programma, citando uno studio del 2014 dal quale risulta che gli studenti Erasmus hanno il 50 per cento di probabilità in meno, addirittura l'83 per cento nell'Europa centro-orientale, di rimanere senza lavoro a lungo termine. Nell'epoca della disoccupazione giovanile di massa è un dato davvero significativo.

Quanto a Sofia Corradi, la novantaduenne giurista ha ricordato come ebbe, nel lontano 1958, l'illuminazione che ventinove anni più tardi porterà alla nascita di Erasmus. La giovane Sofia, studentessa di giurisprudenza a Roma, aveva frequentato grazie a una borsa di studio un corso di diritto comparato alla Columbia University di New York. Tornata in patria, eccola presentarsi alla segreteria di facoltà per chiedere la convalida degli esami. Risposta di uno zelante funzionario: troppo comodo, lei si vorrebbe laureare andando in vacanza in America! Per reazione a quel sarcasmo mal riposto nacque l'idea che undici anni più tardi si trasformerà in una proposta formale, avanzata dal rettorato dell'università di Pisa. Nel 1987, finalmente, il varo del progetto fin dagli esordi sempre più popolare fra gli studenti europei.

L'Erasmus è dunque ormai sulla soglia dei trent'anni di vita. Secondo dati forniti dalla Commissione di Bruxelles, nel 2014 erano 650 mila gli studenti europei (58 mila gli italiani) impegnati a studiare all'estero. Le nostre università dalle quali parte il maggior numero di giovani sono nell'ordine Bologna, Padova, Roma Sapienza, Torino, Milano Statale. Quelle che ospitano più studenti stranieri Bologna, Roma Sapienza, Firenze, Milano Politecnico, Padova. Le destinazioni scelte con maggiore frequenza dagli studenti italiani si trovano in Spagna, Francia, Germania, Regno Unito, Portogallo. Le provenienze più numerose si registrano da Spagna, Francia, Germania, Turchia, Polonia. L'Italia è al quinto posto nella graduatoria dei paesi di accoglienza, dopo la Spagna, la Germania, la Francia e il Regno Unito. Interessante il dato sullo spirito imprenditoriale indotto da questa esperienza: un terzo degli studenti italiani che hanno alle spalle un tirocinio Erasmus intende avviare una start-up, il nove per cento l'ha effettivamente avviata.

                                                          Alfredo Venturi 
                                         

    


                                                  

 
 

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