In
Italia sono il cinque per cento: hanno un quoziente
intellettivo superiore alla media, sono capaci di
apprendere molto rapidamente e di applicare il patrimonio
di conoscenze con grande creatività – Ma la loro
genialità ha risvolti problematici: infatti a scuola si
annoiano e restano isolati rispetto al resto della classe
e una volta finiti i corsi alimentano la fuga dei cervelli
– L'opportunità di aiutarli a mettere a frutto le loro
preziose caratteristiche
Mentre la fuga di cervelli (brillanti e non) raggiunge
i
massimi storici, si sviluppa la consapevolezza che questi
cervelli la scuola italiana non abbia ancora imparato a
gestirli molto bene, specialmente quelli dei bambini “plusdotati”,
quelli cioè con un QI (quoziente intellettivo) superiore
alla norma. L'abbandono scolastico pare infatti essere un
problema che riguarda molto da vicino anche questa categoria
di studenti.
Circa il 5% dei bambini italiani ha un quoziente
intellettivo superiore alla norma e, secondo le statistiche
internazionali (in Italia non esiste un monitoraggio di
questo tipo), una percentuale di bambini plusdotati che
oscilla tra l'8% e il 17% non termina il percorso
scolastico. Percentuale che può risultare sorprendente se
dimentichiamo che le doti di questi soggetti sono una
delicatissima arma a doppio taglio. E' infatti frequente che
uno studente plusdotato non riconosciuto e trattato come
tale sviluppi seri problemi di adattamento e/o
apprendimento.
Ma di cosa si tratta esattamente, che caratteristiche
“anomale” presentano i bambini di questo tipo? La
plusdotazione comprende diversi aspetti ed è difficile
trovare dei parametri fissi in grado di definirla. Alcuni
studiosi pongono l'accento sulle capacità
logico-intellettive misurabili tramite i test di
intelligenza, altri ritengono di capitale importanza
l'aspetto artistico, secondo altri sarebbero molto
indicativi i risultati presentati a prove di tipo
accademico, come quelle svolte a scuola; comunque carattere
universalmente riconosciuto è quello di una spiccata
creatività, la capacità quindi di elaborare elementi
originali partendo da dati conosciuti.
Grande rapidità nell'apprendimento, senz'altro, e
spiccata capacità di mettere in relazione le cose, di
scoprire collegamenti “obliqui” e affatto scontati.
Tuttavia la plusdotazione rappresenta soltanto un
potenziale, che ha bisogno di condizioni favorevoli per
svilupparsi ed esprimersi in modo armonico. I bambini con
alto potenziale cognitivo maturano anche una personalità ed
emotività particolarmente complesse e di difficile
gestione. Quasi impossibile l'adattamento ai ritmi delle
lezioni normali e ai fenomeni sociali tra i compagni.
Lo studente plusdotato non riconosciuto precipita in
classe nell'abisso della noia e risulta disinteressato,
disattento, dispersivo. Molto facile che si abitui a
lavorare ben al di sotto delle sue potenzialità e che
sviluppi problemi quali la dislessia, la discalculia, ecc.
Il fatto di sentirsi “diverso” e non compreso, magari
perfino criticato, può condurlo ad una perdita totale di
autostima e alle conseguenti insicurezze, che possono
sfociare nella depressione.
Tuttavia anche nel caso in cui l'insegnante si
rendesse conto della situazione non potrebbe fare molto, non
essendoci in Italia un chiaro regolamento didattico al
riguardo. In altri Paesi esiste da anni per i bambini
plusdotati la possibilità di essere inseriti in classi più
avanzate o di usufruire di iniziative e strutture costruite
su misura per le loro esigenze.
Dal 1 giugno 2010 esiste
un'associazione che lotta affinché le cose anche in Italia
possano cambiare: l'AISTAP, Associazione Italiana per lo
Sviluppo del Talento e della Plusdotazione, con sede a
Genova, che si pone l'obiettivo di sensibilizzare il governo
al problema, di svolgere attività divulgativa anche presso
i possibili genitori e di offrire attività di formazione ai
docenti. Questo ultimo punto è di fondamentale importanza,
in quanto servono delle competenze e conoscenze psicologiche
mirate per essere in grado di guidare, o se non altro di non
ostacolare, l'apprendimento di un bambino plusdotato.
L'acquisizione di queste competenze da parte dei docenti
dovrebbe essere preoccupazione primaria di uno stato che
riconosca l'importanza e investa nel valore e nel potenziale
dei propri cittadini.
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Laura Venturi
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