Le
rivelazioni di uno spacciatore scozzese: la criminalità
organizzata addestra la sua manodopera fin dai dodici anni
di età – Vendita di droga e partecipazione a bande
incaricate di punire con azioni violente chi non sta al
gioco – Un problema d'immagine: i piccoli provenienti
dalle comunità marginali sono sedotti dai segni esteriori
di ricchezza ostentati dai criminali – Una necessità
ormai prioritaria: l'adeguamento alle nuove sfide dei
servizi sociali per i più giovani
É
un ragazzo
scozzese, si chiama Peter e per quanto ancora giovane ha
alle spalle una lunga carriera criminale. Fu assoldato
quando aveva appena tredici anni e a lungo ha spacciato
droga e partecipato a spedizioni punitive contro chi era in
ritardo con i pagamenti o in qualche altro modo disturbava
le attività della mala. Poi si è ravveduto, e lavora in
un'organizzazione di volontariato denominata Action for
Children, che si propone di risparmiare ai giovanissimi
proprio quella devastante esperienza. Nell'aula della scuola
di polizia di Tulliallan, presso il quartier generale delle
forze dell'ordine scozzesi, Peter ha avuto l'onore della
tribuna. Davanti a un pubblico di dirigenti politici,
agenti, studiosi dei fenomeni sociali, ha raccontato la sua
storia.
Dal
racconto di Peter è emerso un quadro inquietante. La mala
recluta la sua manodopera perfino fra i dodicenni, che
vengono rapidamente addestrati in due rami di
specializzazione. Da una parte lo spaccio di stupefacenti,
dall'altra le tecniche d'intimidazione e di punizione a
danno di coloro che per qualche ragione ostacolano l'attività
criminale. Per esempio gente che non paga il dovuto nei
tempi stabiliti, o resiste all'intimidazione o addirittura
si rivolge alla polizia. Il reclutamento è facilitato dal
fatto che nelle periferie disagiate e in genere nelle aree
marginali della società sullo squallore dominante si
staglia la figura “vincente” del malavitoso, che viaggia
in auto lussuose e ostenta altri simboli del privilegio. Un
problema d'immagine al quale i canali educativi non sempre
riescono a contrapporre i valori della legalità.
Peter
racconta che proviene proprio da una famiglia a rischio, in
cui la scelta criminale era nell'ordine naturale delle cose.
Per questo accettò senza scomporsi di praticare lo spaccio
e di partecipare a spedizioni punitive contro i nemici del
sistema criminale o anche soltanto contro chi per mancanza
di denaro era venuto meno all'impegno assunto nei confronti
dei fornitori di droga. La mia esperienza, dice, ora mi
serve a convincere i bambini che cedere a certe lusinghe può
portare soltanto al carcere e alla rovina esistenziale. E
anche a recuperare quelli che già ci sono cascati, prima
che sia troppo tardi.
Non
soltanto in Scozia, ma nell'intero Regno Unito ci
s'interroga da tempo sulle derive giovanili verso la
criminalità. Per esempio i servizi sociali di Birmingham,
Inghilterra, lanciano un allarme: troppo pochi gli operatori
destinati all'assistenza ai giovani e giovanissimi. Per
ragioni di bilancio, in questo periodo di vacche magre,
molti bambini fra i più vulnerabili sono lasciati soli di
fronte al rischio di finire nel gorgo della
marginalizzazione, mentre la malavita organizzata è pronta
ad approfittarne. Le autorità si difendono parlando di un
ordine di priorità in base al quale si dà la precedenza ai
casi più gravi. Ma gli operatori replicano facendo notare
che anche quelli considerati meno gravi sono spesso casi
critici. É dunque assolutamente necessario rafforzare gli
organici, garantire a tutti l'assistenza soprattutto
psicologica: altrimenti le conseguenze potrebbero essere
disastrose sul piano umano, sociale, e anche economico.
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r. f. l.
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