FOGLIO LAPIS - GIUGNO - 2014

 
 

Le rivelazioni di uno spacciatore scozzese: la criminalità organizzata addestra la sua manodopera fin dai dodici anni di età – Vendita di droga e partecipazione a bande incaricate di punire con azioni violente chi non sta al gioco – Un problema d'immagine: i piccoli provenienti dalle comunità marginali sono sedotti dai segni esteriori di ricchezza ostentati dai criminali – Una necessità ormai prioritaria: l'adeguamento alle nuove sfide dei servizi sociali per i più giovani

 

É un ragazzo scozzese, si chiama Peter e per quanto ancora giovane ha alle spalle una lunga carriera criminale. Fu assoldato quando aveva appena tredici anni e a lungo ha spacciato droga e partecipato a spedizioni punitive contro chi era in ritardo con i pagamenti o in qualche altro modo disturbava le attività della mala. Poi si è ravveduto, e lavora in un'organizzazione di volontariato denominata Action for Children, che si propone di risparmiare ai giovanissimi proprio quella devastante esperienza. Nell'aula della scuola di polizia di Tulliallan, presso il quartier generale delle forze dell'ordine scozzesi, Peter ha avuto l'onore della tribuna. Davanti a un pubblico di dirigenti politici, agenti, studiosi dei fenomeni sociali, ha raccontato la sua storia.

Dal racconto di Peter è emerso un quadro inquietante. La mala recluta la sua manodopera perfino fra i dodicenni, che vengono rapidamente addestrati in due rami di specializzazione. Da una parte lo spaccio di stupefacenti, dall'altra le tecniche d'intimidazione e di punizione a danno di coloro che per qualche ragione ostacolano l'attività criminale. Per esempio gente che non paga il dovuto nei tempi stabiliti, o resiste all'intimidazione o addirittura si rivolge alla polizia. Il reclutamento è facilitato dal fatto che nelle periferie disagiate e in genere nelle aree marginali della società sullo squallore dominante si staglia la figura “vincente” del malavitoso, che viaggia in auto lussuose e ostenta altri simboli del privilegio. Un problema d'immagine al quale i canali educativi non sempre riescono a contrapporre i valori della legalità.

Peter racconta che proviene proprio da una famiglia a rischio, in cui la scelta criminale era nell'ordine naturale delle cose. Per questo accettò senza scomporsi di praticare lo spaccio e di partecipare a spedizioni punitive contro i nemici del sistema criminale o anche soltanto contro chi per mancanza di denaro era venuto meno all'impegno assunto nei confronti dei fornitori di droga. La mia esperienza, dice, ora mi serve a convincere i bambini che cedere a certe lusinghe può portare soltanto al carcere e alla rovina esistenziale. E anche a recuperare quelli che già ci sono cascati, prima che sia troppo tardi.

Non soltanto in Scozia, ma nell'intero Regno Unito ci s'interroga da tempo sulle derive giovanili verso la criminalità. Per esempio i servizi sociali di Birmingham, Inghilterra, lanciano un allarme: troppo pochi gli operatori destinati all'assistenza ai giovani e giovanissimi. Per ragioni di bilancio, in questo periodo di vacche magre, molti bambini fra i più vulnerabili sono lasciati soli di fronte al rischio di finire nel gorgo della marginalizzazione, mentre la malavita organizzata è pronta ad approfittarne. Le autorità si difendono parlando di un ordine di priorità in base al quale si dà la precedenza ai casi più gravi. Ma gli operatori replicano facendo notare che anche quelli considerati meno gravi sono spesso casi critici. É dunque assolutamente necessario rafforzare gli organici, garantire a tutti l'assistenza soprattutto psicologica: altrimenti le conseguenze potrebbero essere disastrose sul piano umano, sociale, e anche economico.

                                                          r. f. l. 
                                         

    


                                                  

 
 

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