FOGLIO LAPIS - GIUGNO - 2014

 
 

Il fenomeno degli abbandoni è inaccettabile non soltanto per le sue conseguenze sul destino personale dei singoli – Costituisce anche un onere pesantissimo per la comunità, privandola del contributo di tanti giovani sui quali ha vanamente investito – I ragazzi che la scuola non ha saputo trattenere fino al diploma entrano a far parte della categoria contraddistinta dall'acronimo Neet (fuori dalla scuola, dal lavoro e dalla formazione)

 

Un leggerissimo miglioramento questi ultimi anni c'è stato, ma la situazione resta allarmante, e colloca l'Italia molto al di sotto della media europea. Si tratta della dispersione scolastica, del numero eccessivo di ragazzi che la nostra scuola perde per strada. Se n'è parlato alla Camera dei deputati, prima in un'audizione presso la Commissione cultura e istruzione, quindi in una di quelle sedute in assemblea plenaria destinate alle interrogazioni parlamentari e relative risposte governative che l'imperversante mania anglofona qualifica come question time. Le cifre sono davvero inquietanti, e come al solito penalizzano gravemente il nostro paese nel confronto internazionale, particolarmente con gli altri paesi membri dell'Unione europea.

Risulta dunque che oltre un quarto dei ragazzi che cinque anni or sono s'iscrissero alla scuola secondaria di secondo grado, la media superiore, non sono riusciti a raggiungere il diploma. Una consolazione davvero molto parziale viene dalla constatazione che negli anni precedenti il bilancio era ancora più fortemente negativo: infatti se prendiamo in considerazione il dato dell'ultimo quindicennio l'insieme dei dispersi sfiora un terzo del totale. Si tratta, più o meno, di tre milioni di ragazzi, che sono andati a ingrossare le fila dei Neet. Una sigla davvero sinistra, Not engaged in Education, Employment or Training: nelle statistiche internazionali contraddistingue i giovani (fra i 15 e i 29 anni di età) che sono contemporaneamente fuori dalla scuola, dal lavoro e dalla formazione.

In un'epoca in cui l'elevatissima disoccupazione soprattutto giovanile si pone come la sfida principale per i governi d'Europa e del mondo, la grande massa dei Neet (oltre il 15 per cento nell'Unione europea, quasi il 24 per cento in Italia) ripropone una volta ancora la necessità di adeguare il sistema scolastico alle esigenze dei singoli e della comunità. É vero che questa mancanza di lavoro è dovuta in parte alla crisi economico-finanziaria, e a uno sviluppo tecnologico che riduce sempre più il fabbisogno di manodopera per molti impieghi tradizionali, ma la differenza del nostro dato da quello degli altri paesi europei denuncia una specificità italiana che è assolutamente necessario affrontare.

A detta di chi si addentra nel fenomeno le cause sono abbastanza evidenti: un'asfissiante cappa di adempimenti burocratici, un'eccessiva rigidità del mercato del lavoro e infine la scuola. Non a caso il fenomeno dispersivo nella secondaria superiore si concentra particolarmente negli istituti tecnici e professionali, proprio quelli che vivono più vicini al mondo del lavoro. É proprio qui che occorre intervenire, adeguando l'organizzazione scolastica e personalizzando i piani di studio. Si tratta sia di catturare l'interesse di ragazzi troppo spesso svogliati, sia di assisterli con attività di sostegno e corsi pomeridiani quando ne abbiano bisogno, com'è spesso il caso a causa, soprattutto, di inadeguate preparazioni durante i cicli scolastici precedenti, la primaria e la secondaria di primo grado.

Per quello che si presenta come il “governo del fare”, e che fin dai suoi primi giorni ha promesso una particolare attenzione ai problemi della scuola, questo impegno dev'essere prioritario. Deve essere affrontato accanto a quello altrettanto urgente del risanamento edilizio, dopo la drammatica denuncia del Censis a proposito dei 24 mila edifici scolastici, circa la metà del totale, che hanno bisogno di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria. Ne va della sicurezza di studenti e docenti: infatti in non piccola parte, tanto per non nasconderci dietro le parole, quegli edifici cadono letteralmente a pezzi. Dunque servono urgentemente strutture in regola con le norme, e all'interno di queste una scuola che sappia coinvolgere chi la frequenta.

                                                          a. v. 
                                         

    


                                                  

 
 

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