FOGLIO LAPIS - GIUGNO - 2013

 
 

Maria Chiara Carrozza, succeduta a Francesco Profumo al ministero dell'istruzione, chiede che una maggiore quantità di risorse venga destinata al sistema educativo - Indica una doppia priorità: un'edilizia in gran parte da risanare per la sicurezza di alunni e insegnanti, e ciò che definisce “un esercito di nuovi insegnanti” - Si tratta in pratica d'invertire la tendenza che ha fin qui sacrificato anche la scuola sull'altare del rigore di bilancio

 

Riuscirà Maria Chiara Carrozza a convincere il governo bipartisan di cui fa parte? Docente di bioingegneria industriale alla scuola superiore Sant'Anna di Pisa, la prof, Carrozza è stata chiamata a dirigere il ministero dell'istruzione, università e ricerca nel governo “di larghe intese” guidato da Enrico Letta. E in una delle sue prime dichiarazioni pubbliche ha messo le mani avanti: più fondi per la scuola o me ne vado. Testualmente: “O ci sono margini per un reinvestimento nella scuola pubblica o smetto di fare il ministro dell'istruzione”. L'esternazione è stata salutata come una novità: gli ultimi predecessori dell'attuale ministro non avevano mai posto la questione in termini così ultimativi. Si limitavano a prendere atto delle ristrettezze di bilancio e ad adeguare la loro gestione ai severi limiti di spesa.

Il ministro Carrozza spiega anche come li spenderebbe, i fondi più consistenti che richiede. Prima di tutto nell'edilizia scolastica. Si sa che moltissimi fra gli edifici che ospitano le nostre scuole sono vecchi, a volte addirittura fatiscenti, molto spesso privi di strutture antisismiche nelle aree più soggette a terremoti. Il problema ha dunque carattere di urgenza, si tratta di mettere in sicurezza gli edifici nei quali i nostri ragazzi passano le ore di lezione. Si fa anche notare che un vasto programma d'interventi nell'edilizia scolastica avrebbe un effetto trainante sull'economia e sull'occupazione: elemento non certo marginale in una fase come questa, in cui si parla tanto della necessità di passare finalmente dal rigore di bilancio alla crescita congiunturale.

L'altro importante capitolo in cui il ministro vorrebbe incanalare le maggiori risorse di chiede la disponibilità è quello che lei stessa definisce “un esercito di nuovi insegnanti”. Queste parole ricalcano una celebre espressione contenuta in un messaggio che Victor Hugo indirizzò “al gran popolo d'Italia”. Nella lettera, inviata al suo editore italiano che pubblicava la traduzione dei Misérables, lo scrittore francese chiedeva “dov'è il vostro esercito di maestri di scuola, il solo che la civilizzazione riconosca?... Forse che nella patria di Dante e Michelangelo sanno leggere tutti?” Hugo si riferiva al desolante tasso di analfabetismo dell'Italia appena unificata. Un secolo e mezzo più tardi il ministro Carrozza intende, con il suo esercito d'insegnanti, semplicemente rinnovare la scuola pubblica.

Ancora non è stato specificato come l'ambizioso obiettivo potrebbe essere raggiunto. Probabilmente il ministro, forte della sua esperienza di docente in un  istituto d''eccellenza come la scuola Sant'Anna di Pisa, pensa a diffusi programmi di formazione e di aggiornamento. I “nuovi insegnanti” dovrebbero essere sia i docenti che gradualmente entreranno in organico (con i concorsi, o la regolarizzazione dei precari), sia l'attuale corpo docente, impegnato ad adeguare le proprie competenze alle esigenze di un mondo che cambia rapidamente. Il nuovo docente dovrebbe essere una figura professionale dall'immagine corretta: con un prestigio sociale e un trattamento economico finalmente adeguati alla delicatezza della loro missione.

                                                          l. v. 
                                         

    


                                                  

 
 

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