Maria
Chiara Carrozza, succeduta a Francesco Profumo al
ministero dell'istruzione, chiede che una maggiore
quantità di risorse venga destinata al sistema educativo
- Indica una doppia priorità: un'edilizia in gran parte
da risanare per la sicurezza di alunni e insegnanti, e
ciò che definisce “un esercito di nuovi insegnanti” -
Si tratta in pratica d'invertire la tendenza che ha fin
qui sacrificato anche la scuola sull'altare del rigore di
bilancio
Riuscirà
Maria Chiara Carrozza a convincere il governo bipartisan di
cui fa parte? Docente di bioingegneria industriale alla
scuola superiore Sant'Anna di Pisa, la prof, Carrozza è
stata chiamata a dirigere il ministero dell'istruzione,
università e ricerca nel governo “di larghe intese”
guidato da Enrico Letta. E in una delle sue prime
dichiarazioni pubbliche ha messo le mani avanti: più fondi
per la scuola o me ne vado. Testualmente: “O ci sono
margini per un reinvestimento nella scuola pubblica o smetto
di fare il ministro dell'istruzione”. L'esternazione è
stata salutata come una novità: gli ultimi predecessori
dell'attuale ministro non avevano mai posto la questione in
termini così ultimativi. Si limitavano a prendere atto
delle ristrettezze di bilancio e ad adeguare la loro
gestione ai severi limiti di spesa.
Il
ministro Carrozza spiega anche come li spenderebbe, i fondi
più consistenti che richiede. Prima di tutto nell'edilizia
scolastica. Si sa che moltissimi fra gli edifici che
ospitano le nostre scuole sono vecchi, a volte addirittura
fatiscenti, molto spesso privi di strutture antisismiche
nelle aree più soggette a terremoti. Il problema ha dunque
carattere di urgenza, si tratta di mettere in sicurezza gli
edifici nei quali i nostri ragazzi passano le ore di
lezione. Si fa anche notare che un vasto programma
d'interventi nell'edilizia scolastica avrebbe un effetto
trainante sull'economia e sull'occupazione: elemento non
certo marginale in una fase come questa, in cui si parla
tanto della necessità di passare finalmente dal rigore di
bilancio alla crescita congiunturale.
L'altro
importante capitolo in cui il ministro vorrebbe incanalare
le maggiori risorse di chiede la disponibilità è quello
che lei stessa definisce “un esercito di nuovi
insegnanti”. Queste parole ricalcano una celebre
espressione contenuta in un messaggio che Victor Hugo
indirizzò “al gran popolo d'Italia”. Nella lettera,
inviata al suo editore italiano che pubblicava la traduzione
dei Misérables, lo scrittore francese chiedeva
“dov'è il vostro esercito di maestri di scuola, il solo
che la civilizzazione riconosca?... Forse che nella patria
di Dante e Michelangelo sanno leggere tutti?” Hugo si
riferiva al desolante tasso di analfabetismo dell'Italia
appena unificata. Un secolo e mezzo più tardi il ministro
Carrozza intende, con il suo esercito d'insegnanti,
semplicemente rinnovare la scuola pubblica.
Ancora non è stato specificato come l'ambizioso
obiettivo potrebbe essere raggiunto. Probabilmente il
ministro, forte della sua esperienza di docente in un
istituto d''eccellenza come la scuola Sant'Anna di
Pisa, pensa a diffusi programmi di formazione e di
aggiornamento. I “nuovi insegnanti” dovrebbero essere
sia i docenti che gradualmente entreranno in organico (con i
concorsi, o la regolarizzazione dei precari), sia l'attuale
corpo docente, impegnato ad adeguare le proprie competenze
alle esigenze di un mondo che cambia rapidamente. Il nuovo
docente dovrebbe essere una figura professionale
dall'immagine corretta: con un prestigio sociale e un
trattamento economico finalmente adeguati alla delicatezza
della loro missione.
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l. v.
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