Contrariamente
a quanto molti credono, esporre i bambini a varie
esperienze linguistiche non crea confusione: al contrario
aiuta a sviluppare anche la familiarità con la lingua
materna – Inoltre l'apprendimento dell'altro idioma è
facilitato dal fatto che avviene direttamente, senza
alcuna mediazione – Ma è importante che il processo
investa tutte le interfacce del bambino con il mondo, a
cominciare dalla dimensione ludica
"Aprire la mente dei bambini al
multilinguismo e a culture diverse è un esercizio
estremamente valido di per sé, in quanto rafforza lo
sviluppo individuale e sociale dei bambini e aumenta la loro
capacità di esprimere empatia verso gli altri.",
questa l'apertura del "
Documento di lavoro dei servizi della commissione"
redatto in seguito all'incontro della Commissione Europea,
settore istruzione e formazione (Bruxelles, 7.7.2011).
Nell'ambito della medesima conferenza è stato evidenziato
come il plurilinguismo infantile incoraggi l'abilità
espressiva e comunicativa in genere, oltre ad aiutare lo
sviluppo della capacità di concentrazione. Pare inoltre
essere molto costruttivo il fatto che proprio nel periodo di
graduale presa di coscienza dei propri valori culturali un
bambino entri in contatto con un'altra lingua e quindi con
un altro universo culturale. Questo evidentemente spinge
verso una certa apertura nei confronti del diverso ed una
marcata facilità nel confrontarsi con situazioni nuove o
estranee.
Una
credenza relativamente diffusa ritrae però bambini confusi
e linguisticamente rallentati dall'esposizione a più di una
lingua. Gli studiosi dimostrano che se il contesto è sereno
questo non accade e che, al contrario, l'apprendimento di
una seconda lingua accresce la proprietà d'uso e la
coscienza della lingua madre. I risultati dell'esposizione a
una lingua e dell'apprendimento della stessa dipendono da
una serie di fattori che vanno dall'età e dalla frequenza
fino a parametri più sottili quali ad esempio il
coinvolgimento emotivo e le predisposizioni intellettive.
Qualora per esempio la propria comunità avesse un'immagine
negativa della seconda lingua e di coloro che la parlano,
l'apprendimento è dimostrato essere molto più complesso e
faticoso. Un celebre esempio di questo fenomeno riguarda i
bambini indiani e la loro difficoltà nell'imparare
l'inglese.
Quale
l'età, quale i metodi migliori? Pare che, nei casi in cui
una seconda lingua venga almeno parzialmente appresa entro i
primi 7/8 anni di vita, il bambino abbia la possibilità di
accedere a dei sub-sistemi neuronali per via diretta, senza
perciò che le informazioni ricevute nella seconda lingua
passino per un sistema di traduzione prima di essere
elaborate. L'apprendimento della seconda lingua seguirà
pertanto un processo molto simile a quello della prima, un
processo per il quale il rapporto tra le parole della lingua
in questione ed il bacino concettuale del bambino è diretto
e non passa tramite la mediazione della lingua madre. Un
simile risultato è comunque raggiungibile anche da un
adulto nei casi in cui l'esposizione a stimoli nella seconda
lingua sia molto significativa.
Il
metodo migliore per l'apprendimento di una lingua è
certamente quello in grado di coinvolgere più
"campi" possibili e di passare attraverso più
sentieri neuronali possibili. Il coinvolgimento emotivo pare
essere una discriminante importante nel determinare il
successo dell'apprendimento, è pertanto fondamentale che a
scuola la lingua sia utilizzata anche in situazioni di gioco
o che venga essa stessa trasformata in pretesto di gioco.
Specie in età infantile, quando l'apprendimento avviene in
primo luogo nel campo delle conoscenze linguistiche e
pragmatiche (a differenza di ciò che accade all'adulto, che
non può che approcciare la lingua, almeno inizialmente, dal
punto di vista meta-linguistico).
La lingua va dunque appresa giocando, con la stessa
dedizione interessata, curiosa e spontanea con la quale i
piccoli si rivolgono al gioco; dedizione ed entusiasmo che
dovrebbero essere rispettati e conservati con cura perché
possano accogliere anche tutti gli altri insegnamenti, della
scuola e del mondo.
-
Laura Venturi
-
|