FOGLIO LAPIS - GIUGNO - 2011

 
 

Storia di una riscoperta dell’America a partire dai deserti del Far West – Qui si parla di foche arruolate in marina e di oche dall’orientamento molto più sicuro di quel certo Colombo di mezzo millennio fa – Non è forse colpa sua se i soli veri americani vengono chiamati indiani? – Come se non bastasse averli infettati con i germi del vaiolo – Arizona, il luogo dove s’incontrano la Terra e la Luna

 

Se sei una formica, in America ti vengono i polmoni di un elefante… Viaggiare in Italia a confronto è come viaggiare in un ditale.

L'8 Maggio sono in California. Festeggio la Festa della Mamma, meglio, di "Mamma Oca", come la chiamano a Hollywood, in casa di Toni e Scilla Cariddi, come li chiamo io: due ebrei americani che esistono realmente. Sono Tony e Sheila Sauber (significa "puliti"), di origine tedesca. Amano Israele non tanto come estensione territoriale ma soprattutto come "contaminazione spirituale".

Il primo Maggio mi coglie di sorpresa a Monterey, ospite della scuola "Robert Louis Stevenson", autore dello strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde. Henry Jekyll: dottore in medicina. Edward Hyde: alter ego malvagio di Jekyll. A notte fonda arriva la sorpresa. L'operazione Geronimo è riuscita! Osama bin Laden, il genio del Male, è stato tolto di mezzo. Hyde è fuori di sé. Chiama al telefono Jekyll:

Seal!... le foche? Avete usato le foche?!... Noi abbiamo provato con i pinguini, ma non ha funzionato…

Seal, pongo questo "sigillo" per iniziare…

Sono partita da Francoforte agli inizi di aprile, sono rientrata in Germania a metà maggio, attirata dall'Arizona, zona arida e immensa…

– Mamma Oca, sei un'oca… Ti comporti come un'oca!

– Ma certo! Ma… incerto! Lo so… E allora! Le oche della Siberia si alzano in volo, si portano in alto in alto a diecimila metri e ppassa, sorvolano l'Everest e atterrano in India. Ma nessuno di loro crede che sia l'America come accadde a un colombo!

Io, nel 2011, scopro l'America partendo dall'Arizona.

– E no! – mi dicono tutti: – Non puoi: è stata già scoperta nel 1492.

– Embè? Sono due scoperte completamente diverse. Io scopro l'America di 500 anni dopo… Perché non potrei farlo? Chi l'ha detto che scoperte così grandi non si possono dividere?... Il mondo non è poi così immenso da poterlo sprecare così… E così, in aprile, io vado a coprire l'America.

– E Colombo? – mi dicono tutti.

– Ancora con questo Colombo?... Le nostre sono due scoperte diverse, autonome. Lui, per dire, ha scoperto gli Indiani (che adesso, fra l'altro, non ci sono più) e io, infatti, questi glieli lascio, non glieli tocco. Ma quando è andato lui, per dire, il grande acquario con le foche di Monterey non c'era, e questo lo scopro io. Si fa un po' per uno… E le patate? Lui le ha scoperte, certo, ma quelle gialle. Io, infatti, quando inciamperò in quelle gialle, farò finta di non vederle. Ma le patate nere? Le scopro io, le patate nere americane, nere fuori e nere dentro… "buonissime" dice mia sorella, che anche lei l'America l'ha scoperta nel 1976. poi, a Monterey, entri in una stanza, e vedi il fondo del mare. Colombo, questo, non l'ha saluto fare. E, comunque, a Colombo chi gliel'ha dato il permesso di scoprire l'America?... Perché proprio lui, su tutti noi, passati e futuri?... Guarda che è una bella prepotenza! Dice che è stata la regina di Spagna. Sì, va bene, una regina, ma solo di Spagna, mica di tutto il mondo! O il re del tempo che ci vuole anche il permesso per scoperte così, perché queste sono mosse grossissime, epocali, che tagliano fuori anche i posteri. Ma io no, io non ci sto. Quest'anno riscopro l'America. Il mese prossimo intendo anche inventare la ruota e stampare la prima Bibbia…

Non vi ho raccontato l'Arizona… Ecco, sono già stufa. Perché l'Arizona è così, ti stufa: deserto deserto e deserto. Ma non di quello bello tutto dune, sabbia bionda e Lawrence d'Arabia. Qui solo sassi e sterpi, sterpi e sassi. Viaggi per centinaia di chilometri e ti sembra di stare fermo: il paesaggio è una fotografia. Dopo tre giorni così, dici: non ci credo, dai, è uno scherzo! E con le unghie cerchi di staccare dal finestrino quella foto di sassi e sterpi che qualcuno ti ha carognescamente attaccato sopra. Però non si stacca. Ma tu continui a non crederci, e dici: ferma un po' qui, che devo scendere a controllare una robina. E così scendi, e non è che aprendo la portiera con la foto dei sassi e degli sterpi dietro appare (scherzetto!!!) un magnifico, normale mondo verde e azzurro con collinette, alberi, uccellini e acqua. No, lo scenario è proprio quello: un infinito piattume pieno di sassi e sterpi, sterpi e sassi. E chi abita in questo incubo di sassi e sterpi?... Indovinate! Gli indiani. Proprio… o c'è qualche fesso che credeva che ci stessero i bianchi?...

È andata così. Dopo averli sterminati a fucilate, avergli portato via tutto… eccetera eccetera, questa storia qui la sappiamo tutti e non ve la riracconto. Vela tutto!... I buoni che avevano vinto dovevano pur sistemare da qualche parte i cattivi che avevano perso… Pensa, pensa, gli viene in mente l'Arizona: dall'inglese Arid Zone: Zona Arida, e infatti sul fondovalle non c'è acqua, nemmeno per fare il bagnetto a una pulce. Il paesaggio è quello ridente descritto sopra: splende sempre un gigantesco sole atomico, e non è che non ci sono alberi sotto cui riposarsi. È che non c'è UN SOLO albero cotto cui ripararsi. Di notte, in compenso, si crepa di freddo. Insomma, una bella vita allegra… Adesso vado avanti. Ma prima una piccola notizia che magari non tutti sanno, perché nei film con John Wayne non mi pare che i registi l'abbiano sottolineata. A un certo punto, per aiutarli, quando ormai li avevano già massacrati, i bianchi hanno regalato agli indiani delle coperte per riscaldarsi. Coperte infettate con i germi del vaiolo.

MA…

Ah! Ah! Ah!

Occhio qui, perché c'è un MA grande come una casa.

Nella vita c'è sempre un MA…

MA, dicevo, Sant Juan fa minga ingann! E così, salta fuori decenni dopo? Che SOPRA la terra data agli indiani fa schifo, ma SOTTO ci sono tonnellate di petrolio, oro e uranio… Tiè!

Poi, di colpo, colpo di scena!

Perché l'Arizona non è mica scema. Lo sa anche lei che se continua così co' 'sti cazzi di sassi e sterpi, uno gira la macchina, torna in California e, prima dà fuoco alla cartina, poi prende una lametta e la gratta via dal mappamondo e, alla fine, scrive a Obama per lamentarsi.

Infatti, se resisti, è in Arizona che vedi alcune delle cose più stupende di questo viaggio nel West:

il Grand Canyon, per esempio, che qui nessuno lo dice, ma è chiarissimo che è un pezzo di luna piombato giù.

E, a proposito di piombare giù, il baratro lasciato dal meteorite che ha scelto proprio l'Arizona – ma guarda! Sarà che i sassi dell'universo vengono a piazzarsi qui? – per sfracellarsi formando un cratere largo più di un chilometro, 50 mila anni dopo, è ancora lì implacabile a ricordarci che siamo formiche.

E poi in Arizona c'è la Monument Valley, che è un paradosso geografico: una pianura superpiatta in cui, così, senza un perché, all'improvviso si erge una montagna. Attorno il nulla. Non le colline che preannunciano i monti, non pendici di monti, non strade in salita, non un negozietto che vende orologi a cucù, niente. Montagne piazzate lì come se fossero cadute dal cielo. Una qua, una là, appoggiate nel deserto. Molto sconcertante. Come se in piazza Duomo a Milano ci fosse il Passo Pordoi.

Ma in Arizona c'è anche la cosa più bella di tutte: il Deserto Dipinto. Fate conto, il solito scenario: piattume sassoso e sterposo. Di colpo, appaiono le montagne inspiegabili. Ma non basta: queste sono colorate. Strati gialli, violetti, grigi, azzurri, verdi, crema, rossi, meravigliosi strati di rocce colorate sovrapposte. Fra una montagna e l'altra, un deserto chiaro di terra morbida, elastica, una sorta di borotalco gommoso su cui sembra di rimbalzare. Un silenzio abissale. Un incanto, come nelle favole. Come sulla luna. Mi sono messa a correre, non riuscivo a fermarmi. La terra prima mi sprofondava e poi mi rimbalzava. Ho pensato: sono sabbie mobili, semi solide.

Mi sono buttata a braccia aperte contro la base di una montagna dipinta: mi ha accolto sbriciolandosi in uno sbuffo di sabbia violetta. Mi sono girata, e ho ripreso a correre in quello spazio assurdo, enorme, morbido, muto. Poi ho riallargato le braccia e mi sono lasciata cadere per terra… Puff! – ha fatto il deserto, e contro l'azzurro del cielo si è alzata della polvere rossa. All'orizzonte, una montagna a righe viola. Dall'altra parte, una gialla e celeste… "Sono sulla luna", ho pensato: "È per questo che corro tanto senza fare fatica". Mi sono alzata e ho ripreso a correre. Ho corso come una pazza: a cerchi, a esse, a diagonali: le direzioni in quel paesaggio delirante non hanno senso. Poi sono tornata sulla terra. Mi sono seduta in macchina e l'asfalto, il nord, il sopra e il sotto, la forza di gravità… tutti i limiti terrestri ci hanno ripreso in consegna. Siamo spariti.

Mentre il motore rompeva il silenzio, mi sono ricordata di quella volta in cui ho portato il mio cane in spiaggia. Non aveva mai visto il mare. Si è messo a correre in tutte le direzioni: scartava, derapava, si avvitava, accelerava, decelerava, saltava, si tuffava…

"Ecco", ho pensato: "oggi ho corso come corrono i cani".

 

 

                                          Filippo Nibbi

 

 

Nota

Non so se scrivendo ho corso troppo dietro al cane indiano di Keith Haring conosciuto nel globo. Forse ho fatto un ricorso. Come è vero che un capo indiano, un sosia di Geronimo, appena dopo porto, tornò a riprendersi il suo cane e scoprì. Gli spari erano finiti, e quel cane era vivo.

Altra nota

Sea significa mare, air significa aria, land significa terra… Seal! È il corpo speciale che ha tolto di mezzo Osama bin Laden. Seal significa foca e sigillo.

Come mai gli interessi si saldano, e i sentimenti dissociano?

                                                                                                

    


                                                  

 
 

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