Storia
di una riscoperta dell’America a partire dai deserti del
Far West – Qui si parla di foche arruolate in marina e
di oche dall’orientamento molto più sicuro di quel
certo Colombo di mezzo millennio fa – Non è forse colpa
sua se i soli veri americani vengono chiamati indiani? –
Come se non bastasse averli infettati con i germi del
vaiolo – Arizona, il luogo dove s’incontrano la Terra
e la Luna
Se
sei una formica, in America ti vengono i polmoni di un
elefante… Viaggiare in Italia a confronto è come
viaggiare in un ditale.
L'8
Maggio sono in California. Festeggio la Festa della Mamma,
meglio, di "Mamma Oca", come la chiamano a
Hollywood, in casa di Toni e Scilla Cariddi, come li chiamo
io: due ebrei americani che esistono realmente. Sono Tony e
Sheila Sauber (significa "puliti"), di origine
tedesca. Amano Israele non tanto come estensione
territoriale ma soprattutto come "contaminazione
spirituale".
Il
primo Maggio mi coglie di sorpresa a Monterey, ospite della
scuola "Robert Louis Stevenson", autore dello
strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde. Henry
Jekyll: dottore in medicina. Edward Hyde: alter ego malvagio di Jekyll. A notte fonda arriva la sorpresa.
L'operazione Geronimo
è riuscita! Osama bin Laden, il genio del Male, è stato
tolto di mezzo. Hyde è fuori di sé. Chiama al telefono
Jekyll:
–
Seal!... le foche?
Avete usato le foche?!... Noi abbiamo provato con i
pinguini, ma non ha funzionato…
Seal,
pongo questo "sigillo" per iniziare…
Sono
partita da Francoforte agli inizi di aprile, sono rientrata
in Germania a metà maggio, attirata dall'Arizona, zona
arida e immensa…
–
Mamma Oca, sei un'oca… Ti comporti come un'oca!
–
Ma certo! Ma… incerto! Lo so… E allora! Le oche della
Siberia si alzano in volo, si portano in alto in alto a
diecimila metri e ppassa,
sorvolano l'Everest e atterrano in India. Ma nessuno di loro
crede che sia l'America come accadde a un colombo!
Io,
nel 2011, scopro l'America partendo dall'Arizona.
–
E no! – mi dicono tutti: – Non puoi: è stata già
scoperta nel 1492.
–
Embè? Sono due scoperte completamente diverse. Io scopro
l'America di 500 anni dopo… Perché non potrei farlo? Chi
l'ha detto che scoperte così grandi non si possono
dividere?... Il mondo non è poi così immenso da poterlo
sprecare così… E così, in aprile, io vado a coprire
l'America.
–
E Colombo? – mi dicono tutti.
–
Ancora con questo Colombo?... Le nostre sono due scoperte
diverse, autonome. Lui, per dire, ha scoperto gli Indiani
(che adesso, fra l'altro, non ci sono più) e io, infatti,
questi glieli lascio, non glieli tocco. Ma quando è andato
lui, per dire, il grande acquario con le foche di Monterey
non c'era, e questo lo scopro io. Si fa un po' per uno… E
le patate? Lui le ha scoperte, certo, ma quelle gialle. Io,
infatti, quando inciamperò in quelle gialle, farò finta di
non vederle. Ma le patate nere? Le scopro io, le patate nere
americane, nere fuori e nere dentro…
"buonissime" dice mia sorella, che anche lei
l'America l'ha scoperta nel 1976. poi, a Monterey, entri in
una stanza, e vedi il fondo del mare. Colombo, questo, non
l'ha saluto fare. E, comunque, a Colombo chi gliel'ha dato
il permesso di scoprire l'America?... Perché proprio lui,
su tutti noi, passati e futuri?... Guarda che è una bella
prepotenza! Dice che è stata la regina di Spagna. Sì, va
bene, una regina, ma solo di Spagna, mica di tutto il mondo!
O il re del tempo che ci vuole anche il permesso per
scoperte così, perché queste sono mosse grossissime,
epocali, che tagliano fuori anche i posteri. Ma io no, io
non ci sto. Quest'anno riscopro l'America. Il mese prossimo
intendo anche inventare la ruota e stampare la prima
Bibbia…
Non
vi ho raccontato l'Arizona… Ecco, sono già stufa. Perché
l'Arizona è così, ti stufa: deserto deserto e deserto. Ma
non di quello bello tutto dune, sabbia bionda e Lawrence
d'Arabia. Qui solo sassi e sterpi, sterpi e sassi. Viaggi
per centinaia di chilometri e ti sembra di stare fermo: il
paesaggio è una fotografia. Dopo tre giorni così, dici:
non ci credo, dai, è uno scherzo! E con le unghie cerchi di
staccare dal finestrino quella foto di sassi e sterpi che
qualcuno ti ha carognescamente attaccato sopra. Però non si
stacca. Ma tu continui a non crederci, e dici: ferma un po'
qui, che devo scendere a controllare una robina. E così
scendi, e non è che aprendo la portiera con la foto dei
sassi e degli sterpi dietro appare (scherzetto!!!) un
magnifico, normale mondo verde e azzurro con collinette,
alberi, uccellini e acqua. No, lo scenario è proprio
quello: un infinito piattume pieno di sassi e sterpi, sterpi
e sassi. E chi abita in questo incubo di sassi e sterpi?...
Indovinate! Gli indiani. Proprio… o c'è qualche fesso che
credeva che ci stessero i bianchi?...
È
andata così. Dopo averli sterminati a fucilate, avergli
portato via tutto… eccetera eccetera, questa storia qui la
sappiamo tutti e non ve
la riracconto. Vela
tutto!... I buoni che avevano vinto dovevano pur
sistemare da qualche parte i cattivi che avevano perso…
Pensa, pensa, gli viene in mente l'Arizona: dall'inglese Arid Zone: Zona Arida, e infatti sul fondovalle non c'è acqua,
nemmeno per fare il bagnetto a una pulce. Il paesaggio è
quello ridente descritto sopra: splende sempre un gigantesco
sole atomico, e non è che non ci sono alberi sotto cui
riposarsi. È che non c'è UN SOLO albero cotto cui
ripararsi. Di notte, in compenso, si crepa di freddo.
Insomma, una bella vita allegra… Adesso vado avanti. Ma
prima una piccola notizia che magari non tutti sanno, perché
nei film con John Wayne non mi pare che i registi l'abbiano
sottolineata. A un certo punto, per aiutarli, quando ormai
li avevano già massacrati, i bianchi hanno regalato agli
indiani delle coperte per riscaldarsi. Coperte infettate con
i germi del vaiolo.
MA…
Ah!
Ah! Ah!
Occhio
qui, perché c'è un MA grande come una casa.
Nella
vita c'è sempre un MA…
MA,
dicevo, Sant Juan fa minga ingann! E così, salta fuori
decenni dopo? Che SOPRA la terra data agli indiani fa
schifo, ma SOTTO ci sono tonnellate di petrolio, oro e
uranio… Tiè!
Poi,
di colpo, colpo di scena!
Perché
l'Arizona non è mica scema. Lo sa anche lei che se continua
così co' 'sti cazzi di sassi e sterpi, uno gira la
macchina, torna in California e, prima dà fuoco alla
cartina, poi prende una lametta e la gratta via dal
mappamondo e, alla fine, scrive a Obama per lamentarsi.
Infatti,
se resisti, è in Arizona che vedi alcune delle cose più
stupende di questo viaggio nel West:
il
Grand Canyon, per esempio, che qui nessuno lo dice, ma è
chiarissimo che è un pezzo di luna piombato giù.
E,
a proposito di piombare giù, il baratro lasciato dal
meteorite che ha scelto proprio l'Arizona – ma guarda! Sarà
che i sassi dell'universo vengono a piazzarsi qui? – per
sfracellarsi formando un cratere largo più di un
chilometro, 50 mila anni dopo, è ancora lì implacabile a
ricordarci che siamo formiche.
E
poi in Arizona c'è la Monument Valley, che è un paradosso
geografico: una pianura superpiatta in cui, così, senza un
perché, all'improvviso si erge una montagna. Attorno il
nulla. Non le colline che preannunciano i monti, non pendici
di monti, non strade in salita, non un negozietto che vende
orologi a cucù, niente. Montagne piazzate lì come se
fossero cadute dal cielo. Una qua, una là, appoggiate nel
deserto. Molto sconcertante. Come se in piazza Duomo a
Milano ci fosse il Passo Pordoi.
Ma
in Arizona c'è anche la cosa più bella di tutte: il
Deserto Dipinto. Fate conto, il solito scenario: piattume
sassoso e sterposo. Di colpo, appaiono le montagne
inspiegabili. Ma non basta: queste sono colorate. Strati
gialli, violetti, grigi, azzurri, verdi, crema, rossi,
meravigliosi strati di rocce colorate sovrapposte. Fra una
montagna e l'altra, un deserto chiaro di terra morbida,
elastica, una sorta di borotalco gommoso su cui sembra di
rimbalzare. Un silenzio abissale. Un incanto, come nelle
favole. Come sulla luna. Mi sono messa a correre, non
riuscivo a fermarmi. La terra prima mi sprofondava e poi mi
rimbalzava. Ho pensato: sono sabbie mobili, semi solide.
Mi
sono buttata a braccia aperte contro la base di una montagna
dipinta: mi ha accolto sbriciolandosi in uno sbuffo di
sabbia violetta. Mi sono girata, e ho ripreso a correre in
quello spazio assurdo, enorme, morbido, muto. Poi ho
riallargato le braccia e mi sono lasciata cadere per
terra… Puff! – ha fatto il deserto, e contro l'azzurro
del cielo si è alzata della polvere rossa. All'orizzonte,
una montagna a righe viola. Dall'altra parte, una gialla e
celeste… "Sono sulla luna", ho pensato: "È
per questo che corro tanto senza fare fatica". Mi sono
alzata e ho ripreso a correre. Ho corso come una pazza: a
cerchi, a esse, a diagonali: le direzioni in quel paesaggio
delirante non hanno senso. Poi sono tornata sulla terra. Mi
sono seduta in macchina e l'asfalto, il nord, il sopra e il
sotto, la forza di gravità… tutti i limiti terrestri ci
hanno ripreso in consegna. Siamo spariti.
Mentre
il motore rompeva il silenzio, mi sono ricordata di quella
volta in cui ho portato il mio cane in spiaggia. Non aveva
mai visto il mare. Si è messo a correre in tutte le
direzioni: scartava, derapava, si avvitava, accelerava,
decelerava, saltava, si tuffava…
"Ecco",
ho pensato: "oggi ho corso come corrono i cani".
Filippo Nibbi
Nota
Non
so se scrivendo ho corso troppo dietro al cane indiano di
Keith Haring conosciuto nel globo. Forse ho fatto un
ricorso. Come è vero che un capo indiano, un sosia di
Geronimo, appena dopo porto, tornò a riprendersi il suo
cane e scoprì. Gli spari erano finiti, e quel cane era
vivo.
Altra
nota
Sea
significa mare, air
significa aria, land
significa terra… Seal!
È il corpo speciale che ha tolto di mezzo Osama bin Laden. Seal
significa foca e sigillo.
Come
mai gli interessi si saldano, e i sentimenti dissociano?
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