Un
voto a maggioranza del Board of Education, l’organo che
governa la scuola nel sistema federale americano, ha
varato una controversa riforma del curriculum di storia e
scienze sociali – Permeato di fondamentalismo cristiano,
il documento contesta le basi illuministiche della
democrazia americana, arrivando a negare che i Padri
fondatori volessero la separazione fra Chiesa e Stato –
Il problema è aggravato dal fatto che le scelte del Texas
sono prese a modello da numerosi Stati minori
Si può facilmente immaginare che Thomas Jefferson, il
terzo presidente degli Stati Uniti dopo George Washington e
John Adams, il principale estensore della dichiarazione
d’indipendenza, l’illuminato uomo di cultura la cui
immagine bonaria sorride dalle rare banconote da due
dollari, si stia rivoltando nella tomba. Una recente
decisione del Texas Board of Education, l’organo statale
incaricato della gestione della scuola nel secondo Stato
dell’Unione per popolazione, ha rivoluzionato il
curriculum dell’insegnamento di storia e scienze sociali
nelle scuole primarie e secondarie, frequentate da cinque
milioni di ragazzi. Anzi, meglio che una rivoluzione quella
voluta dalle autorità scolastiche texane è una
controrivoluzione, animata da una furente ostilità verso lo
Stato laico e progressista che i Padri fondatori
consegnarono alla storia dell’umanità.
Il documento è stato votato a maggioranza: nove voti
contro cinque. La linea prevalsa aderisce alle linee del più
reazionario fondamentalismo cristiano, quello che si trova
in difficoltà persino davanti alla parola democrazia, tanto
cara a Jefferson. Ai ragazzi delle scuole texane gli Stati
Uniti d’America non dovranno essere più presentati come
democrazia, termine dai risvolti che evidentemente sono
considerati pericolosi, ma come repubblica costituzionale.
Inoltre non è vero, secondo loro, che i Padri fondatori
abbiano sancito la separazione fra Stato e Chiesa. Esiste un
emendamento che vieta allo Stato di legiferare in modo da
imporre o impedire pratiche religiose? È vero, ma questa
norma non va letta come fanno quelli di sinistra: non
contiene affatto secondo gli oltranzisti cristiani il
principio della separazione. Qualcuno potrebbe chiedere a
questi crociati dell’integralismo
se ritengano che anche Cristo sia stato frainteso,
quando parlava di dare a Cesare quel che è di Cesare…
Del resto anche altri termini si vorrebbero
correggere. Per esempio capitalismo, parola dalle
inquietanti assonanze marxiste: meglio parlare di economia
di mercato, di libera iniziativa. È inoltre necessario
insegnare ai ragazzi che l’Organizzazione delle Nazioni
Unite (ahimè, ce l’hanno proprio in casa…) danneggia
gli interessi nazionali e indebolisce il dollaro. E se
l’Olimpo dei grandi americani vede scomparire il povero
Jefferson, si arricchisce in compenso della luminosa figura
di Joseph McCarthy, il senatore che all’indomani della
seconda guerra mondiale scatenò la caccia alle streghe
comuniste, prendendosela con personaggi come Charlie Chaplin,
Leonard Bernstein o Dashiel Hammett. Stava per passare anche
una revisione dell’atteggiamento nei confronti della
schiavitù, ma a questo punto c’è stata una reazione di
disgusto persino all’interno del fronte fondamentalista e
almeno questo i ragazzi texani non se lo sentiranno dire,
che il lavoro degli schiavi, in fondo…
Il voto del Texas Board of Education ha provocato
aspre reazioni non soltanto nello Stato della stella
solitaria, dove si sottolinea che gli insegnanti sono tenuti
a adeguarsi alle linee curricolari pena il licenziamento, ma
anche nell’intera Unione. Si fa notare infatti che molti
Stati minori adeguano i loro programmi a quelli texani, e
che quindi l’esempio rischia di allargarsi a macchia
d’olio. Questa polemica segue un altro accanito dibattito,
acceso dalla pretesa di cancellare la teoria evoluzionista
dall’insegnamento delle scienze, sostituendola con un
creazionismo di letterale ispirazione biblica. Una posizione
dalla quale lo stesso Vaticano ha cominciato a prendere le
distanze. Gli osservatori più distaccati interpretano
questi tentativi di ritorno al passato come il riflesso
istintivo di una società instabile e spaventata: un
fenomeno che certo non si limita agli Stati Uniti. Ma se
queste visioni entrano nel circuito educativo, c’è
davvero da chiedersi che cosa ci riserbi il futuro.
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a. v.
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