FOGLIO LAPIS - GIUGNO - 2010

 
 

Un voto a maggioranza del Board of Education, l’organo che governa la scuola nel sistema federale americano, ha varato una controversa riforma del curriculum di storia e scienze sociali – Permeato di fondamentalismo cristiano, il documento contesta le basi illuministiche della democrazia americana, arrivando a negare che i Padri fondatori volessero la separazione fra Chiesa e Stato – Il problema è aggravato dal fatto che le scelte del Texas sono prese a modello da numerosi Stati minori

 

Si può facilmente immaginare che Thomas Jefferson, il terzo presidente degli Stati Uniti dopo George Washington e John Adams, il principale estensore della dichiarazione d’indipendenza, l’illuminato uomo di cultura la cui immagine bonaria sorride dalle rare banconote da due dollari, si stia rivoltando nella tomba. Una recente decisione del Texas Board of Education, l’organo statale incaricato della gestione della scuola nel secondo Stato dell’Unione per popolazione, ha rivoluzionato il curriculum dell’insegnamento di storia e scienze sociali nelle scuole primarie e secondarie, frequentate da cinque milioni di ragazzi. Anzi, meglio che una rivoluzione quella voluta dalle autorità scolastiche texane è una controrivoluzione, animata da una furente ostilità verso lo Stato laico e progressista che i Padri fondatori consegnarono alla storia dell’umanità.

Il documento è stato votato a maggioranza: nove voti contro cinque. La linea prevalsa aderisce alle linee del più reazionario fondamentalismo cristiano, quello che si trova in difficoltà persino davanti alla parola democrazia, tanto cara a Jefferson. Ai ragazzi delle scuole texane gli Stati Uniti d’America non dovranno essere più presentati come democrazia, termine dai risvolti che evidentemente sono considerati pericolosi, ma come repubblica costituzionale. Inoltre non è vero, secondo loro, che i Padri fondatori abbiano sancito la separazione fra Stato e Chiesa. Esiste un emendamento che vieta allo Stato di legiferare in modo da imporre o impedire pratiche religiose? È vero, ma questa norma non va letta come fanno quelli di sinistra: non contiene affatto secondo gli oltranzisti cristiani il principio della separazione. Qualcuno potrebbe chiedere a questi crociati dell’integralismo  se ritengano che anche Cristo sia stato frainteso, quando parlava di dare a Cesare quel che è di Cesare…

Del resto anche altri termini si vorrebbero correggere. Per esempio capitalismo, parola dalle inquietanti assonanze marxiste: meglio parlare di economia di mercato, di libera iniziativa. È inoltre necessario insegnare ai ragazzi che l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ahimè, ce l’hanno proprio in casa…) danneggia gli interessi nazionali e indebolisce il dollaro. E se l’Olimpo dei grandi americani vede scomparire il povero Jefferson, si arricchisce in compenso della luminosa figura di Joseph McCarthy, il senatore che all’indomani della seconda guerra mondiale scatenò la caccia alle streghe comuniste, prendendosela con personaggi come Charlie Chaplin, Leonard Bernstein o Dashiel Hammett. Stava per passare anche una revisione dell’atteggiamento nei confronti della schiavitù, ma a questo punto c’è stata una reazione di disgusto persino all’interno del fronte fondamentalista e almeno questo i ragazzi texani non se lo sentiranno dire, che il lavoro degli schiavi, in fondo…

Il voto del Texas Board of Education ha provocato aspre reazioni non soltanto nello Stato della stella solitaria, dove si sottolinea che gli insegnanti sono tenuti a adeguarsi alle linee curricolari pena il licenziamento, ma anche nell’intera Unione. Si fa notare infatti che molti Stati minori adeguano i loro programmi a quelli texani, e che quindi l’esempio rischia di allargarsi a macchia d’olio. Questa polemica segue un altro accanito dibattito, acceso dalla pretesa di cancellare la teoria evoluzionista dall’insegnamento delle scienze, sostituendola con un creazionismo di letterale ispirazione biblica. Una posizione dalla quale lo stesso Vaticano ha cominciato a prendere le distanze. Gli osservatori più distaccati interpretano questi tentativi di ritorno al passato come il riflesso istintivo di una società instabile e spaventata: un fenomeno che certo non si limita agli Stati Uniti. Ma se queste visioni entrano nel circuito educativo, c’è davvero da chiedersi che cosa ci riserbi il futuro.

                                                          a. v. 
                                         

    


                                                  

 
 

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