FOGLIO LAPIS - GIUGNO - 2009

 
 

Fa discutere la proposta del ministro dell’educazione nazionale Xavier Darcos, fatta propria dal presidente Nicolas Sarkozy, per la prevenzione degli atti di violenza nelle scuole francesi – Vi è previsto il dispiegamento di una “forza mobile” appositamente addestrata, l’eventuale impiego di metal detectors e capi d’istituto autorizzati a perquisire gli allievi - Secondo numerose organizzazioni sindacali e rappresentanze dei genitori si tratta di sparate elettoralistiche, inattuabili e inefficaci

 

E se anche in Francia, come negli Stati Uniti, si diffondesse l’uso d’imporre ai ragazzi, al momento di entrare a scuola, il passaggio attraverso metal detectors? Il dettaglio è contenuto in un pacchetto di proposte elaborate dal ministro dell’educazione nazionale, Xavier Darcos, che ha già ricevuto l’autorevole avallo del presidente della repubblica Nicolas Sarkozy. Darcos suggerisce anche di abilitare giuridicamente i capi d’istituto e altri operatori della scuola a controllare il contenuto di cartelle e zainetti, propone infine l’istituzione di una “forza mobile” appositamente addestrata per prevenire e controllare la sicurezza negli edifici scolastici e nelle aree circostanti. Non una forza di polizia: non sarebbe infatti costituita da agenti provenienti dagli organici polizieschi, si tratterebbe invece di guardie giurate, abilitate a constatare reati, confiscare armi, effettuare perquisizioni. La forza mobile agirebbe in stretto contatto con i capi d’istituto, pronta a intervenire rapidamente su loro chiamata.

Come sempre capita sotto ogni latitudine quando si trattano temi di ordine pubblico, le reazioni a questa proposta si differenziano a seconda dell’opinione politica: da una parte la destra conservatrice, che facendosi portavoce dell’allarme sociale per i frequenti episodi di violenza applaude al rigore semmai considerandolo insufficiente, dall’altra la sinistra progressista che protesta per la violazione dei diritti e denuncia propositi di “militarizzazione” della scuola. Nelle scorse settimane le due principali organizzazioni di genitori degli alunni si sono riunite, a La Rochelle e a Saint-Étienne. Da queste riunioni è emersa appunto questa caratteristica cesura lungo il crinale ideologico.

La premessa di questo dibattito è il fenomeno in crescita del bullismo nelle scuole francesi, soprattutto quelle che hanno i loro bacini d’utenza nelle aree disagiate quali le periferie urbane, quelle banlieues in cui a più riprese, negli anni recenti, il malessere delle classi economicamente sfavorite e particolarmente colpite dalla crisi attuale è esploso in vere e proprie rivolte. Questo ha dato luogo a un allarme che, com’è tipico in questi casi, prima ancora che l’emarginazione sociale in quanto tale individua come bersaglio le comunità immigrate, statisticamente fornitrici del maggior numero di emarginati. Poiché la scuola è uno dei luoghi per eccellenza in cui i vari gruppi sociali entrano in contatto, il fenomeno vi ha fatto fatalmente breccia.

Di fronte a questo allarme, il governo francese ha deciso d’intervenire, affidando a Darcos il compito di preparare un piano di prevenzione, che risparmi almeno alle scuola il contagio della violenza. Ma la sua proposta incontra una quantità di critiche. Secondo Jean-Jacques Hazan, presidente di una delle organizzazioni che raggruppano i genitori, è inopportuno mescolare, nella figura del capo d’istituto, la funzione educatrice con compiti di polizia. E del resto alcune delle misure annunciate, a cominciare dalla perquisizione degli zaini, secondo Hazan sono inattuabili e inefficaci. Altri ritengono che il problema vada affrontato, più che con provvedimenti di controllo poliziesco, con uno sforzo pedagogico di persuasione. Questo è un tipico argomento di chi milita a sinistra, ma a queste belle parole l’opinione conservatrice ha buon gioco a rispondere: bellissima l’idea dello sforzo pedagogico, ma prima che questo produca i suoi effetti, non c erto prevedibili in tempo reale, bisognerà pure fare qualcosa…

 

                                                          l. v. 
                                         

    


                                                  

 
 

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