Fa
discutere la proposta del ministro dell’educazione
nazionale Xavier Darcos, fatta propria dal presidente
Nicolas Sarkozy, per la prevenzione degli atti di violenza
nelle scuole francesi – Vi è previsto il dispiegamento
di una “forza mobile” appositamente addestrata,
l’eventuale impiego di metal detectors e
capi d’istituto autorizzati a perquisire gli allievi -
Secondo numerose organizzazioni sindacali e rappresentanze
dei genitori si tratta di sparate elettoralistiche,
inattuabili e inefficaci
E se anche in Francia, come negli Stati Uniti, si
diffondesse l’uso d’imporre ai ragazzi, al momento di
entrare a scuola, il passaggio attraverso metal detectors?
Il dettaglio è contenuto in un pacchetto di proposte
elaborate dal ministro dell’educazione nazionale, Xavier
Darcos, che ha già ricevuto l’autorevole avallo del
presidente della repubblica Nicolas Sarkozy. Darcos
suggerisce anche di abilitare giuridicamente i capi
d’istituto e altri operatori della scuola a controllare il
contenuto di cartelle e zainetti, propone infine
l’istituzione di una “forza mobile” appositamente
addestrata per prevenire e controllare la sicurezza negli
edifici scolastici e nelle aree circostanti. Non una forza
di polizia: non sarebbe infatti costituita da agenti
provenienti dagli organici polizieschi, si tratterebbe
invece di guardie giurate, abilitate a constatare reati,
confiscare armi, effettuare perquisizioni. La forza mobile
agirebbe in stretto contatto con i capi d’istituto, pronta
a intervenire rapidamente su loro chiamata.
Come sempre capita sotto ogni latitudine quando si
trattano temi di ordine pubblico, le reazioni a questa
proposta si differenziano a seconda dell’opinione
politica: da una parte la destra conservatrice, che
facendosi portavoce dell’allarme sociale per i frequenti
episodi di violenza applaude al rigore semmai considerandolo
insufficiente, dall’altra la sinistra progressista che
protesta per la violazione dei diritti e denuncia propositi
di “militarizzazione” della scuola. Nelle scorse
settimane le due principali organizzazioni di genitori degli
alunni si sono riunite, a La Rochelle e a Saint-Étienne. Da
queste riunioni è emersa appunto questa caratteristica
cesura lungo il crinale ideologico.
La
premessa di questo dibattito è il fenomeno in crescita del
bullismo nelle scuole francesi, soprattutto quelle che hanno
i loro bacini d’utenza nelle aree disagiate quali le
periferie urbane, quelle banlieues in cui a più
riprese, negli anni recenti, il malessere delle classi
economicamente sfavorite e particolarmente colpite dalla
crisi attuale è esploso in vere e proprie rivolte. Questo
ha dato luogo a un allarme che, com’è tipico in questi
casi, prima ancora che l’emarginazione sociale in quanto
tale individua come bersaglio le comunità immigrate,
statisticamente fornitrici del maggior numero di emarginati.
Poiché la scuola è uno dei luoghi per eccellenza in cui i
vari gruppi sociali entrano in contatto, il fenomeno vi ha
fatto fatalmente breccia.
Di fronte a questo allarme, il governo francese ha
deciso d’intervenire, affidando a Darcos il compito di
preparare un piano di prevenzione, che risparmi almeno alle
scuola il contagio della violenza. Ma la sua proposta
incontra una quantità di critiche. Secondo Jean-Jacques
Hazan, presidente di una delle organizzazioni che
raggruppano i genitori, è inopportuno mescolare, nella
figura del capo d’istituto, la funzione educatrice con
compiti di polizia. E del resto alcune delle misure
annunciate, a cominciare dalla perquisizione degli zaini,
secondo Hazan sono inattuabili e inefficaci. Altri ritengono
che il problema vada affrontato, più che con provvedimenti
di controllo poliziesco, con uno sforzo pedagogico di
persuasione. Questo è un tipico argomento di chi milita a
sinistra, ma a queste belle parole l’opinione
conservatrice ha buon gioco a rispondere: bellissima
l’idea dello sforzo pedagogico, ma prima che questo
produca i suoi effetti, non c erto prevedibili in tempo
reale, bisognerà pure fare qualcosa…
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l. v.
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