Bisogna coniugare tradizione e innovazione, dice
Mariastella Gelmini ministro dell’istruzione,
università e ricerca – È con questo spirito, aggiunge,
che è stata elaborata la riforma dell’istruzione
liceale – Sono previsti sei istituti con dieci opzioni
– Si comincerà nell’anno scolastico 2010-11 con le
prime e seconde classi, per completare la transizione tre
anni più tardi – Fra le novità: i licei
musicali-coreutici e l’insegnamento in lingua straniera
di una delle materie non linguistiche
Inizialmente erano otto, ma poi si è preferito
trasformare in istituti il liceo economico e il tecnologico,
limitando così la cosiddetta e controversa
“licealizzazione” dell’istruzione tecnica. Dunque sono
soltanto sei i licei presentati dal ministro Mariastella
Gelmini in quella che lei stessa ha definito “riforma
epocale”. Si è infatti messo mano a un ordinamento che
risale al lontanissimo 1923, alla riforma di Giovanni
Gentile. Erano i tempi delle “due culture” quasi
incomunicanti, del posto d’onore riservato alla formazione
umanistica, della cultura scientifica e tecnologica
considerata secondaria. Del liceo classico che apriva tutte
le porte. Il nuovo disegno è volto a superare queste
gerarchie, attribuendo uguale valore a tutti i campi
disciplinari. Approvata il 12 giugno scorso dal consiglio
dei ministri, una volta completato l’iter legislativo la
riforma scatterà nell’anno scolastico 2010-11 per le
prime due classi, e tre anni più tardi entrerà a regime.
Al posto delle centinaia d’indirizzi sperimentali
avremo dunque sei licei e una decina di opzioni. Per esempio
il liceo artistico avrà tre indirizzi: arti figurative,
architettura design ambiente, audiovisivo multimedia
scenografia. Per il classico, la novità più significativa
è rappresentata dall’introduzione di una lingua straniera
per tutti e cinque gli anni. I licei scientifici avranno la
possibilità di attivare un’opzione
scientifico-tecnologica, con didattiche operative. Al liceo
linguistico s’insegneranno tre lingue, e a partire dal
terzo anno prima una, due materie non linguistiche saranno
insegnate in una lingua straniera.
Fra le novità della riforma il liceo musicale, che si
articolerà in una sezione propriamente musicale e in una
coreutica. Sarà dunque istituzionalizzata l’esperienza
condotta fin qui da licei musicali espressi come sezioni di
licei classici. È prevista l’istituzione sul territorio
nazionale di una quarantina di sezioni musicali e una decina
di coreutiche. Altra novità il liceo delle scienze umane,
che rappresenta l’ultima evoluzione della vecchia scuola
magistrale, passata come sappiamo attraverso la fase
intermedia del liceo sociopsicopedagogico. I licei delle
scienze umane potranno attivare un’opzione
economico-sociale, con accentuazione degli insegnamenti di
diritto, economia e storia rispetto alla tradizionale
prevalenza delle discipline psicologiche e pedagogiche. Le
materie economiche e giuridiche saranno presenti anche nel
liceo scientifico tecnologico.
Il latino sarà obbligatorio nel classico, nello
scientifico, nel linguistico e nelle scienze umane,
facoltativo invece nel liceo linguistico e nell’artistico.
Una lingua straniera sarà obbligatoria per tutti gli
istituti. Per ciascuno dei sei licei, nell’ultimo anno una
materia non linguistica sarà insegnata in una lingua
straniera, che prevedibilmente sarà quasi sempre
l’inglese. Infine l’orario, che risulta ridotto rispetto
alla situazione attuale: ventisette ore settimanali nel
primo biennio, trenta nei successivi tre anni (ma una di più
nel classico, due di più nel musicale e fino a cinque
nell’artistico, dove si richiede tempo per le attività
pratiche). Meno ore di scuola: una scelta evidentemente
dettata da ragioni di bilancio, ma che viene
diplomaticamente presentata come mezzo per “consentire una
più ampia personalizzazione” offrendo “la possibilità
di approfondire e recuperare le mancanze”.
La riforma Gelmini punta anche a altri obiettivi, come
“fornire maggiore sistematicità e rigore”, “coniugare
tradizione e innovazione”, “razionalizzare i piani di
studio”, “caratterizzare accuratamente ciascun percorso
liceale”, e infine “riconoscere ampio spazio
all’autonomia delle istituzioni scolastiche”.
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r.f.l.
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