FOGLIO LAPIS - GIUGNO - 2009

 
 

Bisogna coniugare tradizione e innovazione, dice Mariastella Gelmini ministro dell’istruzione, università e ricerca – È con questo spirito, aggiunge, che è stata elaborata la riforma dell’istruzione liceale – Sono previsti sei istituti con dieci opzioni – Si comincerà nell’anno scolastico 2010-11 con le prime e seconde classi, per completare la transizione tre anni più tardi – Fra le novità: i licei musicali-coreutici e l’insegnamento in lingua straniera di una delle materie non linguistiche

 

Inizialmente erano otto, ma poi si è preferito trasformare in istituti il liceo economico e il tecnologico, limitando così la cosiddetta e controversa “licealizzazione” dell’istruzione tecnica. Dunque sono soltanto sei i licei presentati dal ministro Mariastella Gelmini in quella che lei stessa ha definito “riforma epocale”. Si è infatti messo mano a un ordinamento che risale al lontanissimo 1923, alla riforma di Giovanni Gentile. Erano i tempi delle “due culture” quasi incomunicanti, del posto d’onore riservato alla formazione umanistica, della cultura scientifica e tecnologica considerata secondaria. Del liceo classico che apriva tutte le porte. Il nuovo disegno è volto a superare queste gerarchie, attribuendo uguale valore a tutti i campi disciplinari. Approvata il 12 giugno scorso dal consiglio dei ministri, una volta completato l’iter legislativo la riforma scatterà nell’anno scolastico 2010-11 per le prime due classi, e tre anni più tardi entrerà a regime.

Al posto delle centinaia d’indirizzi sperimentali avremo dunque sei licei e una decina di opzioni. Per esempio il liceo artistico avrà tre indirizzi: arti figurative, architettura design ambiente, audiovisivo multimedia scenografia. Per il classico, la novità più significativa è rappresentata dall’introduzione di una lingua straniera per tutti e cinque gli anni. I licei scientifici avranno la possibilità di attivare un’opzione scientifico-tecnologica, con didattiche operative. Al liceo linguistico s’insegneranno tre lingue, e a partire dal terzo anno prima una, due materie non linguistiche saranno insegnate in una lingua straniera.

Fra le novità della riforma il liceo musicale, che si articolerà in una sezione propriamente musicale e in una coreutica. Sarà dunque istituzionalizzata l’esperienza condotta fin qui da licei musicali espressi come sezioni di licei classici. È prevista l’istituzione sul territorio nazionale di una quarantina di sezioni musicali e una decina di coreutiche. Altra novità il liceo delle scienze umane, che rappresenta l’ultima evoluzione della vecchia scuola magistrale, passata come sappiamo attraverso la fase intermedia del liceo sociopsicopedagogico. I licei delle scienze umane potranno attivare un’opzione economico-sociale, con accentuazione degli insegnamenti di diritto, economia e storia rispetto alla tradizionale prevalenza delle discipline psicologiche e pedagogiche. Le materie economiche e giuridiche saranno presenti anche nel liceo scientifico tecnologico.

Il latino sarà obbligatorio nel classico, nello scientifico, nel linguistico e nelle scienze umane, facoltativo invece nel liceo linguistico e nell’artistico. Una lingua straniera sarà obbligatoria per tutti gli istituti. Per ciascuno dei sei licei, nell’ultimo anno una materia non linguistica sarà insegnata in una lingua straniera, che prevedibilmente sarà quasi sempre l’inglese. Infine l’orario, che risulta ridotto rispetto alla situazione attuale: ventisette ore settimanali nel primo biennio, trenta nei successivi tre anni (ma una di più nel classico, due di più nel musicale e fino a cinque nell’artistico, dove si richiede tempo per le attività pratiche). Meno ore di scuola: una scelta evidentemente dettata da ragioni di bilancio, ma che viene diplomaticamente presentata come mezzo per “consentire una più ampia personalizzazione” offrendo “la possibilità di approfondire e recuperare le mancanze”.

La riforma Gelmini punta anche a altri obiettivi, come “fornire maggiore sistematicità e rigore”, “coniugare tradizione e innovazione”, “razionalizzare i piani di studio”, “caratterizzare accuratamente ciascun percorso liceale”, e infine “riconoscere ampio spazio all’autonomia delle istituzioni scolastiche”.

                                                          r.f.l. 
                                         

    


                                                  

 
 

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