Le riforme
annunciate dal governo di Parigi, legate alla necessità
di risanare i bilanci pubblici, hanno incontrato
l’ostilità di sindacati e famiglie – Particolarmente
contestati alcuni punti: la riduzione delle ore
d’insegnamento, lo sfoltimento degli organici docenti,
l’aumento dell’affollamento medio per classe, la
pubblicazione dei dati personali degli allievi e delle
loro famiglie – In un migliaio di scuole primarie da un
capo all’altro del paese si sono fatte veglie di
protesta
“Ci
riuniamo per informare il paese sui pericoli per la scuola
primaria delle innovazioni proposte dal governo, e per
dibattere su altri modi possibili di riformare la scuola”.
Così uno dei partecipanti alla “notte delle scuole”, la
manifestazione voluta da alcuni sindacati di docenti e da
alcune rappresentanze di genitori. Si sono dunque riuniti, e
dove se non negli stessi istituti minacciati dall’incauto
riformismo ministeriale: l’iniziativa ha avuto per teatro
un migliaio d’istituti primari in una sessantina di
dipartimenti francesi. Sono state assemblee festose, in
qualche caso con tanto di spettacolini, barbecue, bambini
sgambettanti in cortile, visione collettiva delle partite
del campionato europeo di calcio. Ma soprattutto con la
denuncia e il dibattito: cose indispensabili, affermano i
promotori dell’iniziativa, se si vuole evitare un
risveglio doloroso alla ripresa scolastica del prossimo
autunno.
La riforma prende
il nome da Xavier Darcos, attuale ministro dell’educazione
nazionale, e secondo i numerosissimi critici nasconde, sotto
l’etichetta di una razionalizzazione del sistema
educativo, un’inesorabile strategia di risparmio volta a
tagliare i costi. All’origine le disastrose condizioni del
bilancio dello stato, più volte deplorate dalle istituzioni
europee di Bruxelles che invitano a una drastica opera di
risanamento. Risanamento significa, com’è ovvio, un arduo
problema di priorità: il governo di Parigi, e lo stesso
presidente della repubblica Nicolas Sarkozy che ha insistito
perché si procedesse ai tagli, si trovano nel mirino della
critica proprio perché hanno indirizzato la loro strategia
di risparmio verso la qualità dell’istruzione.
Non a caso fra le
misure più controverse c’è la riduzione delle ore
d’insegnamento, con l’eliminazione della scuola la
mattina del sabato, così come uno sfoltimento degli
organici e un conseguente aumento del numero medio di
allievi per classe. I tagli incidono inoltre sui corsi di
recupero per chi ha difficoltà nella lettura e
sull’iniziazione linguistica per i piccoli immigrati che
non parlano il francese come lingua madre. Dunque si
colpiscono proprio gli allievi che più hanno bisogno di
assistenza educativa, accusano i critici. Infine, è in
gioco il diritto alla privacy: la riforma prevede infatti
una sorta di censimento informatico che si chiama “base
alunni”, per il quale sono richiesti dati sensibili sui
piccoli e le loro famiglie.
Su quest’ultimo
punto il ministro Darcos ha accettato di fare una parziale
marcia indietro. Certi dati di carattere sociale sono stati
depennati, come quelli relativi alle caratteristiche etniche
della famiglia di provenienza, alla professione e alla
categoria sociale dei genitori, alla situazione familiare,
all’assenteismo, alle necessità educative particolari. Ma
la lotta è sempre più serrata sugli altri punti, quelli
che attraverso il rapporto numerico docenti-alunni mettono
in causa l’efficacia dello sforzo didattico. I sindacati
degli insegnanti, ovviamente sensibilissimi al tema delle
riduzioni d’organico, e i rappresentanti delle famiglie
chiedono che la Francia non rinunci, per ragioni di
bilancio, alla sua grande tradizione educativa e solidale.
Ci sono altri ambiti sui quali calare la scure del
risanamento finanziario, meno strategici della scuola che
deve essere considerata per quello che è, l’investimento
più prezioso per il futuro del paese.
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f. s.
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