L’influenza
del celebre scrittore d’avventure sulla letteratura e il
cinema contemporanei – La presenza salgariana
nell’epopea di Indiana Jones e negli spaghetti
western – Gli elementi fondamentali: la ricerca
attraverso l’esplorazione del mondo e le virtù civili
della lealtà, del coraggio, dell’amicizia, della
fedeltà – Il romanziere anti-imperialista nella
biblioteca di Che Guevara – La contraddizione fra uno
straordinario successo e una vita difficile conclusasi con
il suicidio
-
Yanez, la prua a Giava
– disse
Girò
due volte su se stesso, poi cadde fra le braccia della sua
adorata Marianna e quell’uomo che non aveva mai pianto in
vita sua, scoppiò in singhiozzi mormorando:
-
La Tigre è morta per
sempre –
Da
Indiana Jones e i predatori dell’arca perduta:
“……………….
In
un bar sinistramente tranquillo uno sherpa e un montanaro
stanno per ammazzarsi in una sfida, quando Presence si
piazza in mezzo ai due, è Marion Ravenwood
MARION
Questo
non deve succedere. Ho avuto abbastanza
pazienza con voi. Non sono aperta alle due di notte
per me stessa. Lo sono per voi. E voi come mi ripagate?. Con
litigi e urla e sangue sul pavimento! Non voglio questo!.
Fuori
tutti, fuori! Siamo chiusi! Chiusi! Andate ad ammazzarvi
fuori e non lasciate corpi nella veranda.
MARION
Hei
sei sordo? Ho detto fuori dal mio locale! Non intendo la
prossima Pasqua. Intendo ora!
Lei
si dirige verso lo sconosciuto quando Indy alza lo sguardo
sorridendo.
Marion
si blocca immobile scioccata
INDY
Hello, Marion.
Lei lo
colpisce con un gancio destro, gettandolo a terra. Lui si
massaggia la guancia e le sorride.
INDY
Felice di vederti.
MARION
Alzati e vai fuori!
INDY
(alzandosi)
Calma sto cercando tuo padre
MARION
(con amarezza)
Bene! sei in ritardo di due anni.
Questa conversazione non sarebbe mai
esistita senza Emilio Salgari.
Il testo sopra riportato è una parte
del testo iniziale dello script di Indiana
Jones e i Predatori dell’Arca Perduta
,
per coloro che lo ricordano è l’incontro tra Indiana e
Marion, figlia di un famoso archeologo che Indy vuole
nuovamente incontrare, ma sfortunatamente è morto due anni
prima.
Gli
Eroi Salgariani
“Una stanza di quell'abitazione è illuminata, le pareti
sono coperte di pesanti tessuti rossi, di velluti e di
broccati di gran pregio, ma qua e là sgualciti, strappati e
macchiati, e il pavimento scompare sotto un alto strato di
tappeti di Persia, sfolgoranti d'oro, ma anche questi
lacerati e imbrattati. Nel mezzo sta un tavolo d'ebano
intarsiato di madreperla e adorno di fregi d'argento, carico
di bottiglie e di bicchieri del più puro cristallo; negli
angoli si rizzano grandi scaffali in parte rovinati, zeppi
di vasi riboccanti di braccialetti d'oro, di orecchini, di
anelli, di medaglioni, di preziosi arredi sacri contorti o
schiacciati, di perle provenienti senza dubbio dalle famose
peschiere di Ceylon, di smeraldi, di rubini e di diamanti
che scintillano come tanti soli sotto i riflessi di una
lampada dorata sospesa al soffitto.
In un
canto sta un divano turco colle frange qua e là strappate;
in un altro un armonium di ebano colla tastiera
sfregiata e all'ingiro in una confusione indescrivibile
stanno sparsi tappeti arrotolati, splendide vesti, quadri
dovuti forse a celebri pennelli, lampade rovesciate,
bottiglie ritte o capovolte, bicchieri interi o infranti e
poi carabine indiane rabescate, tromboni di Spagna,
sciabole, scimitarre, accette, pugnali, pistole.
In
quella stanza cosi stranamente arredata un uomo sta seduto
su una poltrona zoppicante: è di statura alta, slanciata,
dalla muscolatura potente, dai lineamenti energici, maschi,
fieri e d'una bellezza strana.
Lunghi
capelli gli cadono sugli omeri: una barba nerissima gli
incornicia il volto leggermente abbronzato”
Nel film Pirates
(1986) Walter Matthau .nei panni di Captain
Thomas Bartholomew Red,
e prodotto da Roman Polansky, pare uscito dalla fantasia
salgariana, la ricchezza di broccati , di oro di perle,
l’opulenza della grotta del pirata è la descrizione
salgariana della ricchezza dei predatori:
Pirates
di Roman Polansky è la trasposizione cinematografica della
ricchezza dei bottini delle scorrerie, descritta la Salgari
nelle prime pagine di Le Tigri di Mompracem.
Vale riportare due frasi del dialogo
tra i due naufraghi:
Ranocchio – l’oro
potrebbe essere la sua rovina, capitano potrebbe costarvi la
testa –
Captain Thomas Bartholomew Red – é più facile vivere senza testa piuttosto che senza oro, stupido
cranio - .
Avventure, pirati, fumo dei cannoni
delle battaglie di arrembaggi feroci. Senza Salgari, forse,
nemmeno i pirati sarebbero esistiti. I pirati antagonisti,
irredentisti, risorgimentali cioè salgariani.
I pirati che combattono contro
l’invasore, gli inglesi, e contro chi opprime la libertà
e l’amore. Ovviamente l’amore del Pirata per antonomasia
Sandokan, verso la fanciulla dai capelli rosso-oro la Perla
di Labuan, e figlia del suo grande nemico inglese Lord
Guillonk.
Siamo nuovamente alle prese con una
grande fiaba, in questo caso il premio è la bella
fanciulla, il nemico è il sovrano che si oppone, il nostro
eroe, Sandokan e il suo aiutante magico, Yanez.
Senza Salgari-Sandokan non sarebbero
esistiti i film di fiction come Indiana Jones di Steven
Spielberg, O gli Spaghetti Western di Sergio Leone, e neppure Morgan The Pirate, interpretato da Steve Reeves.
Ma sono molti i riferimenti letterari e
artistici a Salgari senza tenere conto delle traduzioni
televisive dei suoi romanzi di successo.
Lo stile spagetti
western, con cui Sergio Leone costruisce le sue saghe
filmiche prende spunto dalla struttura narrativa di Salgari,
dove i fuori - legge sono simili ai pirati di Salgari. E
ancora, Fellini Umberto Eco, Gabriel Grcia Maquez Isabel
Allende Carlos Fuentes, Jose Luis Borges, Pablo Neruda, sono
tra scrittori e registi famosi che hanno amato e in qualche
misura hanno preso ispirazione dai libri di Emilio Salgari.
Fellini e Mascagni avevano nella loro
biblioteca più di 50 titoli dei libri di Salgari. Umberto
Eco da bambino lesse Salgari, ma anche molti scrittori
latino – americani, Gabriel Garcia Marques, Isabel Allende,
Carlos Fuentes, Jose Luis Borges e Pablo Neruda, per citarne
solo alcuni, si sono nutriti dei libri d’avventura di
Salgari.
Che Guevara lesse 62 dei suoi libri e
il biografo del Che, Paco Ignacio Taibo II, sottolineò che
il suo antimperialismo poteva essere letto come di
“Origini Salgariane”
Sentiamo ora Emilio Salgari ne, Le Tigri di Mompracem, il testo più famoso di Salgari, reso in
fiction televisiva da Rai interpretato dal famoso Kabir Bedi
e esportato in numerosi paesi.
“
…………………………………
Sandokan
comprese che l'ultima ora stava per suonare per le tigri di
Mompracem. La sconfitta era completa. Non era più possibile
far fronte a quel gigante che vomitava a ogni istante nembi
di proiettili. Non rimaneva che tentare l'abbordaggio, una
pazzia, poiché nemmeno sul ponte dell'incrociatore la
vittoria poteva arridere a quei valorosi.
Non
restavano in piedi che dodici uomini, dodici tigri però
guidate da un capo il cui valore era incredibile.
- A me,
miei prodi! - gridò egli.
I dodici
pirati, cogli occhi stravolti, schiumanti di rabbia, colle
pugna chiuse come tenaglie attorno alle armi, facendosi
scudo coi cadaveri dei compagni, gli si strinsero attorno.
Il
vascello correva allora a tutto vapore addosso al praho, per
affondarlo collo sperone, ma Sandokan, appena lo vide a
pochi passi, con un colpo di barra evitò l'urto e lanciò
il suo legno contro la ruota di babordo del nemico.
Avvenne
un urto violentissimo. Il legno corsaro si piegò sul tribordo
imbarcando acqua e rovesciando morti e feriti in mare.
Lanciate
i grappini! - tuonò Sandokan.
Due
grappini d'arrembaggio s'infissero nelle griselle dell'incrociatore.
Allora i
tredici pirati, pazzi di furore, assetati di vendetta, si
slanciarono come un sol uomo all'arrembaggio.
Aiutandosi
colle mani e coi piedi, aggrappandosi agli sportelli delle
batterie e alle gomene, s'arrampicarono su per la tambura,
raggiunsero le murate e si precipitarono sul ponte
dell'incrociatore prima ancora che gli inglesi, stupiti da
tanta audacia, avessero pensato a ributtarli.
Colla
Tigre della Malesia alla testa si scagliarono contro gli artiglieri
massacrandoli sui loro pezzi, sbaragliarono i fucilieri che
erano accorsi per sbarrare loro il passo, poi tempestando
colpi di scimitarra a destra e a sinistra, si diressero
verso poppa. ……………………………………………………………………………..
Sandokan
e quattro altri, coperti di ferite, colle armi insanguinate
fino all'impugnatura, con uno sforzo poderoso si aprirono il
passo e tentarono di guadagnare la prua, per arrestare a
colpi di cannone quella valanga d'uomini.
A metà
del ponte Sandokan cadde colpito in pieno petto da una palla
di carabina, ma subito si rialzò urlando: - Ammazza!
ammazza! ... -
………………………………………………
Chi
è Emilio Salgari
Torino savoiarda, post risorgimentale e
soprattutto post unificazione d’Italia, attrae politici,
uomini d’affari, artisti e scrittori, e Salgari come molti
scrittori è attratto da Torino, dalla nuova capitale del
nuovo stato, dove si trasferisce nel 1894.
Noto come il Jules Verne italiano,
rimase confinato a lungo nella letteratura per ragazzi, ma
comunque sempre relegato ad un rango minore nonostante i
suoi successi editoriali, stuoli di lettori e milioni di
copie vendute.
Emilio Salgari è uno scrittore di fiction, diremmo con la contemporaneità attuale, ma anche del
tempo, e con la dignità di grandi scrittori come, Philip K.
Dick
oppure Sir Arthur C.
Clarke
.
Si
attribuiscono alla sua ispirazione più di 50 film. Oltre
una serie di romanzi di scrittori che lo hanno plagiato e
pubblicati da editori senza scrupoli.
Emilio Salgari nacque a Verona, il 21
agosto 1862, da una famiglia di modesti commercianti.
Seguì inutilmente un corso per
diventare capitano di marina, occasione che gli fruttò il
primo ed unico imbarco, che fra l'altro lo portò solamente
lungo le sponde dell'Adriatico. L'uomo che tanto scrisse di
paesi esotici e lontani, dunque, in realtà non li vide mai.
Nel 1883 iniziò a pubblicare sul
"La Nuova Arena" il romanzo "La Tigre della
Malesia", che gli fruttò molto successo, ma
scarsissimi introiti. L'incapacità di gestirsi
finanziariamente e una sua buona dose di ingenuità saranno
una costante della sua vita.
Salgari deve la sua popolarità ad una
impressionante produzione romanzesca, con ottanta opere (più
di 200 considerando anche i racconti) distinte in vari cicli
avventurosi, con l'invenzione di personaggi di grande
successo come Sandokan, Yanez de Gomera e il Corsaro Nero.
Tali personaggi risultano inseriti in un accurato contesto
storico; la ricostruzione delle informazioni riguardanti le
vicende istituzionali dei paesi da lui descritti non si
limita, ad esempio, alla figura di James Brooke, il raja
bianco di Sarawak.
Seri studi condotti dalla storica
olandese Bianca Maria Gerlich (i cui lavori sono stati
pubblicati da autorevoli riviste scientifiche quali Archipel
e, in Italia, Oriente Moderno) hanno infatti permesso di
ricostruire le fonti storiche e geografiche lette e
utilizzate nelle biblioteche di Verona dal grande scrittore
di romanzi d'avventura.
Dal 1892 al 1898, sotto contratto con
l'editore Speirani, pubblicò una trentina di opere. Dal
1898 invece lavorò con l'editore Antonio Donath,
inizialmente a Genova, poi di nuovo a Torino. Nel 1906 passò
all'editore Bemporad.
Molti suoi romanzi ebbero grande
successo, ma a causa della sua ingenuità, furono
soprattutto gli editori a beneficiarne, mentre per Salgari
le difficoltà economiche furono una costante, fino alla
fine. In particolare a partire dal 1903, quando la moglie
iniziò a dare segni di follia, si moltiplicarono i debiti
che fu costretto a contrarre per poter pagare le cure.
Era un forzato del lavoro. I contratti
l'obbligavano a scrivere tre libri l'anno: ogni libro, un
migliaio di pagine in bella copia: tre pagine in bella copia
ogni giorno: e se una domenica voleva riposare, o se un
giorno era preso dalla febbre, all'indomani le pagine da
scrivere erano sei. Più il lavoro di direzione di un
periodico di viaggi, più le novelle. Per aiutarsi, cento
sigarette al giorno. Più una bottiglia di marsala, che
beveva da mattina a sera.
Finché i nervi non hanno ceduto. La
mattina del 25 aprile del 1911 ha lasciato sul tavolo tre
lettere ed è uscito, con in tasca un rasoio. A trovarlo per
caso è una lavandaia nel bosco della Madonna del Pilone. Ha
la gola ed il ventre squarciati. In mano stringe ancora il
rasoio. Si è ucciso come avrebbe potuto uccidersi uno dei
suoi personaggi: facendosi karakiri, con gli occhi rivolti
al sole che si leva.
Il
viaggio è il racconto.
La ricerca della conoscenza è una
grande avventura, sempre.
Un altro pirata famoso, Capitan Uncino,
Hook deve il suo successo a Salgari. Il dialogo tra Hook e Peter Pan
mentre duellano senza esclusione di colpi, presenta la vita
come viaggio della conoscenza, il duello è paradigma della
vita, soltanto più breve:
Uncino - vieni
Peter la mia spada ti agogna, preparati a incontrare la
morte –
Peter - è
l’unica esperienza che mi manca -
Crudo e vivido, pieno di
passione.
I grandi navigatori, gli esploratori
del 1500, al ritorno in patria tengono affollate conferenze
sui loro viaggi. E ora molte agenzie di viaggio organizzano
la loro comunicazione con incontri e conferenze. Il viaggio
come esperienza di maturazione.
Valga per tutti ricordare le conferenze
di Charles Dawin, che prima di essere conosciuto come
scienziato, era conosciuto nei salotti e nei circoli
londinesi, per le conferenze dei suoi viaggi nell’Atlantico e nel Pacifico.
Nel ‘700 e nell’800, il viaggio era
il Gran Tour
di scrittori come Goethe o filosofi come Soreen Kirkegaard e
rappresentava la maturazione e la conoscenza del nuovo del
bello e della cultura.
Ancora ora i giovani studenti
scandinavi e tedeschi, interrompono la loro preparazione
educativa facendo un viaggio normalmente di un anno in giro
per il mondo, prima di tornare e iscriversi all’università.
L’eredità
di Emilio Salgari
Il viaggio è conoscere l’altro,
diverso da noi, significa uscire da noi stessi e
avventurarsi nel mondo esterno, dove i pericoli non sono più
quelli dei clerici
vagantes medievali, ma è pur sempre pericolo
avventurasi in un territorio che non si conosce. La non
conoscenza genera paura che ci protegge con la prudenza dal
fare azioni non ponderate, allo stesso tempo la curiosità
ci permette di addentrarci nelle verità dell’altro, degli
altri e ci obbliga alla scelta. È la scelta che ci permette
di maturare, non la fuga.
Gli eroi salgariani, Sandokan per
tutti, sono coraggiosi, generosi con gli amici fino al
sacrificio, amanti focosi verso la sua innamorata, leader
indomiti di libertà e di conoscenza.
Un esempio di coraggio per i giovani la
cui avventura più bella è rappresentata dalla conoscenza e
non altrimenti dall’implosione generata dell’ubriacatura
delle droghe, che sono anche la ricchezza gratuita, e
l’egoismo del privilegio.
Per contro la conoscenza si acquisisce
con la conquista leale, il sacrificio per raggiungere un
obiettivo con le persone che si stimano, il proprio
comportamento per la stima verso noi stessi prima che verso
gli altri.
Il
viaggio
È il viaggio salgariano che i giovani
cercano quando si avventurano sui treni o con gli aerei per
andare a visitare altri paesi. Sarebbe opportuno ricordarlo,
quando i nostri ragazze e ragazzi ci chiedono di non andare
nei villaggi vacanze, al cui confronto la biblioteca di una
qualunque scuola rappresenta una avventura più affascinante
e eccitante.
Lasciare andare i giovani per la prima
volta da soli è una sofferenza per i genitori, ma se lo
chiedono significa che ci hanno pensato, ne vogliono parlare
e vogliono iniziare il viaggio della loro vita.
Every
time you go away you take a piece of me with you -
recita la lirica di una famosa canzone
di Paul Young. Il viaggio, l’andare via, rende maturi ma
ha un prezzo, non è indolore, vuole un pezzo di vita, in
cambio ci rende affascinanti, curiosi, misteriosi.
La frase è mai così vera come nel
caso di E. Salgari, i suoi viaggi, che costruiti nella sua
mente lo portano in luoghi affascinanti e meravigliosi, ma
ogni volta se ne va un pezzo di vita fino alla fine, quando
l’immaginazione gliela toglierà sulle rive del fiume Po,
proprio nella boscaglia della Madonna del Pilone dove
abitava.
Ma non desidero concludere queste
considerazioni con un pensiero cosi importante, anche se
tragico nella sua dimensione di scelta personale.
Trovo che alcune frasi del dialogo tra
Indy e Marion possano essere affidate a Salgari per poterci
congedare da lui con ironia e simpatia, come si ha simpatia
per un guascone:
Marion:
Papà ti aveva capito subito, sai? Diceva che eri uno
spostato.
Indiana Jones: Ah, molto gentile da parte sua.
Marion: Lo spostato più dotato che avesse mai tirato
su. Lo sai che ti amava come un figlio... Ce l'hai messa
tutta per fargli cambiare idea, eh?
Indiana Jones: È bastato che gli toccassi te.
Marion:
Non sei più l'uomo che ho conosciuto dieci anni fa.
Indiana Jones: Non sono gli anni, amore, sono i
chilometri.
Il
Grand Tour era
un lungo viaggio nell'Europa continentale effettuato dai
ricchi giovani dell'aristocrazia britannica a partire
dal XVII secolo e destinato a perfezionare la loro
educazione con partenza ed arrivo in una medesima città.
Questo viaggio poteva durare dai pochi mesi fino a 8
anni. Le destinazioni principali erano la Francia,
l'Olanda, la Germania, ma aveva come obiettivo
privilegiato l'Italia e Roma in particolare, e di norma
includeva le tappe di Venezia, Firenze, Bologna, Napoli,
talvolta Pisa, e poi i Campi Flegrei, i centri
vesuviani, Paestum, potendo raggiungere anche la
Sicilia. L'espressione
Grand Tour, sembra aver fatto la sua comparsa sulla
guida An Italian Voyage di Richard Lassels, edita nel
1698. Il successo del libro di Thomas Coryat Coryat's
Crudities è spesso considerato come l'inizio della
mania per Grand Tour. Al Grand Tour, specie verso
l'Italia, non erano estranei i giovani degli altri paesi
europei, come la Germania e la Francia. Anche Johann
Wolfgang von Goethe effuttuò il suo Grand Tour in
Italia dal 1786 al 1788.
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Ferdinando Cabrini
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