Che
cosa vuol dire “tradurre in carcere”? È come passare
dalla poesia alla prosa – Fermo restando che “tradurre
è un po’ tradire”, si potrebbe almeno farlo in spazi
felicemente alternativi – L’esempio illuminante di
un’isola che non c’è, raggiungibile con un traghetto
che un semplice cambio di consonante, miracoli della
Fantastica, rende capace di sputare fuoco e fiamme – In
fondo non ci vuole poi tanto, per mettere finalmente
d’accordo significato e significante
Le
case circondariali sono accessibili ma non accettabili. È
questo il motivo per cui non interessano nessuno. Come la
poesia. Non interessa. Eppure, ci appartiene. Ci apparta e
ci appartiene. Eccome se ci appartiene... Ecco me!
Sentite questa. Fa parte di una serie di poesie
"risentite" intitolate La cifra nera. Il
significante della cifra è esterno alla casa
circondariale. Il significato, interno. Quanti interni ha?
Dice la poesia:
- Non ci sono per me esseri
- aventi diritto al mio amore
- le uniche eccezioni le faccio per
coloro
- che sono sotto al metro e venti
- cani bambini gatti alberi abbattuti
- alcuni ammalati
- ma solo finché sono a letto
- chi si rimette eretto è una
minaccia.
- Anche se chiacchiera
- anche se sorride
- anche se è carino.
- Io non dimentico mai che ciascuno di
noi
- è un assassino.
-
- Carino, siamo tutti figli di Caino!
- La Morte declassata a pena. Che
pena!
- La Morte è qualcosa di grandioso.
"Ecco,
siamo nella casa del Padre", disse Papa Giovanni ai
detenuti di Roma, in "Araceli". Circondato dai
detenuti appollaiati come uccelli intorno a lui... che mi
ricordava la Predica di San Francesco agli uccelli...
- Lavoro,
villetta e aria aperta... Ecco il carcere come dovrebbe
essere.
-
Il nostro sogno? Trasformare i detenuti in cittadini.
La
prigione modello si trova su una piccola isola "che non
c'è" a un'ora da Osilo (Sassari). Quattro persone per
ogni casetta: ciascuno ha la propria stanza e la propria
chiave.
Dice
il prigioniero: "Ho distrutto tutto quello che avevo.
Qui ho imparato che anche per me è possibile immaginare un
futuro".
Il
direttore dice: "Se li tratti da pericolosi criminali,
quelli si comporteranno sempre come tali. Se dai rispetto
ottieni rispetto".
L'ottanta
per cento dei detenuti arriva qui dopo un periodo trascorso
in un carcere tradizionale per scontare gli ultimi anni. Qui
ci sono condannati per ogni tipo di reato. È la direzione a
valutare le loro motivazioni e a decidere se accoglierli o
no.
La
direzione dice: "Noi non vogliamo sapere che cosa hanno
fatto nel passato. Quello che ci importa è sapere cosa
vogliono fare da ora in poi... Quello che ha ucciso una
donna e ne ha fatto a pezzi il corpo e quello che ha
spacciato hashish... L'uomo, e anche l'assassino, non è
sempre e solo crudele. Noi diamo loro fiducia. Li aiutiamo a
pianificare (come costruendo una casa) il futuro. Non li
trattiamo da schiavi, da esclusi: lavoriamo con loro e
ognuno deve fare fino in fondo la sua parte... Gruppi di
alcolisti anonimi, psicologi che lavorano con chi ha
violentato, operatori che si occupano del recupero dei
tossicomani, tengono loro dei corsi: ma il destino è
nelle mani di ogni singolo che è libero, singolare di fare
quello che vuole... Da qui scappare è facile. Non ci
sono porte chiuse. C'è chi va su e giù col draghetto.
Ma che gusto c'è a scappare, se poi il destino è una
prigione peggiore?".
Per
intenderci una trappola, proviamo a tradurre
in carcere il verso di Virgilio Aetnaeos efflantem faucibus ignem,
che spirava dalle fauci fiamme simili a quelle dell'Etna.
Questa immagine ebbe presente il Tasso, nella presentazione
di Solimano (Gerusalemme Liberata IX, 25): «Porta il
Soldan su l'elmo orrido e grave / serpe che si dilunga e il corpo snoda; / … Par che tre lingue
vibri, e che fuor mande / livida spuma, e che il suo fischio
s'oda. / Ed or ch'arde la pugna, anch'ei s'infiamma / nel
moto, e fumo versa insieme e fiamma». Ma Virgilio dice
semplicemente: Aetnaeos efflantem faucibus ignes. E
un carcerato che osserva il disegno traghetto + Etna
fatto da un bambino resta stupefatto dalla parolina draghetto,
che fa coincidere il significato con il significante in
maniera perfetta.
Tradurre
in carcere è come mettere in prosa la poesia. Una vera
idiozia! Quella del "sistema carcerario" è
un'industria. La quarta, in Italia, per indotto. Paragonare
i carcerati agli schiavi, non è fuori posto. Schiavi
italici, illirici, participi comparticipativi di Solimano.
Eccetera. E c'è da dire che costa troppo. Come la
politica... Troppo! Troppo! Troppo!... Troppo!…
Galoppo!... Carica!... Può convincere: Solimano: "date
mano ai soli", o anche soltanto "man mano".
- Filippo
Nibbi, Giovanna De Carli
-
|