Il
rapporto sul nostro Paese della convenzione sui diritti
dell’infanzia rivela molte zone d’ombra – Il
problema della povertà, che nel Mezzogiorno colpisce un
terzo dei bambini – Sono circa mezzo milione i
lavoratori di età compresa fra i 10 e i 14 anni – La
piaga dello sfruttamento sessuale e della pedo-pornografia
– Si richiede maggiore tutela per la partecipazione dei
minori ai procedimenti penali – Necessaria
l’istituzione del Garante nazionale per l’infanzia
L’Italia
è un Paese che ama i bambini, secondo la vulgata classica.
Ma purtroppo non è sempre vero: a ricordarcelo,
proponendoci una realtà molto meno rosea del radicato luogo
comune, non è soltanto la cronaca quotidiana, ma anche
l’indagine condotta da osservatori qualificati sulla base
del rispetto di certi requisiti internazionali. Nel maggio
del 1991 l’Italia ratificò la convenzione delle Nazioni
Unite sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza.
Questa ratifica impegna
il nostro Paese a vigilare sulla condizione dei
minori, ad operare perché sia adeguata agli standard minimi
fissati dalla convenzione, ad accettare periodici
monitoraggi sulla situazione, sui risultati raggiunti, sulle
eventuali manchevolezze.
Il
terzo rapporto di aggiornamento sul monitoraggio è stato
presentato lo scorso mese a Roma. Lo ha redatto un gruppo di
lavoro composto da una sessantina di organizzazioni e
associazioni che operano per l’infanzia, fra i quali Save
the Children Italia con funzioni di coordinamento. Il gruppo
è stato appositamente costituito per il controllo degli
adempimenti italiani in ordine agli impegni assunti con la
ratifica della convenzione Onu.
Riassumendo
il contenuto del rapporto Arianna Saulini, responsabile di
Save the Children Italia e coordinatrice del gruppo di
lavoro, fa notare che nel nostro Paese “un numero
crescente di bambini e bambine versa in condizioni di
difficoltà, vulnerabilità, disagio e sfruttamento”. È
necessario, aggiunge, “migliorare e implementare
politiche, leggi e interventi a favore dei minori”. In
materia si registrano in sede governativa le migliori
intenzioni, che non sempre si traducono in azioni incisive,
sistematiche ed efficaci. Per esempio si parla nell’ultima
legge finanziaria del ripristino del fondo per l’infanzia,
ma senza che ne sia precisato l’ammontare. Inoltre c’è
un osservatorio nazionale per l’infanzia e l’adolescenza
ma non è operativo, mentre manca del tutto una figura
essenziale, esistente in molti Paesi, quella del Garante
nazionale per l’infanzia, incaricato di tutelare i bambini
con poteri d’indagine e di denuncia.
Non
gli mancherebbe certo il lavoro. Basti pensare che ci sono
in Italia fra i 450 e i 500 mila bambini lavoratori. Hanno
un’età compresa fra i 10 e i 14 anni e sono sfruttati,
spesso in attività o imprese familiari, a tutto svantaggio
della formazione scolastica. A volte sono impegnati in
attività faticose, con orari prolungati e compensi
irrisori, evidentemente al di fuori di ogni controllo. C’è
inoltre il problema della povertà infantile, che nel
Mezzogiorno arriva a colpire un terzo dei bambini, in
Sicilia addirittura il 41 per cento.
Un
triste fenomeno in aumento è quello dello sfruttamento
sessuale dei minori. Per esempio si va diffondendo, con la
dilagante disponibilità di videotelefoni cellulari, la
pedo-pornografia online, con un crescente giro d’affari.
Il gruppo di lavoro della convenzione segnala anche un altro
fenomeno, fin qui sottovalutato, quello dei bambini
traumatizzati dal fatto di avere assistito ad abusi sessuali
in famiglia, spesso a carico delle loro madri. Si pensa che
questa esperienza possa avere interessato in Italia un
milione di minori.
Un
altro problema che affligge l’infanzia è il
coinvolgimento in processi giudiziari. Quando un bambino
prende parte a un processo, dovrebbe essere tutelato per
evitare che la sua esperienza sia traumatizzante: per
esempio assicurandogli la presenza di un genitore o di una
persona amica, impedendo l’incontro diretto con
l’imputato, usando invece vetri a specchio e citofoni. Ma
non sempre è così: e questo comporta non soltanto un danno
psicologico per il bambino ma anche, si fa notare, una
minore efficacia processuale.
In
definitiva il governo italiano, per onorare l’impegno
sottoscritto con la ratifica della convenzione per i diritti
dell’infanzia, dovrebbe assicurare alcune misure
fondamentali: garantire ogni anno una copertura finanziaria
alle iniziative specifiche per migliorare la condizione dei
bambini, rilanciare l’osservatorio nazionale per
l’infanzia, istituire la figura del Garante, varare
politiche volte a ridurre la povertà, dichiarare guerra al
lavoro minorile, impiegare più risorse umane e finanziarie
nel contrasto della pedo-pornografia, dilatare i tempi di
prescrizione dei reati sessuali contro i minori, in modo che
le vittime diventate adulte possano ancora denunciare gli
aguzzini che hanno deturpato la loro infanzia. È chiedere
troppo?
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r. f. l.
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