FOGLIO LAPIS - GIUGNO - 2007

 
 

Il rapporto sul nostro Paese della convenzione sui diritti dell’infanzia rivela molte zone d’ombra – Il problema della povertà, che nel Mezzogiorno colpisce un terzo dei bambini – Sono circa mezzo milione i lavoratori di età compresa fra i 10 e i 14 anni – La piaga dello sfruttamento sessuale e della pedo-pornografia – Si richiede maggiore tutela per la partecipazione dei minori ai procedimenti penali – Necessaria l’istituzione del Garante nazionale per l’infanzia

 

L’Italia è un Paese che ama i bambini, secondo la vulgata classica. Ma purtroppo non è sempre vero: a ricordarcelo, proponendoci una realtà molto meno rosea del radicato luogo comune, non è soltanto la cronaca quotidiana, ma anche l’indagine condotta da osservatori qualificati sulla base del rispetto di certi requisiti internazionali. Nel maggio del 1991 l’Italia ratificò la convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Questa ratifica impegna  il nostro Paese a vigilare sulla condizione dei minori, ad operare perché sia adeguata agli standard minimi fissati dalla convenzione, ad accettare periodici monitoraggi sulla situazione, sui risultati raggiunti, sulle eventuali manchevolezze.

Il terzo rapporto di aggiornamento sul monitoraggio è stato presentato lo scorso mese a Roma. Lo ha redatto un gruppo di lavoro composto da una sessantina di organizzazioni e associazioni che operano per l’infanzia, fra i quali Save the Children Italia con funzioni di coordinamento. Il gruppo è stato appositamente costituito per il controllo degli adempimenti italiani in ordine agli impegni assunti con la ratifica della convenzione Onu.

Riassumendo il contenuto del rapporto Arianna Saulini, responsabile di Save the Children Italia e coordinatrice del gruppo di lavoro, fa notare che nel nostro Paese “un numero crescente di bambini e bambine versa in condizioni di difficoltà, vulnerabilità, disagio e sfruttamento”. È necessario, aggiunge, “migliorare e implementare politiche, leggi e interventi a favore dei minori”. In materia si registrano in sede governativa le migliori intenzioni, che non sempre si traducono in azioni incisive, sistematiche ed efficaci. Per esempio si parla nell’ultima legge finanziaria del ripristino del fondo per l’infanzia, ma senza che ne sia precisato l’ammontare. Inoltre c’è un osservatorio nazionale per l’infanzia e l’adolescenza ma non è operativo, mentre manca del tutto una figura essenziale, esistente in molti Paesi, quella del Garante nazionale per l’infanzia, incaricato di tutelare i bambini con poteri d’indagine e di denuncia.

Non gli mancherebbe certo il lavoro. Basti pensare che ci sono in Italia fra i 450 e i 500 mila bambini lavoratori. Hanno un’età compresa fra i 10 e i 14 anni e sono sfruttati, spesso in attività o imprese familiari, a tutto svantaggio della formazione scolastica. A volte sono impegnati in attività faticose, con orari prolungati e compensi irrisori, evidentemente al di fuori di ogni controllo. C’è inoltre il problema della povertà infantile, che nel Mezzogiorno arriva a colpire un terzo dei bambini, in Sicilia addirittura il 41 per cento.

Un triste fenomeno in aumento è quello dello sfruttamento sessuale dei minori. Per esempio si va diffondendo, con la dilagante disponibilità di videotelefoni cellulari, la pedo-pornografia online, con un crescente giro d’affari. Il gruppo di lavoro della convenzione segnala anche un altro fenomeno, fin qui sottovalutato, quello dei bambini traumatizzati dal fatto di avere assistito ad abusi sessuali in famiglia, spesso a carico delle loro madri. Si pensa che questa esperienza possa avere interessato in Italia un milione di minori.

Un altro problema che affligge l’infanzia è il coinvolgimento in processi giudiziari. Quando un bambino prende parte a un processo, dovrebbe essere tutelato per evitare che la sua esperienza sia traumatizzante: per esempio assicurandogli la presenza di un genitore o di una persona amica, impedendo l’incontro diretto con l’imputato, usando invece vetri a specchio e citofoni. Ma non sempre è così: e questo comporta non soltanto un danno psicologico per il bambino ma anche, si fa notare, una minore efficacia processuale.

In definitiva il governo italiano, per onorare l’impegno sottoscritto con la ratifica della convenzione per i diritti dell’infanzia, dovrebbe assicurare alcune misure fondamentali: garantire ogni anno una copertura finanziaria alle iniziative specifiche per migliorare la condizione dei bambini, rilanciare l’osservatorio nazionale per l’infanzia, istituire la figura del Garante, varare politiche volte a ridurre la povertà, dichiarare guerra al lavoro minorile, impiegare più risorse umane e finanziarie nel contrasto della pedo-pornografia, dilatare i tempi di prescrizione dei reati sessuali contro i minori, in modo che le vittime diventate adulte possano ancora denunciare gli aguzzini che hanno deturpato la loro infanzia. È chiedere troppo?

 

                                                     r. f. l.  
                                         

 

   


                                                  

 
 

Clicca qui per iscriverti alla nostra newsletter!

 

Torna al Foglio Lapis giugno 2007

 

Mandaci un' E-mail!