Accade nella vecchia Inghilterra: genitori a modo
loro premurosi imbottiscono gli alunni di farmaci,
generalmente acquistati su Internet, per aumentare la loro
concentrazione agli esami – Si tratta di preparati che,
assunti senza controllo medico, possono esporre i ragazzi
a gravi rischi – Il fenomeno sembra piuttosto esteso
nelle scuole britanniche, chi lo denuncia chiede che venga
attentamente studiato e valutato nelle possibili
conseguenze
La
società britannica è tradizionalmente molto attenta
all’esperienza educativa: non è raro il caso di famiglie
che cambiano casa, oppure dichiarano indirizzi falsi,
per entrare nel bacino d’utenza di una scuola
considerata ottimale per i loro ragazzi. Questo modo di
porsi nei confronti della scuola sconfina a volte
nell’ossessione: “si tratta di un valore distorto della
nostra cultura” dice Paul Cooper: “qualunque cosa un
genitore possa fare per avere ciò che ritiene un vantaggio
educativo, lo fa”. Cooper, che dirige il dipartimento
dell’istruzione all’università di Leicester, denuncia
in un’intervista alla Bbc un caso limite di questo
atteggiamento.
Si
tratta di farmaci, le cosiddette smart drugs,
reclamizzate soprattutto su Internet come sussidi per
migliorare le prestazioni intellettuali, che molti genitori
inglesi forniscono ai loro ragazzi in occasione delle prove
d’esame. Si tratta di preparati che l’industria
farmaceutica produce e propone per migliorare la
concentrazione dei bambini iperattivi.
Il
problema consiste nel fatto che quei farmaci, destinati a
combattere un disturbo specifico, dovrebbero essere
prescritti da un medico e assunti sotto il suo controllo. Ma
i genitori ansiosi di dare ai loro figli una possibilità in
più, in quella vera e propria battaglia sociale che
identificano nelle prove d’esame, non si curano di questo
dettaglio: ordinano il preparato via Internet e lo
somministrano senz’altro al pargolo in partenza per la
sala degli esami. Pare che il fenomeno sia piuttosto
diffuso, fa notare Cooper, che segnala la necessità
d’indagarlo a fondo, nella sua portata e nelle sue
possibili conseguenze.
I
preparati in questione sono studiati per quei bambini
irrequieti che trovano difficile, per esempio, concentrarsi
su una prova d’esame per tutto il tempo necessario a
superarla. La pubblicità promette una concentrazione più
intensa e più duratura per tutti, indipendentemente dal
fatto che esista nel caso specifico quel tipo di difficoltà;
e questo probabilmente è vero, ammette Cooper. Ma è anche
vero, aggiunge, che assumere un farmaco senza controllo
medico significa comunque correre dei rischi. Infatti la
risposta individuale al trattamento può essere
imprevedibile. Tanto per citare un caso nessun dottore
prescriverebbe mai quei preparati a persone che abbiano
sofferto di crisi convulsive.
Meglio
dunque evitare di aggiungere un farmaco apparentemente
innocuo a quelle droghe sicuramente nocive, dagli stimolanti
fino agli stupefacenti, che già circolano anche troppo
nelle scuole. In fondo la concentrazione necessaria ad
affrontare un esame si può ottenere anche in modi molto più
tradizionali e corretti: per esempio con il ricorso alla
inglesissima tazza di tè.
-
r. f. l.
-
|