La Repubblica Federale s’interroga su un nuovo
piazzamento poco lusinghiero nelle graduatorie
internazionali Pisa – Questa volta si tratta del
rendimento scolastico dei bambini di origine straniera –
Particolarmente negativi i risultati per gli immigrati di
seconda generazione, che vedono la scuola tedesca
all’ultimo posto fra quelle dei diciassette paesi nei
quali è stata condotta l’indagine – Altro elemento
critico: troppa differenza fra i vecchi e i nuovi Länder
Ancora una volta la Germania s’interroga sulle
condizioni del suo sistema scolastico. E ancora una volta al
centro del dibattito sono le indagini Pisa (Programme for
International Student Assessment), che da alcune anni
mettono a confronto le organizzazioni educative nei paesi
dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo
sviluppo economico). Stavolta nel fuoco dell’attenzione
pubblica c’è il rendimento di quella vasta componente
della popolazione scolastica che è fornita dalle comunità
di origine straniera. Riferito in particolare alla capacità
di lettura e all’attitudine al calcolo, è un rendimento
relativamente assai modesto: gli alunni immigrati di prima
generazione, che cioè sono nati all’estero, registrano
nelle scuole tedesche risultati che collocano quel sistema
scolastico nel terzo gruppo fra i diciassette paesi in cui
è stata condotta l’indagine.
Ancora peggio vanno le cose per gli scolari immigrati
di seconda generazione. Si tratta di ragazzi che sono nati
in Germania e hanno frequentato le scuole tedesche per tutta
la durata dei nove anni considerati (l’inchiesta Pisa ha
per oggetto gli studenti sedicenni). Ebbene costoro
raggiungono un rendimento inferiore a quello medio dei loro
compagni provenienti da famiglie tedesche di ben novanta
punti Pisa: in pratica questo significa che sono indietro di
tre interi anni scolastici e che il sistema scolastico della
Repubblica Federale si colloca per questo particolare
aspetto all’ultimo posto fra quelli dei diciassette paesi
considerati. Ne deriva una constatazione sconsolante: la
situazione degli immigrati è tanto più critica quanto più
tempo costoro sono vissuti in Germania. Siamo di fronte al
fiasco dell’integrazione alla tedesca. Al contrario, gli
esempi meglio riusciti d’integrazione, rivelati da
prestazioni degli studenti immigrati mediamente analoghe a
quelle dei loro compagni di provenienza locale, vengono
registrati in Canada, Australia e Nuova Zelanda: tutti paesi
di immigrazione tradizionale, avvezzi da sempre alla sfida
interculturale.
Questi risultati hanno larga eco sulla stampa della
Repubblica Federale, dove si registra una corale richiesta
di rapidi interventi volti a colmare il baratro. Fra le
cause del fenomeno viene indicata soprattutto l’imperfetta
conoscenza della lingua tedesca, che perdura nella seconda
generazione a causa del fatto che in molte famiglie
immigrate si continua a parlare la lingua d’origine e
perfino a vedere, attraverso i sistemi satellitari, le
trasmissioni televisive irradiate dai propri paesi lontani.
Si propongono dunque corsi speciali di tedesco a partire dal
Kindergarten, in modo che i piccoli di origine straniera
arrivino alla scuola di base senza paralizzanti handicap
linguistici.
In un sistema scolastico che si prefigge ovviamente
di soddisfare il principio dell’uguaglianza di opportunità,
il disagio dei ragazzi stranieri è rivelato anche dal fatto
che fra di essi è inferiore, rispetto alla media, la
tendenza a proseguire gli studi. Del resto la scuola tedesca
fa registrare differenze di rendimento anche fra Est e
Ovest. Nei vecchi Länder della Repubblica Federale la
situazione media è complessivamente migliore di quella
registrata nelle province orientali, soprattutto in materia
di rapporto fra educazione e formazione. A diciassette anni
dalla caduta del Muro, a sedici dalla riunificazione
nazionale, anche in materia di scuola le Germanie continuano
a essere due.
r.f.l.
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