Magister,
rabbi, guru: comunque lo si chiami nelle varie culture è
una figura che si ispira etimologicamente all’idea della
grandezza – Pubblichiamo per gentile concessione
dell’autrice un estratto da Il Maestro, Umanità e
saggezza (Armando Editore, Roma, 2003, euro 15), un
saggio documentato in cui Maria Rosa Grillo, pedagogista e
insegnante, analizza la natura del ruolo magistrale – Un
contributo alla riscoperta delle doti umane connesse con
questa funzione
È
un grande albero il kiri e, come narra l'antica leggenda
dell'Arpa Domata, si erge maestoso nella Gola del Drago
quale vero Re della foresta. Con la sua cima alta parla alle
stelle; con le radici forti penetra profondo nel suolo per
comunicare col Drago d'argento che dorme laggiù.
Un
giorno un mago potente crea dal suo legno uno strumento
prodigioso, un'arpa implacabile, che solo un vero artista
della musica potrà finalmente domare. Lungamente tentano, e
invano, quanti ardiscono di ottenere, da quelle corde
inflessibili, canzoni melodiose; sempre ricevono in risposta
il disprezzo di note stonate. L'Arpa si rifiuta
di riconoscere un Maestro; ma questi c'è e deve
arrivare: si chiama Po Ya ed è il Re degli arpisti.
Egli
dunque si avvicina e dolcemente accarezza quello strumento;
delicatamente sfiora le sue corde e non fa ciò che altri ha
fatto, non canta se stesso; lascia che l'Arpa stessa scelga
il tema. Lascia anzi che il proprio animo si fonda con
quello di lei e che, col tocco magico della bellezza, lo
spirito possa parlare allo spirito.
Si
ridesta allora, come da corde segrete, una musica vera e
canti eccelsi e nuovi si levano alla natura, alla guerra e
all'amore. Rivive il grande albero coi propri ricordi;
riconosce le voci e i silenzi delle stagioni; ritrova gli
incanti della foresta; riascolta lo scalpitio dei cavalli;
partecipa ancora alle antiche tempeste.
Mirabilmente,
ed è chiaro il senso, la leggenda rivela che l'autentica
arte è il Maestro: egli fa vibrare le corde segrete, fa
risuonare note che non si sanno, sa unire la sua ad altra
anima per fare soprattutto dono di umanità.
Maestro
è colui che ha sempre qualcosa da offrire e che può
affascinare se offre non la mano o la tecnica ma la sua
anima, che nei discepoli rivive; egli è per definizione
colui che ha di più ed è più grande. Il latino Magister
(da magis, di più; radice mag, grande, da cui il senso di
superiorità intellettuale e morale); l'ebraico Rabbi
(radice rab, grande); il sanscrito Guru (pesante di dignità
e prestigio, significato al quale corrisponde quello del
latino gravis), come si vede, sono voci che concordemente
richiamano la grandezza di colui che è vero Maestro e può
guidare alla mèta, sostenere lungo il cammino, dare
coraggio e speranza perché ha il dono di essere vicino a
chi ha bisogno di domandare ciò che non sa o non comprende
ancora. Avendo già percorso una via, egli si fa carico di
chi è ancora incerto nella via e lo accompagna per dare
certezza e perché non si educa se non accompagnando (A.Manjon).
Maria
Rosa Grillo
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