FOGLIO LAPIS - GIUGNO - 2006

 
 

Magister, rabbi, guru: comunque lo si chiami nelle varie culture è una figura che si ispira etimologicamente all’idea della grandezza – Pubblichiamo per gentile concessione dell’autrice un estratto da Il Maestro, Umanità e saggezza (Armando Editore, Roma, 2003, euro 15), un saggio documentato in cui Maria Rosa Grillo, pedagogista e insegnante, analizza la natura del ruolo magistrale – Un contributo alla riscoperta delle doti umane connesse con questa funzione
 

 

 

È un grande albero il kiri e, come narra l'antica leggenda dell'Arpa Domata, si erge maestoso nella Gola del Drago quale vero Re della foresta. Con la sua cima alta parla alle stelle; con le radici forti penetra profondo nel suolo per comunicare col Drago d'argento che dorme laggiù.

Un giorno un mago potente crea dal suo legno uno strumento prodigioso, un'arpa implacabile, che solo un vero artista della musica potrà finalmente domare. Lungamente tentano, e invano, quanti ardiscono di ottenere, da quelle corde inflessibili, canzoni melodiose; sempre ricevono in risposta il disprezzo di note stonate. L'Arpa si rifiuta  di riconoscere un Maestro; ma questi c'è e deve arrivare: si chiama Po Ya ed è il Re degli arpisti.

Egli dunque si avvicina e dolcemente accarezza quello strumento; delicatamente sfiora le sue corde e non fa ciò che altri ha fatto, non canta se stesso; lascia che l'Arpa stessa scelga il tema. Lascia anzi che il proprio animo si fonda con quello di lei e che, col tocco magico della bellezza, lo spirito possa parlare allo spirito.

Si ridesta allora, come da corde segrete, una musica vera e canti eccelsi e nuovi si levano alla natura, alla guerra e all'amore. Rivive il grande albero coi propri ricordi; riconosce le voci e i silenzi delle stagioni; ritrova gli incanti della foresta; riascolta lo scalpitio dei cavalli; partecipa ancora alle antiche tempeste.

Mirabilmente, ed è chiaro il senso, la leggenda rivela che l'autentica arte è il Maestro: egli fa vibrare le corde segrete, fa risuonare note che non si sanno, sa unire la sua ad altra anima per fare soprattutto dono di umanità.

Maestro è colui che ha sempre qualcosa da offrire e che può affascinare se offre non la mano o la tecnica ma la sua anima, che nei discepoli rivive; egli è per definizione colui che ha di più ed è più grande. Il latino Magister (da magis, di più; radice mag, grande, da cui il senso di superiorità intellettuale e morale); l'ebraico Rabbi (radice rab, grande); il sanscrito Guru (pesante di dignità e prestigio, significato al quale corrisponde quello del latino gravis), come si vede, sono voci che concordemente richiamano la grandezza di colui che è vero Maestro e può guidare alla mèta, sostenere lungo il cammino, dare coraggio e speranza perché ha il dono di essere vicino a chi ha bisogno di domandare ciò che non sa o non comprende ancora. Avendo già percorso una via, egli si fa carico di chi è ancora incerto nella via e lo accompagna per dare certezza e perché non si educa se non accompagnando (A.Manjon).

                                                    Maria Rosa Grillo

 

   


                                                  

 
 

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