FOGLIO LAPIS - GIUGNO - 2006

 
 

Lo studio del greco e del latino è in ribasso nelle scuole pubbliche d’Inghilterra – Una lacuna che Lorna Robinson intende colmare: per questo lascerà la sua cattedra in un istituto privato e offrirà corsi integrativi – Sta anche preparando una rivista, Iris, che l’università di Oxford diffonderà gratuitamente nel sistema scolastico statale – L’idea è riproporre la classicità, e le sue ricadute culturali, attraverso una visione stimolante del mondo greco-romano e della sua cultura
 

 

Buone notizie per la cultura classica arrivano dalla vecchia Inghilterra. “Non sarei fedele a me stessa se mi limitassi a insegnare nelle scuole private”. Da questa considerazione Lorna Robinson ha tratto una decisione che è anche una scelta di vita: lasciare il comodo incarico di docente nel Wellington College, la scuola esclusiva del Berkshire in cui insegna lettere classiche, e offrire corsi integrativi di greco e latino nel sistema scolastico pubblico. Laureata a Oxford, specialista di Ovidio e dell’epica omerica, con le lezioni che impartirà il sabato o nei pomeriggi feriali si propone di rimediare a quella che considera una vergognosa ingiustizia sociale: il divario fra i ragazzi le cui famiglie possono permettersi le costose rette dell’istruzione privata (ventimila sterline l’anno, circa trentamila euro, per frequentare il Wellington College), e che quindi godono del privilegio di avvicinarsi alla cultura classica, e quelli che nel sistema statale ne sono sempre più tagliati fuori. “Non sostengo che l’insegnamento del greco e del latino debba essere obbligatorio, semplicemente che debba essere accessibile”.

Il problema cui Lorna Robinson intende porre rimedio nacque con l’adozione del cosiddetto curriculum nazionale, che ridusse al minimo la presenza delle lingue classiche nei programmi dell’istruzione pubblica e dunque il complessivo spessore culturale del sistema. Si tratta di una perdita dolorosa, oltre che discriminatoria. Perché il latino e il greco sono “lingue fantastiche, assolutamente meravigliose”, e aiutano a organizzare logicamente il pensiero. La docente inglese fa notare che chi ha studiato lettere classiche è favorito in numerose attività, come quella di programmatore di computer, o in professioni come quella di medico. Privare un ragazzo, la maggior parte dei ragazzi, di questa prospettiva limita di molto il loro orizzonte culturale e professionale. L’obiettivo di livellare verso l’alto il sistema scolastico pubblico corrisponde ai propositi recentemente manifestati da Gordon Brown, cancelliere dello scacchiere e probabile futuro primo ministro, dei quali abbiamo parlato nel numero scorso (www.fogliolapis.it/aprile2006-3.htm).

Per appoggiare la sua appassionata riproposta della cultura classica, Lorna Robinson sta preparando il lancio di una rivista, Iris, il cui primo numero uscirà alla fine dell’estate. Lei lo curerà assieme a Antony Makrinos, un docente greco all’University College di Lontra, specialista di Omero. Il programma editoriale è piuttosto ambizioso: dare risposte moderne e innovative a ogni questione correlata con la cultura classica. La collaborazione è aperta a chiunque, docente o studente o semplicemente cultore di quei temi, abbia idee nuove da proporre e confrontare. Avete un’interpretazione particolare di un carme di Catullo, un’idea sul senso dell’Iliade, un modo nuovo di rivivere o attualizzare un mito? È ammesso qualsiasi genere di collaborazione, dal saggio alla scrittura creativa, fino al disegno e al cartone animato. Per chi fosse interessato a saperne di più, ecco l’indirizzo telematico della rivista: www.irismagazine.org.

I due curatori di Iris contano anche sull’effetto trainante del cinema: film come quelli di recente successo, dedicati alla guerra di Troia e alla figura di Alessandro Magno, potrebbero contribuire a stimolare l’interesse per il mondo classico, e di conseguenza per le sue culture e le sue lingue. “Non mi si venga a dire che si tratta di insegnamenti inutili: per comprendere a fondo l’inglese, mi servo ogni giorno del greco e del latino”. Così dice Lorna Robinson, che nell’ambizione di diffondere una sorta di umanesimo di massa, rigorosamente filologico ma anche perfettamente adattato allo spirito del nostro tempo, ha individuato il senso profondo della sua professione di insegnante.  

 

                                                                  a.v.

 

 


                                                  

 
 

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