Sorge
un dubbio inaspettato a Palma de Mallorca: che cosa vuol
dire moltiplicare per tre i collegi nei quali si sceglierà
la lingua con la quale s’intende imparare a leggere? –
E poi incombe il ricordo dei poeti sacrificati
sull’altare falangista: li avevano accusati di modernità
e in effetti erano in biblico fra visione e futuro
- Sotto l’ombra del trattato sulla costituzione europea
ecco farsi strada un altro dubbio: visto che è possibile
passare dalla favola al ragionamento perché mai
arrischiare il percorso inverso?
Cari
fiol,
mi
trovavo in aeroplano. Nella carlinga casalinga di un
aeroplano coldiretto a Barcellona, dove la casa editrice
"Aliorna" stava traducendo Esercizi di fantasia
in castigliano, “el complemento ideal de LA GRAMATICA
DE LA FANTASIA”. Ejercicios de fantasía, e in
catalano, Exercicis de fantasia. In aeroplano c'era
chi parlava lo spagnolo corrente castigliano occorrente in
tutto lo spazio latinoamericano e chi parlava catalano. La
carlinga casalinga dell'aeroplano era molto hospitale,
da sembrare un ospedale, proprio!, dato che la derivata
prima dal latino conduce a quel significato, nel calcolo
differenziale, infinitesimale, che non è quello di
un'automobile perché siamo in aeroplano. Eppure, anche
l'aeroplano è "automobile". Si muove da sé. Non
trainato dagli uccelli, dagli angeli o dalle nuvole. Vi pare
o non vi pare? Tutti gli aeroporti, se li osservate
attentamente, somigliano agli ospedali moderni, fateci caso!
Hanno simile struttura. Si può dire che l'aeroporto è un hospitale
con le sue sale d'attesa e operatorie dove si curano i
sordomuti tentando il miracolo di farli volare.
L'insegnamento della lingua è affidato alle hostess,
generalmente donne, e avviene volando, mentre si
spicca il volo...
- Volar...
Pero ¿quién vuela?
-
Sólo quién ama vuela.
Pero, ¿quién
ama tanto
- que
sea como el pájaro más leve y fugitivo?
Mi
distrassi dalle hostess, dalla loro lingua
mimica-volatile-argentina, campata in aria, ma utile e
comprensiva, subito compresa dai sordomuti, che non possono
mai guardarsi in faccia, “cara a cara”, durante il volo,
ma solo le spalle, e guardai fuori dal finestrino, nel blu
dipinto di blu, all'infinito. E il naufragar m'è dolce
in questo mare, sempre, non solo quando volo da Bologna
a Barcellona, da Barcellona a Palma de Mallorca, da Palma de
Mallorca a Madrid, da Madrid a Bologna, come la settimana
scorsa.
Dall'undici
al quindici maggio di quest'anno 2005 ero a Palma de
Mallorca al "Centre Balears Europa" trattandosi di
dover seguire con le mie sole forze allusionistiche
ma non illusorie il "Tratado por el que se establece
una Constitución para Europa". Interviene Francesc
Fiol, Conseller de Educación y Cultura, di chi arando un
nuovo campo dichiara: «Triplicaremos los colegios en los
que se elige en qué lengua se aprende a leer». Lo
interrompo: «A leggere... CHECCOSA?
Il numero dei dis-seminati in mare dagli aerei
argentini durante la scorsa dittatura? o il fine che
raggiunse Miguel Hernández? ... Come faremo ad affrancarci
da quest’Europa?... con il Franco Bollo?». Fiol mi guarda
interdetto.
Proseguo:
«Il 28 marzo 1943, a tre anni esatti dalla conclusione
della guerra civile spagnola e in piena seconda guerra
mondiale, moriva di tubercolosi polmonare, in una squallida
e dimenticata prigione di Spagna, il poeta Miguel Hernández.
La fame, gli stenti, le privazioni, il duro trattamento
carcerario riservato ai "politici", cioè agli
sconfitti di parte repubblicana, casualmente o
miracolosamente scampati alla vendetta e alle fucilazioni
dei falangisti, e infine l'assoluta mancanza di medicinali,
di cura e di assistenza medica e ospedaliera avevano
fiaccato e quindi indebolito – dopo lunghi mesi di
malattia e quattro di vera agonia – la giovane e robusta
fibra dell'ex pastore meridionale, dell'ex miliziano, del più
sorprendente, umano e profondo poeta di quella che
soprattutto in suo nome, potrebbe essere definita la
generazione sacrificata della letteratura spagnola
contemporanea. Se ciò che più ferisce e commuove,
nella morte di Federico García Lorca, è il senso d'una
innocenza e d'una purezza ingiustamente stroncante, al primo
sorgere dell'ondata dell'odio, e la crudeltà gratuita e
cieca d'una barbarie quasi imprecisata (è forse definibile
l’ottusa avversione contro un poeta solo perché
"moderno"? ... talmente moderno da essere in biblico
tra visione e futuro? biblico! Lui vide un agnello bianco e
un branco di porci neri, così neri da porci in crisi, che
lo sbranavano e lo divoravano: Ecco l'Agnello! ... Ecco la
Bestia!): ciò che, invece, riferisce ed esalta nella morte
di Miguel Hernández è proprio la giustezza, "sa"
precisione, "sa calobra" (come la spiaggia con il
mare, il catalano ha contatti continui con il sardo),
"il dolo specifico" del suo assassinio: quella
esatta volontà. appunto, che sotto altri cieli colpisce la
bimba ebrea Anna Frank o il combattente antifascista Julius
Fucik.
Il
nostro tempo ci ha messo dinanzi, quasi come tappe
dell'umana conoscenza, alcuni destini esemplari, dei veri philosophant,
perché hanno più naso (anche Ungaretti è stato un philosophant),
che uniti insieme costituiscono il vero tratado por el
que se establece una Constitución para Europa». E mi
zittii. Zitti tutti ritti! Anche la Matta, stagista sarda,
stava zitta. Zitti fitti ritti … «Cari fiol», ripresi,
«l’idea che ha avuto Fiol, di triplicare i collegi in cui
si sceglie in che lingua s’impara a leggere, non è
male!… Può sminuzzare l’effetto del Brutto
anatroccolo che vissero in Europa Julius Fucik, Anna
Frank, Federico García Lorca, Miguel Hernández, fra tanti
tanti tanti bambini, tante tante tante bambine… perché i
bambini piccoli ai numeri superiori al tre non danno un
nome, dicono che sono: tanti tanti tanti per
ciascuno. Ogni numero dopo il tre, è come il Brutto
anatroccolo, non trova pace fino a quando non rientra, nominato,
nel suo insieme naturale, che è "l'insieme dei numeri
naturali", appunto!… Così il bambino che ascolta o
legge la novella nella lingua che ha scelto per imparare a
leggerla, passando dalla tenerezza all’entusiasmo, scopre
nel destino del "brutto anatroccolo" una sicura
promessa di trionfo, senza accorgersi del fatto che la
novella stampa nella sua mente l’embrione di una struttura
logica, genetica. Altro che balle! È da qui che prenderanno
il volo i nostri fiol…
Ora
la domanda è questa: È lecito battere il percorso inverso?
partire da un ragionamento per trovare una favola?
Utilizzare una struttura logica come un tratado per
un'invenzione della fantasia? Io credo di sì. Todo e
antitodo, è la sana e robusta costituzione che fa
crescere l'Europa».
Poi
sono spartito da Palma de Mallorca, affatto
soddisfatto di queste frasi che avevo appuntato nel diario.
Perché?… Prima la musica poi le parole! S'impara a
leggere quando s'impara ogni parola come una palla per
ascoltarla "cara a cara". È la musica che lo
permette. La musica di Fucik. Altrimenti avremo stadi
cancellati e falci in cuculo (mio, tuo, suo) in futuro.
Falangi falangine falangette, mani tese nel saluto domàno.
Ci domano il domàno, se non ci si dà una mano, cara a
cara. Ciascuna di queste "cara" – vale ripeterlo
– porta il nome oscuro e plebeo di Miguel Hernández, che
in Spagna suona all’incirca come da noi un nome diffuso e
comune: Michele Rossi, ad esempio. Rossi come i
papa-veri, simboli fiammeggianti della r'esistenza.
Questo nome così limpido e così giusto sortì da un
processo di purificazione e denudamento e giunse infine alla
sua espressione più rappresentativa, che porta con sé la
pace "senza se né ma":
-
donde
cesa en diez partes tu hermosura,
-
una paloma sube a tu cintura.
Filippo Nibbi
Nota
"Cara
a cara" significa "faccia a faccia".
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