FOGLIO LAPIS - GIUGNO 2005

 
 

Sorge un dubbio inaspettato a Palma de Mallorca: che cosa vuol dire moltiplicare per tre i collegi nei quali si sceglierà la lingua con la quale s’intende imparare a leggere? – E poi incombe il ricordo dei poeti sacrificati sull’altare falangista: li avevano accusati di modernità e in effetti erano in biblico fra visione e futuro - Sotto l’ombra del trattato sulla costituzione europea ecco farsi strada un altro dubbio: visto che è possibile passare dalla favola al ragionamento perché mai arrischiare il percorso inverso?

 

Cari fiol,

   

  

mi trovavo in aeroplano. Nella carlinga casalinga di un aeroplano coldiretto a Barcellona, dove la casa editrice "Aliorna" stava traducendo Esercizi di fantasia in castigliano, “el complemento ideal de LA GRAMATICA DE LA FANTASIA”. Ejercicios de fantasía, e in catalano, Exercicis de fantasia. In aeroplano c'era chi parlava lo spagnolo corrente castigliano occorrente in tutto lo spazio latinoamericano e chi parlava catalano. La carlinga casalinga dell'aeroplano era molto hospitale, da sembrare un ospedale, proprio!, dato che la derivata prima dal latino conduce a quel significato, nel calcolo differenziale, infinitesimale, che non è quello di un'automobile perché siamo in aeroplano. Eppure, anche l'aeroplano è "automobile". Si muove da sé. Non trainato dagli uccelli, dagli angeli o dalle nuvole. Vi pare o non vi pare? Tutti gli aeroporti, se li osservate attentamente, somigliano agli ospedali moderni, fateci caso! Hanno simile struttura. Si può dire che l'aeroporto è un hospitale con le sue sale d'attesa e operatorie dove si curano i sordomuti tentando il miracolo di farli volare. L'insegnamento della lingua è affidato alle hostess, generalmente donne, e avviene volando, mentre si spicca il volo...

 

Volar... Pero ¿quién vuela?
            Sólo quién ama vuela.  Pero,  ¿quién ama tanto
que sea como el pájaro más leve y fugitivo?

 

Mi distrassi dalle hostess, dalla loro lingua mimica-volatile-argentina, campata in aria, ma utile e comprensiva, subito compresa dai sordomuti, che non possono mai guardarsi in faccia, “cara a cara”, durante il volo, ma solo le spalle, e guardai fuori dal finestrino, nel blu dipinto di blu, all'infinito. E il naufragar m'è dolce in questo mare, sempre, non solo quando volo da Bologna a Barcellona, da Barcellona a Palma de Mallorca, da Palma de Mallorca a Madrid, da Madrid a Bologna, come la settimana scorsa.

Dall'undici al quindici maggio di quest'anno 2005 ero a Palma de Mallorca al "Centre Balears Europa" trattandosi di dover seguire con le mie sole forze allusionistiche ma non illusorie il "Tratado por el que se establece una Constitución para Europa". Interviene Francesc Fiol, Conseller de Educación y Cultura, di chi arando un nuovo campo dichiara: «Triplicaremos los colegios en los que se elige en qué lengua se aprende a leer». Lo interrompo: «A leggere... CHECCOSA?  Il numero dei dis-seminati in mare dagli aerei argentini durante la scorsa dittatura? o il fine che raggiunse Miguel Hernández? ... Come faremo ad affrancarci da quest’Europa?... con il Franco Bollo?». Fiol mi guarda interdetto. 

Proseguo: «Il 28 marzo 1943, a tre anni esatti dalla conclusione della guerra civile spagnola e in piena seconda guerra mondiale, moriva di tubercolosi polmonare, in una squallida e dimenticata prigione di Spagna, il poeta Miguel Hernández. La fame, gli stenti, le privazioni, il duro trattamento carcerario riservato ai "politici", cioè agli sconfitti di parte repubblicana, casualmente o miracolosamente scampati alla vendetta e alle fucilazioni dei falangisti, e infine l'assoluta mancanza di medicinali, di cura e di assistenza medica e ospedaliera avevano fiaccato e quindi indebolito – dopo lunghi mesi di malattia e quattro di vera agonia – la giovane e robusta fibra dell'ex pastore meridionale, dell'ex miliziano, del più sorprendente, umano e profondo poeta di quella che soprattutto in suo nome, potrebbe essere definita la generazione sacrificata della letteratura spagnola contemporanea. Se ciò che più ferisce e commuove, nella morte di Federico García Lorca, è il senso d'una innocenza e d'una purezza ingiustamente stroncante, al primo sorgere dell'ondata dell'odio, e la crudeltà gratuita e cieca d'una barbarie quasi imprecisata (è forse definibile l’ottusa avversione contro un poeta solo perché "moderno"? ... talmente moderno da essere in biblico tra visione e futuro? biblico! Lui vide un agnello bianco e un branco di porci neri, così neri da porci in crisi, che lo sbranavano e lo divoravano: Ecco l'Agnello! ... Ecco la Bestia!): ciò che, invece, riferisce ed esalta nella morte di Miguel Hernández è proprio la giustezza, "sa" precisione, "sa calobra" (come la spiaggia con il mare, il catalano ha contatti continui con il sardo), "il dolo specifico" del suo assassinio: quella esatta volontà. appunto, che sotto altri cieli colpisce la bimba ebrea Anna Frank o il combattente antifascista Julius Fucik. 

Il nostro tempo ci ha messo dinanzi, quasi come tappe dell'umana conoscenza, alcuni destini esemplari, dei veri philosophant, perché hanno più naso (anche Ungaretti è stato un philosophant), che uniti insieme costituiscono il vero tratado por el que se establece una Constitución para Europa». E mi zittii. Zitti tutti ritti! Anche la Matta, stagista sarda, stava zitta. Zitti fitti ritti … «Cari fiol», ripresi, «l’idea che ha avuto Fiol, di triplicare i collegi in cui si sceglie in che lingua s’impara a leggere, non è male!… Può sminuzzare l’effetto del Brutto anatroccolo che vissero in Europa Julius Fucik, Anna Frank, Federico García Lorca, Miguel Hernández, fra tanti tanti tanti bambini, tante tante tante bambine… perché i bambini piccoli ai numeri superiori al tre non danno un nome, dicono che sono: tanti tanti tanti per ciascuno. Ogni numero dopo il tre, è come il Brutto anatroccolo, non trova pace fino a quando non rientra, nominato, nel suo insieme naturale, che è "l'insieme dei numeri naturali", appunto!… Così il bambino che ascolta o legge la novella nella lingua che ha scelto per imparare a leggerla, passando dalla tenerezza all’entusiasmo, scopre nel destino del "brutto anatroccolo" una sicura promessa di trionfo, senza accorgersi del fatto che la novella stampa nella sua mente l’embrione di una struttura logica, genetica. Altro che balle! È da qui che prenderanno il volo i nostri fiol… 

Ora la domanda è questa: È lecito battere il percorso inverso? partire da un ragionamento per trovare una favola? Utilizzare una struttura logica come un tratado per un'invenzione della fantasia? Io credo di sì. Todo e antitodo, è la sana e robusta costituzione che fa crescere l'Europa». 

Poi sono spartito da Palma de Mallorca, affatto soddisfatto di queste frasi che avevo appuntato nel diario. Perché?… Prima la musica poi le parole! S'impara a leggere quando s'impara ogni parola come una palla per ascoltarla "cara a cara". È la musica che lo permette. La musica di Fucik. Altrimenti avremo stadi cancellati e falci in cuculo (mio, tuo, suo) in futuro. Falangi falangine falangette, mani tese nel saluto domàno. Ci domano il domàno, se non ci si dà una mano, cara a cara. Ciascuna di queste "cara" – vale ripeterlo – porta il nome oscuro e plebeo di Miguel Hernández, che in Spagna suona all’incirca come da noi un nome diffuso e comune: Michele Rossi, ad esempio. Rossi come i papa-veri, simboli fiammeggianti della r'esistenza. Questo nome così limpido e così giusto sortì da un processo di purificazione e denudamento e giunse infine alla sua espressione più rappresentativa, che porta con sé la pace "senza se né ma":

   donde cesa en diez partes tu hermosura,
   una paloma sube a tu cintura.

                        

                                                                                           Filippo Nibbi

                                                                                               

Nota

"Cara a cara" significa "faccia a faccia".

 

                                     

Torna al Foglio Lapis giugno 2005

 

Mandaci un' E-mail!