Un
acceso dibattito si è sviluppato sull'assenza della
teoria dell'evoluzione dalle indicazioni programmatiche
ministeriali per le scuole medie - L'assurda
contrapposizione di una ipotesi scientifica e di un
articolo di fede - Alla fine, il ministero cerca di
mettere tutti d'accordo richiamandosi all'autonomia dei
docenti: saranno liberi, assicura Letizia Moratti, di
insegnare Darwin fin dalla scuola elementare - E
un'apposita commissione di scienziati elaborerà i
dettagli
Si è mossa perfino la veneranda Accademia dei Lincei,
l'istituto culturale fondato da Federico Cesi all'inizio del
Seicento e rilanciato da Quintino Sella un secolo e mezzo
fa. A preoccupare gli accademici è stato il decreto che
fissa i nuovi programmi delle scuole medie. Non è stato il
contenuto di quel documento a scatenare la protesta, semmai
una lacuna: non vi si faceva cenno della teoria
evoluzionistica, lanciata da Charles Darwin nel 1859 con il
suo celebre testo L'origine delle specie e diventata,
di fatto, la base delle moderne scienze biologiche. La
stampa ha accolto la novità con titoli allarmati: Darwin
cacciato dalla scuola italiana, l'evoluzione censurata dal
ministero. Un appello lanciato da un quotidiano, perché la
lacuna venisse prontamente colmata, ha raggiunto in pochi
giorni le cinquantamila firme. Scienziati di calibro
internazionale, da Umberto Veronesi a Luca Cavalli Sforza,
sono scesi in campo rivendicando il ruolo della teoria
evoluzionistica, che è indispensabile conoscere per capire
gli sviluppi contemporanei delle scienze biologiche.
Come sempre capita in Italia, la disputa ha finito con
l'assumere il carattere di una polarizzazione
guelfi-ghibellini: da una parte il libero pensiero fautore
di Darwin, dall'altra l'ortodossia biblica fedele al modello
creazionista. E così l'accusa di oscurantismo medioevale si
è incrociata con quella di materialismo senz'anima.
Vanamente gli spiriti più equilibrati hanno cercato di far
capire che non ha senso contrapporre un'ipotesi scientifica,
qual è appunto l'evoluzionismo, e un articolo di fede. E
che in ogni caso illustrare in classe la teoria di Darwin
non significa farne un dogma, ma più semplicemente fornire
ai ragazzi lo strumento per capire i fondamenti concettuali
della ricerca scientifica in campo biologico. Una polemica
analoga ha tenuto banco recentemente in America: e anche lì
erano le correnti del fondamentalismo religioso, e di
riflesso politico, a contrastare l'insegnamento della teoria
evoluzionistica. Di fatto in alcuni degli Stati Uniti Darwin
è stato messo al bando, e si sono addirittura registrati
casi di insegnanti licenziati per avervi accennato nelle
loro lezioni.
Finalmente è stato lo stesso ministero
dell'istruzione a chiarire la faccenda. Nessuna intenzione
di mettere al bando l'autore de L'origine delle specie, garantisce
Letizia Moratti: è anzi possibile insegnarla fin dalla
scuola elementare. Infatti ogni docente è libero di
adattare i programmi al contesto ambientale e psicologico in
cui si trova a operare: in questo ambito di autonomia, può
anche diffondersi sulla teoria evoluzionistica, senza
bisogno che essa sia esplicitamente citata nelle indicazioni
programmatiche. Inoltre il ministro annuncia la nomina di
una commissione di scienziati, ai quali chiederà di
studiare la questione per elaborare eventuali linee di
intervento ministeriale. La Moratti anticipa anche i nomi, e
sono n omi illustri: Rita Levi Montalcini, Carlo Rubbia,
Roberto Colombo, Vittorio Sgaramella. Ma l'annuncio
ministeriale non placa le polemiche: infatti passano le
settimane e la commissione rimane allo stato di progetto.
L'associazione che raggruppa gli insegnanti di scienze
naturali, ovviamente interessata in prima persona a un
argomento così centrale, fa sapere in un comunicato che
"non c'è da illudersi che le promesse correzioni di
rotta abbiano davvero luogo". Si fa anche notare che
senza un'enunciazione esplicita non basta rimettere il
problema all'autonomia dei singoli docenti, mentre è
piuttosto ambiguo il richiamo a particolari condizioni
ambientali o psicologiche. Insomma il clima rimane teso, e
qualcuno ricorda l'accidentata storia del rapporto fra la
teoria di Darwin e la scuola italiana. Il testo dello
scienziato inglese comparve in edizione italiana fin dal
1864, ma fu necessario aspettare fino al 1978 perché
l'evoluzionismo entrasse nei programmi scolastici. Per poi
scomparire, dalle indicazioni per la scuola media, nemmeno
trent'anni più tardi. Eppure non è facile immaginare un
discorso sulla scienza che prescinda dalle intuizioni
darwiniane: anche se nessuno è ovviamente obbligato a
collocare una scimmia sulla cima del suo albero genealogico.
f.s.
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