Secondo
la pedagogista Vanna Iori l'interesse teorico per le discipline
dell'educazione è inseparabile dall'impegno politico
e sociale, la
capacità della ricerca dalla responsabilità
di agire
Nell'aula
di Montecitorio e a Palazzo Madama la professoressa Vanna
Iori, a suo tempo deputata e poi senatrice della Repubblica,
ha segnalato a più riprese la condizione difficile
iin cui si trovano i parlamentari provenienti non dalle
organizzazioni partitiche ma dalla cosiddetta società
civile. Chi è abituato alla libera ricerca, per esempio,
isi trova a mal partito di fronte alle regole, spesso incomprensibili,
che condizionano l'agire politico. Eppure lei stessa ha
sviluppato il tema dell'approccio fenomenologico alle discipline
educative, che implica uno stretto rapporto fra ricerca
e decisioni operative. Vanna Iori è stata professore
ordinario di Pedagogia generale all'Università cattolica
del Sacro Cuore di Milano.
Dal
connubio fra il rigore teoretico e il rigore etico scaturisce,
nella visione della prof. Iori illustrata in un recente
articolo, l'impegno politico. É persino ovvio, spiega,
che “il rinnovamento del sistema dell’istruzione
in relazione ai nuovi saperi, l’investimento sui diritti
e le opportunità culturali a fronte del dilagare
delle povertà educative, il governo della rete e
l’esigenza di difenderla dalle sue stesse degenerazioni,
sono altrettante sfide pedagogiche e politiche che occorre
affrontare se non si intende abbandonare la democrazia al
disordine e alla violenza”
Di
fronte a queste sfide occurre tener presente che “ogni
scelta educativa non è mai una questione privata
ma è sempre pubblica e dunque politica”. É
imprescindibile la connessione fra le azioni educative e
le finalità della politica. Infatti è proprio
su questa connessione che si edifica il progetto per il
fiutuo di società che si intende costruire”.
Dunque “l'agire educativo non è mai neutro,
è sempre un prendere posizione per determinati fini,
sulla base di valoroi, principi, ideali, speranze che si
traducono in progetto, scelta, impegno, rischio, coraggio
per una trasformazione” della realtà educativa.
“Nel momento storico attuale, caratterizzato dalla
crisi, che non è solo economica ma anche crisi di
senso, le persone appaiono disorientate fino al punto di
non saper più come impostare la propria vita, verso
dove orientare i propri sforzi, verso quali obiettivi impegnarsi
giorno per giorno.”
“La
progettazione educativa e politica devono necessariamente
cogliere il senso delle attività umane, del loro
associarsi, del costruire idee, usi, leggi, religioni, visioni
del mondo. In una parola, il costruire progetti”.
E ancora: “L'assunzione di responsabilità di
chi educa, come di chi governa, ha una funzione tanto più
conservatrice (trasmissione del patrimonio culturale ereditato)
quanto più intende perseguire regole uniformanti
dei comportamenti e del pensiero. Movimenti o partiti conservatori
e progressisti (o rivoluzionari e controrivoluzionari) si
contrappongono e si alternano da sempre nella storia politica”.
In
conclusione, “l'assunzione di responsabilità
di chi educa, come di chi governa, ha una funzione tanto
più conservatrice (trasmissione del patrimonio culturale
ereditato) quanto più intende perseguire regole uniformanti
dei comportamenti e del pensiero. Movimenti o partiti
conservatori e progressisti (o rivoluzionari e controrivoluzionari)
si contrappongono e si alternano da sempre nella storia
politica”. Dunque si pone una prima questione: se
l’educazione possa configurarsi come supporto delle
strutture politiche esistenti in difesa dello status quo,
o debba invece assumere quello di costruzione dell'umanità
in un'apertura al futuro ed al cambiamento. In tal senso
non può non prendere posizione”.
Abbiamo
infatti un preciso dovere, “dobbiamo ricostruire con
urgenza un’identità democratica, fondata su
un nuovo welfare, sull'educazione, sulla redistribuzione
della ricchezza e su una gestione europea solidale dei flussi
migratori. È in gioco il futuro della politica e
dell’educazione e dunque del Paese intero”.
r. f. l.
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