FOGLIO LAPIS - FEBBRAIO- 2021

 

Cresce fra le scelte dei ragazzi la quota dei licei, stabili gli istituti di formazione tecnica, calano i professionali. Quasi il 27 per cento sceglie lo scientifico, ma solo il 15 per cento quello tradizionale. Il 22 per cento ha in mente la prosecuzione universitaria degli studi

 

Alla fine della scuola secondaria di primo grado, la vecchia media per intenderci, si pone il problema della scelta. Come continuare gli studi? Una scuola umanistica che sia propedeutica all'ulteriore prosecuzione nelle università? O un'istruzione direttamente proiettata verso il lavoro? Quale sarà l'opzione dei ragazzi o, come è spesso il caso, delle loro famiglie?

I dati forniti dal ministero dell'istruzione formano un quadro abbastanza contraddittorio. Cresce infatti la propensione a scegliere i licei, con lo scientifico saldamente al primo posto con quasi il 27 per cento delle preferenze. Ma se andiamo ad analizzare questo dato vediamo che questa scelta non mira necessariamente ed esclusivamente alla prosecuzione accademica degli studi. Infatti solo il 15 per cento opta per lo scientifico tradizionale, quello che implica lo studio del latino. Gli altri scelgono all'interno dello scientifico l'indirizzo di scienze applicate e in minor misura l'indirizzo sportivo.

Esaminando i dati nel loro insieme si arriva alla conclusione che circa il 22 per cento, fra liceo classico e scientifico tradizionale, segnalano il proposito di puntare senz'altro all'università. Sceglie invece una formazione esplicitamente diretta verso il lavoro il dodici per cento dei ragazzi. Tutti gli altri, i due terzi del totale, si sono messi chiaramente nella condizione di rinviare la scelta alla fine della secondaria di secondo grado.

Al momento di questa scelta si troveranno in condizioni diverse: mentre i diplomati dei licei, indipendentemente dall'indirizzo che avranno scelto, potranno tranquillamente andare avanti con l'università, tutti coloro che avranno preferito l'istruzione tecnico-professionale saranno alle prese con il dilemma di sempre. Avranno di fronte accanto alle attività lavorative oberate da un eccesso della domanda rispetto all'offerta, e accessibili soltanto con specializzazioni che la scuola non è stata in grado di offrire, una prospettiva universitaria per la quale non sono adeguatamente preparati.

Si pone dunque un duplice problema: si tratta da un lato di adeguare l'istruzione tecnica e professionale alle esigenze dell'economia contemporanea, dall'altro di aiutare i ragazzi nella loro scelta, con sistemi di orientamento basati sia sulle attitudini personali, sia sulle reali necessità del mondo del lavoro.

                                       r. f. l.

 

 


                                           

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