Cresce
fra le scelte dei ragazzi la quota dei licei, stabili
gli istituti di formazione tecnica, calano i professionali.
Quasi il 27 per cento sceglie lo scientifico, ma solo
il 15 per cento quello tradizionale. Il 22 per cento ha
in mente la prosecuzione universitaria degli studi
Alla
fine della scuola secondaria di primo grado, la vecchia
media per intenderci, si pone il problema della scelta.
Come continuare gli studi? Una scuola umanistica che sia
propedeutica all'ulteriore prosecuzione nelle università?
O un'istruzione direttamente proiettata verso il lavoro?
Quale sarà l'opzione dei ragazzi o, come è
spesso il caso, delle loro famiglie?
I
dati forniti dal ministero dell'istruzione formano un quadro
abbastanza contraddittorio. Cresce infatti la propensione
a scegliere i licei, con lo scientifico saldamente al primo
posto con quasi il 27 per cento delle preferenze. Ma se
andiamo ad analizzare questo dato vediamo che questa scelta
non mira necessariamente ed esclusivamente alla prosecuzione
accademica degli studi. Infatti solo il 15 per cento opta
per lo scientifico tradizionale, quello che implica lo studio
del latino. Gli altri scelgono all'interno dello scientifico
l'indirizzo di scienze applicate e in minor misura l'indirizzo
sportivo.
Esaminando
i dati nel loro insieme si arriva alla conclusione che circa
il 22 per cento, fra liceo classico e scientifico tradizionale,
segnalano il proposito di puntare senz'altro all'università.
Sceglie invece una formazione esplicitamente diretta verso
il lavoro il dodici per cento dei ragazzi. Tutti gli altri,
i due terzi del totale, si sono messi chiaramente nella
condizione di rinviare la scelta alla fine della secondaria
di secondo grado.
Al
momento di questa scelta si troveranno in condizioni diverse:
mentre i diplomati dei licei, indipendentemente dall'indirizzo
che avranno scelto, potranno tranquillamente andare avanti
con l'università, tutti coloro che avranno preferito
l'istruzione tecnico-professionale saranno alle prese con
il dilemma di sempre. Avranno di fronte accanto alle attività
lavorative oberate da un eccesso della domanda rispetto
all'offerta, e accessibili soltanto con specializzazioni
che la scuola non è stata in grado di offrire, una
prospettiva universitaria per la quale non sono adeguatamente
preparati.
Si
pone dunque un duplice problema: si tratta da un lato di
adeguare l'istruzione tecnica e professionale alle esigenze
dell'economia contemporanea, dall'altro di aiutare i ragazzi
nella loro scelta, con sistemi di orientamento basati sia
sulle attitudini personali, sia sulle reali necessità
del mondo del lavoro.
r. f. l.
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