La
costa occidentale è stata particolarmente colpita
dalla pandemia che vede gli Stati Uniti al primo posto
nel mondo per contagi e vittime. Per riavviare in sicurezza
il sistema scolastico decisa una nuova soglia: al massimo
25 casi alla settimana ogni 100 mila residenti
L'apprendimento
non è negoziabile, dice Gavin Newsom governatore
della California. Riportare a scuola in sicurezza ragazzi
e docenti ci aiuterà a “svoltare l'angolo”
di questa pandemia. Ma per l'appunto la necessità
di garantire sicurezza complica maledettamente le cose.
Per conciliare le due esigenze il governatore ha corretto,
rendendola più prudente e severa, la soglia al di
sotto della quale potranno riprendere le attività
didattiche sospese ormai da troppo tempo. Per riempire di
nuovo le classi svuotate dalla pandemia bisognerà
che nel territorio di competenza si registrino in media
meno di venticinque contagi alla settimana ogni centomila
abitanti. Prima d'ora il dato massimo per la riapertura
delle scuole era fissato a 28 contagi. Dunque la prospettiva
di una ripartenza delle attività scolastiche si è
ulteriormente allontanata, considerando l'imperversare dei
contagi nello Stato sul Pacifico, soprattutto nella California
del Sud.
Da
quelle parti i dati sono infatti sensibilmente peggiori.
A Los Angeles, per esempio, si registrano settantasette
casi per 100 mila abitanti, settantanove nella contea di
Orange, addirittura centotre a San Bernardino. Siamo dunque
lontanissimi dalla soglia fissata dal governatore Newsom
e quindi si do<vrà andare ancora avanti con la
didattica a distanza, che d'altra parte suscita critiche
perché penalizza i ragazzi provenienti da famiglie
povere o contesti disagiati. Le cose vanno un po' meglio
nella parte settentrionale dello Stato, per esempio nell'area
di San Francisco: è qui che il rilancio delle attività
didattiche è ipotizzabile in tempi brevi.
Nelle
scuole riaperte, in ogni caso, bisogna osservare severissime
misure restrittive. Ogni alunno, indipendentemente dall'età,
dovrà portare la mascherina, o docenti dovranno proteggere
se stessi e i loro contatti con mascherine chirurgiche.
La distanza fra i banchi e fra in banchi e la cattedra dovrà
essere di almeno sei piedi, poco meno di due metri, e in
nessun caso potrà scendere al di sotto dei quattro
piedi. Anche in California, come nel resto degli Stati Uniti
e ovunque nel mondo, c'è polemica su queste misure,
spesso considerate eccessive e incuranti del fatto che i
ragazzi hanno bisogno di muoversi, interagire, respirare
a pieni polmoni. Inoltre c'è chi le considera inutilmente
ripetitive: se si porta la mascherina, che bisogno c'è
del distanziamento sociale? E se si osservano le distanze,
che bisogno c'è della mascherina? Non si potrebbe
almeno scegliere una delle due misure eliminando l'altra?
Sono interrogativi di strettissima attualità in ogni
parte del mondo, ogni immaginabile risposta deve fare i
conti con il rapporto fra due esigenze purtroppo contrastanti:
la difesa della salute e la voglia di vivere una vita il
più possibile normale.
f. s.
|