Dove
una volta sorgevano le Torri Gemelle, un'audace
sperimentazione architettonica ha collocato il monumento
della memoria – Una memoria che attraverso l'attacco
dell'Undici Settembre si ricollega attraverso le parole, ground
zero, al connotato atomico della nostra era –
L'immenso vuoto colmato con un'intuizione di grande
efficacia: un grande specchio per “riflettere
l'assenza” e rendere più acuta la presenza
W
o r l d T
r a d e C
e n t e r
New
York 11 settembre. "Ground Zero". Si chiama così
il punto della superficie terrestre più vicino
all'esplosione. Dell'atomica, si intende. Il termine fu
coniato infatti per definire in codice "il progetto
Manhattan", relativo al nucleare, nel 1945: l'anno di
Hiroshima e Nagasaki. Poi l'uso è esteso, per antonomasia,
al luogo di detonazione di una qualsiasi bomba, o
all'epicentro di un terremoto.
Ma
"Ground Zero", negli ultimi tredici anni, è stato
ed è, in tutto il mondo, quella zona a sud-est di Manhattan,
dove, fino alle 10 di mattina dell'11 settembre 2001,
sorgeva il World Trade Center, distrutto in un'ora e mezza
da un attentato terroristico mai avvenuto prima in America:
due aerei di linea, dirottati, si sono infilzati nelle due
Torri Gemelle, facendole esplodere e crollare.
C'era una volta
Il
World Trade Center era un complesso di sette edifici nel
Lower Manhattan, costruito su progetto dell'architetto
Minoru Yamasaki e dall'ingegnere Leslie Robertson, e
sviluppato dall'Autorità Portuale di New York e New Jersey.
Le
Torri gemelle svettavano nella skyline dell'isola, erano i
due edifici più alti: inaugurati il 4 aprile 1973, avevano
110 piani ciascuno e superavano i 410 metri.
Il
centro degli affari commerciali e finanziari di Wall Street,
il cuore del potere economico degli Stati Uniti, il simbolo
del capitalismo americano e del suo predominio: il World
Trade Center era tutto questo.
Sotto le macerie
Una
delle due Twin Towers, la torre Nord, era già stata
danneggiata da un incendio nel 1975, mentre entrambe furono
coinvolte nell'esplosione di una bomba durante un attentato
nel 1993, che fece sei vittime e quasi un migliaio di
feriti.
Ma
quello che si sono trovati di fronte agli occhi i
newyorchesi, quella mattina di settembre di 13 anni fa, va
oltre l'immaginazione.
Tra
panico, confusione e tentativi di evacuazione, migliaia di
persone assistono impotenti e incredule, assieme a milioni
di persone in diretta televisiva, al crollo delle due torri,
a 15 minuti di distanza l'una dall'altra. Quasi tremila
persone, tra cittadini e soccorritori, sono intrappolate lì
dentro. New York si risveglia sotto le macerie, il 12
settembre. E con lei, l'animo dell'America.
La rinascita
Il
progetto di ricostruzione di tutto il complesso è stato
ideato dall'architetto polacco-americano Daniel Libeskind,
mentre il progetto del giardino con le due vasche d'acqua,
il "Reflecting Absence", è stato realizzato
dall'israeliano Michael Arad e dell’americano Peter Walker,
che hanno vinto la competizione nel 2006.
I
due architetti hanno pensato a due grandi fontane quadrate
di granito, scavate fino a una profondità di quattro metri,
in corrispondenza del sito su cui sorgevano le Torri
gemelle. L’acqua scorre lungo le quattro pareti inclinate
verso una grande vasca interna, che al centro presenta
un’apertura a sua volta quadrata. Lungo il perimetro delle
fontane, sul bordo, sono incisi nel bronzo i nomi delle
vittime. Tutto intorno, c'è la Memorial Plaza, uno spazio
lastricato di granito, piantumato con centinaia di querce
bianche.
"Reflecting
absence"
- Il
prezzo del
- legno
- Dal
peso
- del
legno
- bisognerebbe
- sempre
sottrarre
- il
peso del fumo e
- dei
tarli /
- Aggiungere
- invece
il peso del
- fuoco
e degli
- intagli
/ E poi, con
- l’aiuto
del vento
- che
unisce e
- raccoglie
/
- aggiungere
la
- grande
ombra da
- cattedrale,
il
- cinguettare
fino
- a
stordire, le
- foglie
col loro
- stormire
/ Le
- radici
coi loro
- ricami,
l’azzurro
- impigliato
tra i
- rami
/ Il sostegno
- paziente
a chi ha
- ali
/ Col dovuto
- rispetto,
si
- dovrebbe
fare il
- prezzo,
come si
- fa
con l’oro
- a
grammi e non a
- quintali
Assenza,
più acuta presenza
I
lavori di sgombero
di Ground Zero sono terminati nel maggio del 2002. Dal 2006
è iniziata la ricostruzione su progetto iniziale di
Liberskind e dei due architetti che hanno realizzato il
"Reflecting absence".
Dopo
anni di cantiere, progredito alla velocità della luce, il
9/11 Memorial è stato inaugurato, in occasione della
commemorazione per il decennale dall'attentato, l'11
settembre 2011. A maggio 2014, invece, Barack Obama ha
tagliato il nastro del nuovo Museo sorto dentro la Memorial
Plaza, con all'interno i nomi e le fotografie delle persone
che hanno perso la vita o sono disperse.
Non è stato possibile, infatti, identificare con certezza
tutte le vittime. "La
loro assenza è più acuta presenza", direbbe
Attilio Bertolucci: i loro nomi sono lì, incisi nel bronzo,
lungo il perimetro delle vasche, impressi nel ricordo del
mondo intero.
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Filippo Nibbi
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