FOGLIO LAPIS - FEBBRAIO - 2015

 
 

Un quotidiano americano analizza il livello d'istruzione degli uomini che in oltre due secoli si sono avvicendati alla Casa Bianca – Dei quarantatré presidenti, otto non hanno fatto studi universitari, altri quattro sono stati al college ma hanno gettato la spugna prima di raggiungere la laurea – Altri uomini di successo hanno fatto a meno di un formale curriculum d'istruzione superiore: per esempio i divi del digitale a cominciare da Bill Gates

 

Ci vuole la laurea per insediarsi alla Casa Bianca? Se lo domanda il New York Times e la risposta è non necessariamente, anche se trentuno dei quarantatré americani che si sono avvicendati alla presidenza hanno compiuto regolari studi fino a conquistare la dignità accademica. L'attuale presidente, Barack Obama, si è laureato in legge all'università di Chicago, dove ha anche insegnato.

Dei quattro immortalati nella roccia di Mount Rushmore nel South Dakota (George Washington, Abraham Lincoln, Thomas Jefferson e Theodore Roosevelt), i primi due non erano laureati. Washington rinunciò a proseguire gli studi dopo l'istruzione elementare, suo padre aveva deciso di mandarlo in una scuola inglese, ma venne a mancare prima di poter realizzare il progetto. Quanto a Lincoln, era un colto autodidatta. Come Washington e Lincoln, altri sei presidenti non hanno mai frequentato le aule universitarie: Andrew Jackson, Martin Van Buren, Zachary Taylor, Millard Fillmore, Andrew Johnson e Grover Cleveland.

Infine ce ne sono quattro che hanno vissuto l'esperienza del college, ma interrompendola prima di portare a casa la laurea. Sono James Monroe, William Henry Harrison, William McKinley e Harry Truman. Quest'ultimo, successore di Franklyn Delano Roosevelt, di cui era stato il vice, è il più recente fra i presidenti senza titolo di studio superiore. Il presidente che concluse la seconda guerra mondiale autorizzando l'attacco nucleare al Giappone aveva frequentato corsi serali nella scuola di giurisprudenza di Kansas City, ma dovette abbandonare per ragioni economiche.

La storia degli Stati Uniti ci offre anche alcuni presidenti molto legati al mondo dell'istruzione superiore. Per esempio Thomas Jefferson, che fondò l'università della Virginia, e James Madison che ne prese il posto di rettore. Anche Woodrow Wilson, Dwight Eisenhower e William Howard Taft ebbero incarichi di dirigenti universitari, rispettivamente a Princeton, nella Columbia University e nella scuola di diritto di Cincinnati.

Dunque una carriera universitaria condotta fino alla laurea non è un requisito essenziale per governare gli Stati Uniti. Ma c'è anche chi sostiene che abbandonare gli studi intrapresi può essere interpretato come un segnale di scarsa costanza. Eppure, fa notare il NYT allargando il discorso oltre il recinto della politica, c'è in America gente di grande successo che ha alle spalle proprio il drop out dagli studi superiori. Per esempio i divi della Silicon Valley, i protagonisti della rivoluzione digitale. A cominciare da Bill Gates, fondatore di Microsoft e uomo più ricco del mondo, che frequentò la Harvard University utilizzandone la sofisticata dotazione di computer, ma non nritenne d'impegnarsi fino alla laurea. O Steve Jobs della Apple, studente del Reed College di Portland, Oregon. O Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook, anche lui studente a Harvard, dove s'iscrisse segnalando la sua padronanza del francese dell'ebraico, del  latino e del greco classico. Assorbito dal progetto Facebook, interruppe la frequentazione prima della laurea. Infine Larry Ellison, capo ella Oracle Corporation, che frequentò prima l'università dell'Illinois, quindi quella di Chicago, ma prima di concludere gli studi imboccò con enorme successo la strada della Silicon Valley.

 

                                                          f. s. 
                                         

    


                                                  

 
 

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