Accade
in Francia, dove gli elettori sono chiamati la prossima
primavera a confermare o sostituire il presidente della
repubblica Nicolas Sarkozy – Mentre il capo dello stato
uscente per parare la minaccia dell'estrema destra
incoraggia una politica educativa d'impronta tradizionale,
il suo sfidante socialista insiste sulla necessità di un
recupero dei troppi giovani che dal fallimento scolastico
passano a situazioni di devianza
Gli
elettori francesi sono chiamati alle urne il 22 aprile, e in
caso di ballottaggio il 5 maggio, per eleggere il loro
presidente della repubblica. Contro il capo dello stato
uscente, Nicolas Sarkozy, è in campo una quindicina di
candidati. Come vuole la tradizione di un paese che si è
sempre sentito coinvolto nelle scelte educative, molti di
loro hanno incluso i problemi dell'istruzione fra le
tematiche della campagna elettorale. Anche perché non
soltanto di problemi pedagogici si tratta: l'opinione
pubblica francese è fortemente turbata dalle manifestazioni
di un malessere giovanile che si esprime, partendo
dall'abbandono della scuola, con atteggiamenti di bullismo
quando non di vera e propria criminalità. In ogni caso ci
sembra il caso di sottolineare, al di là di ogni
valutazione di merito sulle scelte che si propongono, che la
presenza del tema scolastico in una campagna elettorale è
di per sé elemento di civiltà.
La
società francese, non diversamente da altre, è giustamente
preoccupata per il futuro dei suoi giovani, vittime di un
malessere esistenziale e perseguitati dallo spettro della
disoccupazione. Anche per questo si parla di loro nei comizi
in vista del voto presidenziale. Per esempio François
Hollande, il candidato scelto dalle primarie del partito
socialista, assicura che in caso di elezione affronterà con
decisione il problema del disagio che si manifesta sui
banchi di scuola. Per esempio cercando di limitare i danni
delle sospensioni dall'attività scolastica. Bisogna far
capire ai giovani, sostiene, che questa punizione è
legittima, ma non significa che la scuola li abbandona a se
stessi: si tratta anzi di trasformare in tempo utile il
tempo della sospensione, fin qui porta aperta verso ogni
genere di sbandamento.
Secondo
Hollande bisogna aumentare gli organici non soltanto docenti
nelle scuole maggiormente investite da questi fenomeni,
utilizzando personale esperto e creando una nuova
specializzazione che formi operatori in grado di prevenire
ogni situazione conflittuale. Più in generale, la gestione
dei conflitti va inserita fra i temi della formazione
docente. Inoltre i docenti non devono essere lasciati soli
di fronte alle situazioni di difficoltà, bisogna dunque
incoraggiare il lavoro di squadra. Infine scuola,
magistratura e polizia devono cooperare strettamente per
interpretare le situazioni e organizzare gli interventi,
mentre i ragazzi il cui comportamento è tale da generare
conflitti vanno individualmente aiutati a superare i loro
problemi. Insomma, nessuno dev'essere lasciato solo.
Per
raggiungere questi scopi piuttosto ambiziosi, Hollande
promette la creazione di sessantamila nuovi posti di lavoro
nella scuola. Si tratta prima di tutto di eliminare la
prassi attuale, imposta a tutti gli organici statali dai
tagli alla spesa pubblica, secondo la quale soltanto metà
dei pensionamenti viene sostituita da nuove assunzioni. In
questo modo si faranno, soltanto per assicurare la
sostituzione dei docenti che avranno terminato l'attività,
trentamila assunzioni l'anno. A queste se ne aggiungeranno
dodicimila, e in questo modo l'obbiettivo dei sessantamila
posti in più sarà raggiunto in cinque anni. Uno scenario
davvero roseo, come si conviene da che mondo e mondo a ogni
promessa elettorale, che dovrà fare i conti con le
ristrettezze di bilancio e l'andamento della grande crisi
globale, di cui soffre anche la Francia.
Quanto al presidente in carica Sarkozy, è ossessionato
dalla sfida dell'estrema destra, che galoppa nei sondaggi e
dunque rischia di erodere il suo elettorato conservatore.
Quindi cavalca anche in materia educativa i temi tipici
della destra, a cominciare dalla limitazione del
tradizionale carattere interculturale e multietnico della
scuola pubblica francese.
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f. s.
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