In
una mostra alla Galleria comunale d’arte contemporanea
di Arezzo il compendio dell’attività di Filippo Nibbi,
ben noto ai nostri lettori come animatore della
“Fantastica in esercizio” – Protagonista
dell’esposizione è appunto la Fantastica, l’arte che
penetra il senso del linguaggio reinventandolo e facendone
l’intelaiatura di una nuova realtà – Il rapporto con
le immagini, la satira politica e sociale, la demolizione
dei luoghi comuni
“Ho
un’immensa collezione di conchiglie. La tengo sparsa su
tutte le spiagge del mondo”. Basterebbe una frase come
questa per immergere qualunque persona attenta e consapevole
in una sconfinata riflessione sui tanti temi che vi sono
impliciti: la relazione con la natura, il rapporto fra la
nostra caducità e un mondo che ci precede e ci sopravvive,
la reale inconsistenza del concetto di proprietà. Non tutte
quelle conchiglie contengono una perla, ma
quell’intuizione è una perla in sé. Una delle tante che
Filippo Nibbi ha generosamente sparso nel suo lungo percorso
di animatore della Fantastica: e che una mostra allestita
nella Galleria comunale d’arte contemporanea di Arezzo
riunisce in una summa di saggezza e lucida follia, ragione e
pura poesia. Quella
raccolta di conchiglie che orla i sette mari ribalta il
senso dell’appartenenza: “Voi bianchi vi accapigliate
per la proprietà della terra”, osserva sconsolato il
vecchio Sioux in un celebre film. “Che sciocchezza! È
l’uomo che appartiene alla terra, non la terra
all’uomo”.
Anche
Nibbi ama rovesciare le prospettive, giocare con i
significati, esplorarne le variazioni possibili. Manifesti
e manifeste ha intitolato l’esposizione, una formula
che ne suggerisce l’avventurosa libertà linguistica. Le
parole ingessano il mondo, un mondo che lui è fermamente
intenzionato a liberare da una costrizione che giudica del
tutto innaturale. Eccolo aprire il lucchetto, e come per
incanto un “Grullo parlante” ci spiega che “Don
Chisciotte dà la mancia” mentre la bimba scopre che è in
arrivo un fratellino: infatti il ventre di sua madre
nasconde un “panciullo”. La formula liberatoria viene
applicata a molti ambiti del pensiero, dalla filosofia alla
letteratura, dall’arte all’assetto sociale, dalla storia
alla politica: e qui veste i panni di una satira scanzonata
che castigat ridendo
mores. “Tu Ruby?”, viene chiesto a una sconsiderata
protagonista dell’attualità.
All’inaugurazione
ecco Nibbi che si aggira felice fra le sale della mostra, il
viso beffardo seminascosto da una mascherina d’oro, e
guarda compiaciuto il pubblico alle prese con quel massacro
di luoghi comuni. Perché i luoghi comuni, le “idee
ricevute”, ha sottoposto a una spietata opera di
demolizione, attraverso una dissacrazione della parola che
induce qualche visitatore a evocare vecchi fascinosi
fantasmi come il futurismo, o il dada. Dopo l’esperienza
aretina, Nibbi porterà la mostra a San Francisco, dove sarà
ospitata nel mitico City
Lights Bookstore di Lawrence Ferlinghetti.
L’esposizione
comprende un video che illustra le tappe di questa
esperienza fantastica nata, e questo sembra strano ma non lo
è affatto, sulla sua cattedra d’insegnante di matematica.
Vi è riassunta un’opera multiforme che va dal poema Parlando di mio nonno Polifemo fino alla cura degli Esercizi
di fantasia, il libro postumo di Gianni Rodari
pubblicato dagli Editori Riuniti. C’è anche
un’intervista, in cui spiega pazientemente i principi
della Fantastica, “arte d’inventare il possibile e di
renderlo reale, con il gusto del sogno, della creatività e
del piacere; disciplina propedeutica alla poesia, momento di
autenticità assoluta conseguito mediante la re-invenzione
linguistica e la ri-fondazione della realtà”.
Forse
può non apparire subito evidente, ma è una rivoluzione. In
principio era il verbo, ci ricorda Filippo, ma appunto:
quello era solo il principio.
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a. v.
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