Dopo
che un’innovazione di qualche anno fa ha reso
“festivo” il sabato, si va a lezione soltanto quattro
giorni la settimana, visto che il mercoledì la scuola
francese è tradizionalmente chiusa – Molte critiche, di
carattere scolastico ma anche fisiologico, investono
questa organizzazione dei tempi – Un apposita conferenza
propone dunque di correre ai ripari, introducendo proprio
al mercoledì una mezza giornata supplementare
“Estenuante”
e “squilibrata”. Con questi aggettivi la conferenza
nazionale sui ritmi scolastici, convocata dal ministero
francese dell’Educazione nazionale per verificare questo
aspetto del sistema, condanna l’attuale organizzazione.
Dopo che alcuni anni or sono l’allora ministro Xavier
Ducros soppresse le lezioni al sabato, la settimana
scolastica si è ridotta a quattro giornate: rimane infatti
la tradizionale vacanza del mercoledì. I dodici milioni di
studenti che frequentano gli istituti francesi dalla
primaria al liceo vanno dunque a scuola soltanto il lunedì,
il martedì, il giovedì e il venerdì. Ne risulta che poiché
le ore settimanali d’insegnamento non possono contrarsi
sotto una certa soglia (sono ventiquattro per la scuola
primaria, fra le venticinque e le ventotto nel collège,
il primo ciclo della secondaria compreso fra la “sesta”
e la “terza” classe, fra le trenta e le quaranta nei tre
anni del liceo fra la “seconda” e la “terminale” che
porta al baccalauréat),
le giornate di lavoro sono davvero “estenuanti” e il
sistema del tutto “squilibrato”. Qualcuno avanza il
sospetto che proprio da questo, o almeno “anche” da
questo, discendano gli insoddisfacenti rendimenti scolastici
del sistema francese, periodicamente rivelati dalle indagini
internazionali del Pisa (Programme for International
Student Assessment).
Siamo
il paese d’Europa con le giornate di lavoro più lunghe e
il calendario annuale più corto, lamentano i tecnici della
conferenza nazionale. Al ministro dell’Educazione Luc
Chatel propongono dunque alcune innovazioni per riformare il
sistema, anche alla luce delle raccomandazioni provenienti
dalle autorità sanitarie, attente alla corrispondenza fra
lo sforzo richiesto ai ragazzi e i ritmi biologici. Si
suggerisce una vacanza estiva più corta e vacanze più
lunghe nel corso dell’anno. Lo schema ideale dovrebbe
prevedere l’alternanza di sette settimane di scuola e due
di pausa. Inoltre si propone di allungare la pausa meridiana
da una a due ore, di ritardare l’inizio delle lezioni per
i piccoli della scuola primaria, e soprattutto di eliminare
quella situazione unica al mondo che è la settimana di soli
quattro giorni. In che modo? Reintroducendo le lezioni del
sabato? No, la conferenza sceglie un’altra strada, e
suggerisce di aprire le aule il mercoledì mattina. Mezza
giornata di lezioni per alleggerire il carico dei quattro
giorni canonici e per garantire una distribuzione più
armoniosa, dunque fisiologicamente meglio accettabile,
dell’impegno educativo.
È
questa la proposta che più fa discutere in Francia, un
paese molto attento ai problemi dell’istruzione. La pausa
scolastica di metà settimana (prima del 1972 era il giovedì,
poi fu spostata al giorno precedente) è una tradizione
ornai collaudata e dunque entrata da tempo nelle abitudini
nazionali. Il mercoledì è per alcuni studenti il giorno
del ripasso e del recupero, spesso attraverso le lezioni
private, per molti altri semplicemente un giorno di festa.
Non a caso proprio il mercoledì escono nei cinema francesi
i nuovi film, tanto che parallelamente le reti televisive, a
parte quelle a pagamento, si astengono dal mandare in onda
lungometraggi. Alle resistenze di buona parte degli
interessati, studenti, docenti e famiglie, gli innovatori
rispondono che la pausa di metà settimana aveva un senso
quando si andava a scuola fino al sabato: ma ora, con un weekend a disposizione di due intere giornate, non ha più alcun
senso.
-
l. v.
-
|