FOGLIO LAPIS - FEBBRAIO - 2010

 
 

Che cosa c’insegna la tensione fiabesca delle culture mitteleuropee – Il suono di un carillon nel quartiere ebraico di Praga sommerso dalla neve – I ricordi di un’infanzia tedesca accarezzata dalla cura del magico – “Energia mentale investita”: potrebbe essere questa la chiave di volta per un approccio educativo diretto verso un mondo migliore – In cui la cura del dettaglio, e la semplice ricerca d’armonia nel quotidiano, sono la risorsa per una vita più serena

 

La foresta riposa addormentata sotto un tenue bagliore lunare, le lunghe braccia degli alberi giacciono rilasciando tracce di oscurità, gli occhi di una civetta roteano di tanto in tanto. Grida di uccelli qua e là macchiano la notte.

Qualcosa brilla tra i faggi, è il secchiello volante di Baba Jaga che la sta riportando a casa. Baba Jaga vive in quella piccola capanna di legno, quella vicino alla collinetta. La capanna di legno sta in piedi su una zampa di gallina, una sola, ci pensi? La strega è attesa con impazienza dai fedeli amici, un cane e un gatto, probabilmente riuniti intorno a dei piatti fumanti di krupicovà kasé.

Pensavo a lei, quando ho assaggiato questa pietanza ceca, generalmente riservata ai bambini, dal sapore di cannella e di latte, piatto tipico delle favole e delle leggende locali.

Un giorno poi camminavo nel quartiere ebraico tutto bianco di neve, precisamente nella strada abitata da un fantasma che si muove sempre in compagnia del frate che aveva provato a redimerla dalla vita di prostituta e che aveva finito per corrompere se stesso. C’era silenzio, quel silenzio che è difficile dire se sia conseguenza del candore niveo o se ne sia l’origine. Improvvisamente, il suono flebile di un carillon. I miei passi si dirigono verso l’unica botteghina che vedo illuminata e decifro una melodia fatata, composta da fragili rintocchi sovrapposti. Mi affaccio alla vetrina dell’antica orologeria, mi incanto all’ascolto di quel suono raffinato del tempo, un tempo che si fa ricordare, ma senza troppa invadenza, in quell’atmosfera dove tutto sembra invece così sospeso.

Tutto è magico a Praga, è risaputo. Eppure qualcosa mi ha portato alla memoria la mia infanzia in Germania, quella magia, quella cura, quel favoloso - nel senso letterale del termine - che mi erano così familiari. Allora ho capito, ho colto l’evidenza del collegamento tra questo e la tensione al bello. E per bello intendo semplicemente qualcosa che sia in accordo immediato con la intima natura umana. Qualcosa di bello è qualcosa col quale poi è distensivo vivere, la tensione al bello si traduce in tensione all’ordine, alla pulizia, alla funzionalità anche.

La ricchezza di fiabe e leggende estende di molto il significato dei luoghi e, in generale, delle cose, ne accresce il valore e ne evidenzia quella profondità che va spesso perduta in favore di immagini bidimensionali, più comode. Quindi meno interesse, meno pienezza, meno significato, meno energia.

C’è una tensione generale al risparmio di energia, che ha come origine e come risultato una pigrizia anestetica. E la cura, la meraviglia di quelle fiabe è data proprio dal suo contrario, da una  ricchezza enorme di particolari, da un’attenzione generosamente distribuita su tutti gli oggetti dell’essere. E sta proprio qui l’educazione, tutta qui. 

Direi che il punto dell’“energia mentale investita” possa in parte essere chiave di lettura - e di risoluzione - della questione. Direi che possa anche spiegarci perché un italiano si senta saltato nel futuro e nel paese dell’oro salendo sulla metro di un paese nettamente più povero dell’Italia. E per mettere in gioco energia è necessario crederci ed essere stimolati, ma da cosa?

Abbiamo qui la fortuna di scrivere e parlare relativamente all’ambiente educativo e scolastico, fortuna in quanto ci si riferisce ad un ambito, quello dell’infanzia, nel quale niente è ancora perduto, nel quale tutto è ancora da modellarsi e tutto può essere accolto. E’ la nostra anche una sfortuna, se così vogliamo definirla, in quanto non c’è ambito che implichi una maggiore responsabilità.

Tutto può essere accolto” nell’infanzia, ed è terribile quando succede che ci sarebbe molto spazio per accogliere e soltanto una miseria che sia realmente offerta al bambino. Non c’è niente di più grave eppure è strano che accada il contrario. Finché ogni educatore non avrà chiaro il valore immenso della sua posizione e la responsabilità che ne consegue, finché insegnare continuerà ad essere per molti un lavoro da svolgersi e nient’altro, il circolo vizioso crescerà nelle sue dimensioni e sarà sempre peggio. E’ molto semplice cedere alla pigrizia, al risparmio, ma è qualcosa che impoverisce moltissimo e non soltanto gli altri.  Chi non sia ancora del tutto rimasto incastrato nel vortice del crollo energetico di questi anni abbia il coraggio di investire di più, di vincere la stanchezza di idee, di farlo almeno per amore della posizione sociale che riveste, se non in grado di cogliere ciò che riguarda il valore personale della cosa. 

 

                                                         Laura Venturi 
                                         

    


                                                  

 
 

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