Che cosa c’insegna la tensione fiabesca delle
culture mitteleuropee – Il suono di un carillon nel
quartiere ebraico di Praga sommerso dalla neve – I
ricordi di un’infanzia tedesca accarezzata dalla cura
del magico – “Energia mentale investita”: potrebbe
essere questa la chiave di volta per un approccio
educativo diretto verso un mondo migliore – In cui la
cura del dettaglio, e la semplice ricerca d’armonia nel
quotidiano, sono la risorsa per una vita più serena
La
foresta riposa addormentata sotto un tenue bagliore lunare,
le lunghe braccia degli alberi giacciono rilasciando tracce
di oscurità, gli occhi di una civetta roteano di tanto in
tanto. Grida di uccelli qua e là macchiano la notte.
Qualcosa
brilla tra i faggi, è il secchiello volante di Baba Jaga
che la sta riportando a casa. Baba Jaga vive in quella
piccola capanna di legno, quella vicino alla collinetta. La
capanna di legno sta in piedi su una zampa di gallina, una
sola, ci pensi? La strega è attesa con impazienza dai
fedeli amici, un cane e un gatto, probabilmente riuniti
intorno a dei piatti fumanti di krupicovà kasé.
Pensavo
a lei, quando ho assaggiato questa pietanza ceca,
generalmente riservata ai bambini, dal sapore di cannella e
di latte, piatto tipico delle favole e delle leggende
locali.
Un
giorno poi camminavo nel quartiere ebraico tutto bianco di
neve, precisamente nella strada abitata da un fantasma che
si muove sempre in compagnia del frate che aveva provato a
redimerla dalla vita di prostituta e che aveva finito per
corrompere se stesso. C’era silenzio, quel silenzio che è
difficile dire se sia conseguenza del candore niveo o se ne
sia l’origine. Improvvisamente, il suono flebile di un
carillon. I miei passi si dirigono verso l’unica
botteghina che vedo illuminata e decifro una melodia fatata,
composta da fragili rintocchi sovrapposti. Mi affaccio alla
vetrina dell’antica orologeria, mi incanto all’ascolto
di quel suono raffinato del tempo, un tempo che si fa
ricordare, ma senza troppa invadenza, in quell’atmosfera
dove tutto sembra invece così sospeso.
Tutto
è magico a Praga, è risaputo. Eppure qualcosa mi ha
portato alla memoria la mia infanzia in Germania, quella
magia, quella cura, quel favoloso - nel senso letterale del
termine - che mi erano così familiari. Allora ho capito, ho
colto l’evidenza del collegamento tra questo e la tensione
al bello. E per bello intendo semplicemente qualcosa che sia
in accordo immediato con la intima natura umana. Qualcosa di
bello è qualcosa col quale poi è distensivo vivere, la
tensione al bello si traduce in tensione all’ordine, alla
pulizia, alla funzionalità anche.
La
ricchezza di fiabe e leggende estende di molto il
significato dei luoghi e, in generale, delle cose, ne
accresce il valore e ne evidenzia quella profondità che va
spesso perduta in favore di immagini bidimensionali, più
comode. Quindi meno interesse, meno pienezza, meno
significato, meno energia.
C’è
una tensione generale al risparmio di energia, che ha come
origine e come risultato una pigrizia anestetica. E la cura,
la meraviglia di quelle fiabe è data proprio dal suo
contrario, da una ricchezza
enorme di particolari, da un’attenzione generosamente
distribuita su tutti gli oggetti dell’essere. E sta
proprio qui l’educazione, tutta qui.
Direi
che il punto dell’“energia mentale investita” possa in
parte essere chiave di lettura - e di risoluzione - della
questione. Direi che possa anche spiegarci perché un
italiano si senta saltato nel futuro e nel paese dell’oro
salendo sulla metro di un paese nettamente più povero
dell’Italia. E per mettere in gioco energia è necessario
crederci ed essere stimolati, ma da cosa?
Abbiamo
qui la fortuna di scrivere e parlare relativamente
all’ambiente educativo e scolastico, fortuna in quanto ci
si riferisce ad un ambito, quello dell’infanzia, nel quale
niente è ancora perduto, nel quale tutto è ancora da
modellarsi e tutto può essere accolto. E’ la nostra anche
una sfortuna, se così vogliamo definirla, in quanto non
c’è ambito che implichi una maggiore responsabilità.
“Tutto
può essere accolto” nell’infanzia, ed è terribile
quando succede che ci sarebbe molto spazio per accogliere e
soltanto una miseria che sia realmente offerta al bambino.
Non c’è niente di più grave eppure è strano che accada
il contrario. Finché ogni educatore non avrà chiaro il
valore immenso della sua posizione e la responsabilità che
ne consegue, finché insegnare continuerà ad essere per
molti un lavoro da svolgersi e nient’altro, il circolo
vizioso crescerà nelle sue dimensioni e sarà sempre
peggio. E’ molto semplice cedere alla pigrizia, al
risparmio, ma è qualcosa che impoverisce moltissimo e non
soltanto gli altri. Chi
non sia ancora del tutto rimasto incastrato nel vortice del
crollo energetico di questi anni abbia il coraggio di
investire di più, di vincere la stanchezza di idee, di
farlo almeno per amore della posizione sociale che riveste,
se non in grado di cogliere ciò che riguarda il valore
personale della cosa.
- Laura
Venturi
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