FOGLIO LAPIS - FEBBRAIO - 2009

 
 

L’iniziativa di una scuola torinese per celebrare in modo didatticamente impegnato il centenario della morte dell’autore di Cuore – La rivelazione: attraverso i “suoi” luoghi nella città subalpina questo scrittore così trascurato rivela un’attualità e un fascino per molti insospettabile – Inoltre questo vagabondare nella città deamicisiana ha permesso un’interessante riscoperta della Torino ottocentesca – Una mostra e alcuni multimediali

 

Con il presente articolo intendiamo esporre un’esperienza didattica realizzata da una classe del nostro istituto e, precisamente, la classe VA del Liceo Sociopsicopedagogico “A. Einstein” di Torino. L’occasione è stato il centenario della morte di Edmondo De Amicis ed il “la” è pervenuto dal Museo della Scuola e del Libro per l’infanzia, ente con il quale collaboriamo da qualche anno, nella persona del prof. Pompeo Vagliani. 

L’avventura è iniziata l’anno scorso ed in parte è ancora in fase di realizzazione. Ma, siccome siamo insegnanti, riteniamo che l’aspetto didattico ricopra un ruolo importante nel processo educativo. E’ per questo che intendiamo evidenziare, anche se molto brevemente, la metodologia di lavoro adoperata. Una volta definito il progetto nella sua interezza e ripartito i ruoli fra gli attori coinvolti nello stesso, la classe è stata suddivisa in piccoli gruppi e si è iniziato a consultare la biografia e la bibliografia dell’autore.

L’attenzione è stata rivolta ai luoghi di Torino citati nelle opere di De Amicis o legati alla sua biografia. Si è così pervenuti ad una prima lista di “posti significativi”, giungendo, man mano che approfondivamo gli stessi, ad una efficace scrematura che è quella contenuta nel prodotto finale che andremo ad esporvi. A questo punto si decideva di approfondire i luoghi individuati con ricerche bibliografiche e iconografiche. In alcuni casi ci si è avvalsi del contributo di esperti oppure ci si è recati direttamente sul posto.

Con nostra grande sorpresa l’autore di Cuore, noto a tutti ma ultimamente trascurato dai programmi scolastici perché ritenuto apparentemente superato e, quindi, poco interessante per gli studenti di oggi, si rivelava un personaggio affascinante, versatile, vivace e, sotto molti aspetti, attuale per varietà di interessi. Anche le vie, i palazzi, i monumenti hanno iniziato a trasfigurarsi, ad essere illuminati dalla luce della storia e, se prima ci erano alquanto indifferenti, si è iniziato a guardarli con altri occhi, ad ammirare il loro aspetto attuale immaginandoli nella loro evoluzione storica.

La prima tappa del nostro progetto è stata la mostra “La Torino di De Amicis” ospitata nello spazio espositivo della Biblioteca Civica “Primo Levi” dal 12 novembre al 5 dicembre. I ragazzi in quell’occasione hanno approfondito la Torino dell’’800 da cui è emerso il quadro di una città ricca di sfaccettature e segnata da forti contraddizioni sociali, di cui abbiamo voluto indagare e approfondire alcuni aspetti, quali: la situazione dell’educazione nelle strutture scolastiche e nei personaggi pedagogicamente più significativi, la vita culturale nei suoi centri di sviluppo  (i teatri e i caffè), la circolazione delle informazioni (la stampa e i giornali), i trasporti pubblici (i tram e le linee tranviarie), la situazione carceraria, la presenza e la diffusione di attività sportive, la minaccia continua di incendi a causa  della struttura in legno delle abitazioni, gli svaghi e le festività ufficiali o popolari.

Solo per fare alcuni esempi: sul piano educativo l’Italia post-unificazione era caratterizzata da un’alta percentuale di analfabetismo e Torino, con terminologia moderna, potremmo dire che si caratterizzava per un’elevata offerta formativa presentando molte scuole, ognuna delle quali specializzata in determinate funzioni educative (Collegio degli artigianelli destinato ai giovani poveri, Istituto Figlie dei militari, etc.). Interessante è anche la presenza in città di scuole che non avremo problemi a definire “scuole speciali”: istituto per rachitici, istituto per sordomuti, istituto per ciechi. A tal riguardo intendiamo riferire un episodio tratto da Cuore e che rivela l’ideologia positivistica che aleggiava nella cultura del tempo. Il padre di una ragazza sordomuta per motivi economici deve abbandonare Torino per recarsi a lavorare in Grecia. Lascia la figlia all’istituto per sordomute. Dopo tre anni ritorna a Torino e fa visita alla figlia. Gli viene riferito che la figlia è in ottime condizioni e di tenersi forte perché avrebbe ricevuto una sorpresa. Entra la ragazza e saluta il padre parlando, così come risponde oralmente ad alcune domande. La felicità del padre è tale che inizia a piangere, a baciare la figlia, a saltare per la contentezza. Una scena davvero toccante e commovente e che denota come il “metodo orale” fosse una metodologia pienamente acquisita e applicata: l’insegnamento consisteva nel fare apprendere la lettura labiale e l’articolazione della parola, collegandola direttamente alle cose, ai bisogni e ai fatti presenti, mostrandone il significato.

Per quanto riguarda i teatri intendiamo soffermarci prevalentemente su due, particolarmente significativi nell’opera deamicisiana: il Teatro Vittorio Emanuele e il Teatro Gainduja. Il primo sorgeva in via Rossini 13 ed oggi non esiste più, al suo posto si erge l’Auditorium Rai. De Amicis lo indica come il  luogo in cui si svolgeva  la distribuzione dei premi destinati ai migliori allievi di tutte le scuole torinesi,  diurne e serali. Era questa una cerimonia  importante, che promuoveva l’unità dei cittadini e indicava nell’istruzione un mezzo di elevazione e di riscatto sociale. Il Teatro Gianduia, invece, il giovedì concedeva l’ingresso gratuito agli alunni delle scuole municipali torinesi fregiati di medaglia. Di questo teatro, situato in via Principe Amedeo, ad oggi non resta che la facciata.

In riferimento ai luoghi di detenzione, vogliamo soltanto riferire che all’interno del carcere “Le Nuove”, è ancora visibile l’antica cappella, inizialmente destinata ai riti religiosi e successivamente utilizzata anche per impartire lezioni. La scena doveva avere tutti i caratteri del surreale: i detenuti stipati in celle piccole, anguste e senza possibilità di contatto con gli altri detenuti, mentre il maestro al centro del freddo emiciclo dispensava lezioni di lettura e di scrittura a qualcuno che neanche vedeva. Sempre in Cuore viene citato il seguente episodio: un giorno il maestro viene fermato per strada da un uomo che dopo poco si palesa per essere il detenuto numero 78 e che è pieno di gratitudine verso colui che avendogli insegnato a leggere e ascrivere l’ha avviato verso una nuova vita. Come segno di riconoscenza gli regala un calamaio in legno che ha lavorato personalmente nei lunghi giorni di prigionia.

Ritornando alla mostra, occorre riferire che ci siamo avvalsi del contributo di pittori appartenenti alla scuola di pittura del maestro Sandro Lobalzo per cercare di creare, il più possibile, l’atmosfera della Torino di fine ‘800.

Nel secondo multimediale “Itinerari deamicisiani nella Torino di ieri e di oggi”, presentato in anteprima il 10 dicembre a corollario del convegno internazionale “De Amicis nel Cuore di Torino” svolto presso Palazzo Barolo, l’accento è stato spostato su dieci luoghi appartenenti alla biografia dell’autore o che rivestono particolare importanza nei suoi romanzi. Siamo andati a ricercare le citazioni bibliografiche, abbiamo approfondito la storia di suddetti luoghi e abbiamo operato, con l’aiuto del vasto archivio presente presso il Museo della scuola, una ricerca iconografica degli stessi. Dopodiché, ed era anche questo uno degli obiettivi del progetto, siamo andati a vedere e, in alcuni casi fotografare, questi luoghi come si presentano oggi.

Al momento attuale il multimediale fa parte integrante del percorso museale.

Dicevamo all’inizio che il progetto non è ancora terminato, questo perché presto tutto il materiale prodotto sarà oggetto di pubblicazione e perché, in primavera, i nostri ragazzi faranno da guida, a quanti vorranno, ai luoghi della Torino deamicisiana.

A conclusione del nostro percorso possiamo dire che in un momento particolare in cui la scuola è al centro di importanti riforme, in cui i ragazzi sono oggetto di notizie giornalistiche più per aspetti negativi che positivi, in cui gli operatori della scuola, sia ATA che docenti, sono etichettati con slogan semplicistici quanto infantili come dei fannulloni, la scuola nel suo complesso risponde con quello che sa fare meglio, ossia con l’attività didattica. Un evento, ritenuto importante, è riuscito ad entrare nelle nostre aule, ad essere oggetto di studio, di analisi, di approfondimento; i ragazzi, guidati dai loro insegnanti, sono stati in grado di confezionare un prodotto finito da poter offrire alla comunità tutta, tale da poter uscire dalle anonime aule scolastiche per farsi cultura.

Ed allora non ci resta che concludere con un brano tratto ancora una volta da Cuore: “Sì, caro Enrico, lo studio ti è duro, come ti diceva tua madre; non ti vedo ancora andare alla scuola con quell’animo risoluto e con quel viso ridente, ch’io vorrei. Tu non hai ancora il restìo. Ma senti: pensa un po’ che misera, spregevole cosa sarebbe la tua giornata se tu non andassi a scuola!”.

                                                 Clemente Porreca 
                                         

    


                                                  

 
 

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