L’iniziativa
di una scuola torinese per celebrare in modo
didatticamente impegnato il centenario della morte
dell’autore di Cuore – La rivelazione:
attraverso i “suoi” luoghi nella città subalpina
questo scrittore così trascurato rivela un’attualità e
un fascino per molti insospettabile – Inoltre questo
vagabondare nella città deamicisiana ha permesso
un’interessante riscoperta della Torino ottocentesca –
Una mostra e alcuni multimediali
Con
il presente articolo intendiamo esporre un’esperienza
didattica realizzata da una classe del nostro istituto e,
precisamente, la classe VA del Liceo Sociopsicopedagogico
“A. Einstein” di Torino. L’occasione è stato il
centenario della morte di Edmondo De Amicis ed il “la”
è pervenuto dal Museo della Scuola e del Libro per
l’infanzia, ente con il quale collaboriamo da qualche
anno, nella persona del prof. Pompeo Vagliani.
L’avventura
è iniziata l’anno scorso ed in parte è ancora in fase di
realizzazione. Ma, siccome siamo insegnanti, riteniamo che
l’aspetto didattico ricopra un ruolo importante nel
processo educativo. E’ per questo che intendiamo
evidenziare, anche se molto brevemente, la metodologia di
lavoro adoperata. Una volta definito il progetto nella sua
interezza e ripartito i ruoli fra gli attori coinvolti nello
stesso, la classe è stata suddivisa in piccoli gruppi e si
è iniziato a consultare la biografia e la bibliografia
dell’autore.
L’attenzione
è stata rivolta ai luoghi di Torino citati nelle opere di
De Amicis o legati alla sua biografia. Si è così pervenuti
ad una prima lista di “posti significativi”, giungendo,
man mano che approfondivamo gli stessi, ad una efficace
scrematura che è quella contenuta nel prodotto finale che
andremo ad esporvi. A questo punto si decideva di
approfondire i luoghi individuati con ricerche
bibliografiche e iconografiche. In alcuni casi ci si è
avvalsi del contributo di esperti oppure ci si è recati
direttamente sul posto.
Con
nostra grande sorpresa l’autore di Cuore, noto a
tutti ma ultimamente trascurato dai programmi scolastici
perché ritenuto apparentemente superato e, quindi, poco
interessante per gli studenti di oggi, si rivelava un
personaggio affascinante, versatile, vivace e, sotto molti
aspetti, attuale per varietà di interessi. Anche le vie, i
palazzi, i monumenti hanno iniziato a trasfigurarsi, ad
essere illuminati dalla luce della storia e, se prima ci
erano alquanto indifferenti, si è iniziato a guardarli con
altri occhi, ad ammirare il loro aspetto attuale
immaginandoli nella loro evoluzione storica.
La
prima tappa del nostro progetto è stata la mostra “La
Torino di De Amicis” ospitata nello spazio
espositivo della Biblioteca Civica “Primo Levi” dal 12
novembre al 5 dicembre. I ragazzi in quell’occasione hanno
approfondito la Torino dell’’800 da cui è emerso il
quadro di una città ricca di sfaccettature e segnata da
forti contraddizioni sociali, di cui abbiamo voluto indagare
e approfondire alcuni aspetti, quali: la situazione
dell’educazione nelle strutture scolastiche e nei
personaggi pedagogicamente più significativi, la vita
culturale nei suoi centri di sviluppo
(i teatri e i caffè), la circolazione delle
informazioni (la stampa e i giornali), i trasporti pubblici
(i tram e le linee tranviarie), la situazione carceraria, la
presenza e la diffusione di attività sportive, la minaccia
continua di incendi a causa
della struttura in legno delle abitazioni, gli svaghi
e le festività ufficiali o popolari.
Solo per fare
alcuni esempi: sul piano educativo l’Italia
post-unificazione era caratterizzata da un’alta
percentuale di analfabetismo e Torino, con terminologia
moderna, potremmo dire che si caratterizzava per
un’elevata offerta formativa presentando molte scuole,
ognuna delle quali specializzata in determinate funzioni
educative (Collegio degli artigianelli destinato ai giovani
poveri, Istituto
Figlie dei militari, etc.). Interessante è anche la
presenza in città di scuole che non avremo problemi a
definire “scuole speciali”: istituto per rachitici,
istituto per sordomuti, istituto per ciechi. A tal riguardo
intendiamo riferire un episodio tratto da Cuore e che
rivela l’ideologia positivistica che aleggiava nella
cultura del tempo. Il padre di una ragazza sordomuta per
motivi economici deve abbandonare Torino per recarsi a
lavorare in Grecia. Lascia la figlia all’istituto per
sordomute. Dopo tre anni ritorna a Torino e fa visita alla
figlia. Gli viene riferito che la figlia è in ottime
condizioni e di tenersi forte perché avrebbe ricevuto una
sorpresa. Entra la ragazza e saluta il padre parlando, così
come risponde oralmente ad alcune domande. La felicità del
padre è tale che inizia a piangere, a baciare la figlia, a
saltare per la contentezza. Una scena davvero toccante e
commovente e che denota come il “metodo
orale” fosse una metodologia pienamente acquisita e
applicata: l’insegnamento consisteva nel fare apprendere
la lettura labiale e l’articolazione della parola,
collegandola direttamente alle cose, ai bisogni e ai fatti
presenti, mostrandone il significato.
Per
quanto riguarda i teatri intendiamo soffermarci
prevalentemente su due, particolarmente significativi
nell’opera deamicisiana: il Teatro Vittorio Emanuele e il
Teatro Gainduja. Il primo sorgeva in via Rossini 13 ed oggi
non esiste più, al suo posto si erge l’Auditorium Rai. De
Amicis lo indica come il luogo
in cui si svolgeva la
distribuzione dei premi destinati ai migliori allievi di
tutte le scuole torinesi,
diurne e serali. Era questa una cerimonia
importante, che promuoveva l’unità dei cittadini e
indicava nell’istruzione un mezzo di elevazione e di
riscatto sociale. Il Teatro Gianduia, invece, il giovedì concedeva l’ingresso gratuito
agli alunni delle scuole municipali torinesi fregiati di
medaglia. Di questo teatro, situato in via Principe Amedeo,
ad oggi non resta che la facciata.
In riferimento ai
luoghi di detenzione, vogliamo soltanto riferire che
all’interno del carcere “Le Nuove”, è ancora visibile
l’antica cappella, inizialmente destinata ai riti
religiosi e successivamente utilizzata anche per impartire
lezioni. La scena doveva avere tutti i caratteri del
surreale: i detenuti stipati in celle piccole, anguste e
senza possibilità di contatto con gli altri detenuti,
mentre il maestro al centro del freddo emiciclo dispensava
lezioni di lettura e di scrittura a qualcuno che neanche
vedeva. Sempre in Cuore viene citato il seguente
episodio: un giorno il maestro viene fermato per strada da
un uomo che dopo poco si palesa per essere il detenuto
numero 78 e che è pieno di gratitudine verso colui che
avendogli insegnato a leggere e ascrivere l’ha avviato
verso una nuova vita. Come segno di riconoscenza gli regala
un calamaio in legno che ha lavorato personalmente nei
lunghi giorni di prigionia.
Ritornando alla
mostra, occorre riferire che ci siamo avvalsi del contributo
di pittori appartenenti alla scuola di pittura del maestro
Sandro Lobalzo per cercare di creare, il più possibile,
l’atmosfera della Torino di fine ‘800.
Nel secondo
multimediale “Itinerari deamicisiani nella Torino di
ieri e di oggi”, presentato in anteprima il 10
dicembre a corollario del convegno internazionale “De
Amicis nel Cuore di Torino” svolto presso Palazzo Barolo,
l’accento è stato spostato su dieci luoghi appartenenti
alla biografia dell’autore o che rivestono particolare
importanza nei suoi romanzi. Siamo andati a ricercare le
citazioni bibliografiche, abbiamo approfondito la storia di
suddetti luoghi e abbiamo operato, con l’aiuto del vasto
archivio presente presso il Museo della scuola, una ricerca
iconografica degli stessi. Dopodiché, ed era anche questo
uno degli obiettivi del progetto, siamo andati a vedere e,
in alcuni casi fotografare, questi luoghi come si presentano
oggi.
Al
momento attuale il multimediale fa parte integrante del
percorso museale.
Dicevamo
all’inizio che il progetto non è ancora terminato, questo
perché presto tutto il materiale prodotto sarà oggetto di
pubblicazione e perché, in primavera, i nostri ragazzi
faranno da guida, a quanti vorranno, ai luoghi della Torino
deamicisiana.
A
conclusione del nostro percorso possiamo dire che in un
momento particolare in cui la scuola è al centro di
importanti riforme, in cui i ragazzi sono oggetto di notizie
giornalistiche più per aspetti negativi che positivi, in
cui gli operatori della scuola, sia ATA che docenti, sono
etichettati con slogan semplicistici quanto infantili come
dei fannulloni, la scuola nel suo complesso risponde con
quello che sa fare meglio, ossia con l’attività
didattica. Un evento, ritenuto importante, è riuscito ad
entrare nelle nostre aule, ad essere oggetto di studio, di
analisi, di approfondimento; i ragazzi, guidati dai loro
insegnanti, sono stati in grado di confezionare un prodotto
finito da poter offrire alla comunità tutta, tale da poter
uscire dalle anonime aule scolastiche per farsi cultura.
Ed
allora non ci resta che concludere con un brano tratto
ancora una volta da Cuore: “Sì,
caro Enrico, lo
studio ti è duro,
come ti diceva tua madre; non ti vedo ancora andare alla scuola con
quell’animo risoluto e con quel viso ridente, ch’io
vorrei. Tu non hai ancora il restìo. Ma senti: pensa un
po’ che misera, spregevole cosa sarebbe la tua giornata se
tu non andassi a scuola!”.
- Clemente
Porreca
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