FOGLIO LAPIS - FEBBRAIO - 2008

 
 

Molte scuole rurali sono state chiuse, per altre si prospetta lo stesso destino a causa delle richieste di nuovi servizi, come il doposcuola e dunque la giornata di dieci ore, che non si possono permettere – Sullo sfondo una tendenza demografica che ha visto il numero di allievi delle scuole primarie calare del dieci per cento nell’ultimo decennio – È dunque a rischio uno dei più efficienti modelli educativi del Regno Unito, un elemento caratteristico della tradizione britannica

 

Se ne va un altro pezzo della vecchia Inghilterra: la leggendaria village school, la piccola scuola rurale che ha contrassegnato secoli di tradizione, è minacciata di estinzione. Sono già oltre un centinaio, in Inghilterra e nel Galles, le scuole che hanno chiuso i battenti, mentre per moltissime altre si prospetta lo stesso destino. La ragione, denuncia un gruppo di pressione istituito per l’occasione, l’Associazione nazionale per le scuole minori, sta nel fatto che i parametri educativi elaborati a livello centrale impongono a ogni istituto scolastico il dovere di soddisfare a sempre nuove esigenze. Ma per una scuola rurale frequentata soltanto da poche decine di alunni la sfida è spesso impossibile. Non possono per esempio permettersi di offrire servizi come il doposcuola o l’orario prolungato per l’intera giornata. Forse che si persegue consapevolmente l’obiettivo di diradare la rete scolastica?

A questo sospetto, avanzato dai difensori delle village schools,  le autorità educative di Londra rispondono negando che esista una politica di questo genere. Si rivendica al contrario che fondi ingenti sono stati stanziati per aiutare le istituzioni locali a rispondere alla sfida rappresentata da un’evoluzione demografica che ha visto gli allievi delle scuole primarie diminuire del dieci per cento nell’ultimo decennio. Questo fenomeno offre l’opportunità, fanno rilevare gli ambienti ministeriali, di ridisegnare l’organizzazione scolastica sul territorio: fermo restando che nel collaudato sistema britannico ogni decisione, in particolare se mantenere o chiudere una scuola, è di competenza esclusivamente locale.

Ma quelli dell’Associazione fanno notare che imporre a una scuola con poche decine di alunni di fornire servizi costosi equivale, in pratica, a decretarne la fine. Lo scorso gennaio nella contea dello Shropshire è stato reso pubblico un piano che prevede la chiusura di una ventina di scuole, mentre per altre sedici è stata prospettata la fusione. Immediatamente ci sono state proteste. Altri progetti analoghi, ugualmente accolti da proteste pubbliche, sono in corso di elaborazione da altre parti, come l’Herefordshire, l’Isola di Wight, la contea gallese di Gwinned. Lo stesso problema si profila in molte altre contee, come il Kent, il Cheshire, l’Oxfordshire e il Lincolnshire.

La politica scolastica di Londra, denuncia Mervyn Benford, dell’Associazione nazionale per le scuole minori, mette in pericolo “uno dei modelli educativi più efficaci del nostro paese”. Esattamente come l’ufficio postale, la village school è un luogo d’incontro, una risorsa comunitaria: “se quelle scuole vengono soppresse, la comunità viene impoverita”.

                                                          f. v. 
                                         

    


                                                  

 
 

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