La
lunga gestione del Centro Laila di Castel Volturno,
durante i quali sono stati assistiti oltre ottocento
minori, conferma che l'inserimento scolastico dei piccoli
stranieri deve essere preceduto da un accurato corso di
alfabetizzazione - Senza la padronanza della lingua
italiana, gli alunni stranieri sono infatti condannati ad
un mediocre rendimento scolastico - Né serve a molto
affidarli a insegnanti di sostegno: il problema è
cominciare la scuola alla pari con gli altri
L'incessante
attività del Centro Laila di Castelvolturno (Caserta), che
ormai da diciotto anni è volta a sensibilizzare il
territorio verso un cammino di integrazione sociale, ha
motivato tutti gli operatori ad andare avanti, anche di
fronte ad ostacoli apparentemente insuperabili. Con questo
spirito, nel 1999 il Centro Laila ha voluto con forza una
sede più grande in località Mazzafarro, dove sono state
costituite due case-famiglia, denominate "Il sole"
e "La luna", per l'accoglienza di minori immigrati
da zero a 18 anni, in regime residenziale e
semiresidenziale.
Dopo tanti anni
di esperienza viene fuori che è necessario l'ampliamento
dei servizi per una più larga e qualificata assistenza
scolastica. Non è più valida la formula del semplice
inserimento a scuola dove il bambino viene inserito
immediatamente in una classe dopo essere stato sottoposto ad
un sommario accertamento culturale: è necessario
assolutamente iniziare con un corso di alfabetizzazione
serio e di qualità della lingua italiana, altrimenti
avremo sempre dei ragazzi stranieri a scuola di serie B ed
in molti casi affidati ad insegnanti di sostegno come se
fossero dei ritardati mentali.
Ma soprattutto si
sollecita la tutela della parte più vulnerabile, cioè
quella dei minori stranieri non accompagnati. Poiché appare
che non sempre i diritti riconosciuti sono effettivamente
goduti, parliamo del diritto alla protezione da ogni
sfruttamento, come lo sfruttamento di minori
nell'accattonaggio, nella commissione di piccoli furti ecc.,
questi ragazzi e ragazze vengono affidati o venduti dai loro
genitori ai famosi "zii" per realizzare facili
guadagni, poiché essi risultano essere soggetti non
imputabili. Per questo essi devono essere inseriti nel
tessuto sociale attraverso adeguati progetti finalizzati
all'accoglienza e all'integrazione dando loro la possibilità
di uscire dall'invisibilità e dalla clandestinità, di non
cadere vittime di sfruttatori e di potersi inserire nel
territorio. Bisogna creare per questi ragazzi dei percorsi
di semiautonomia che devono essere agevolati e non
ostacolati.
Queste nostre
sollecitudini sono in rapporto con il fatto che il problema
dei minori in difficoltà viene sicuramente seguito dai vari
organismi istituzionali, ma è pur vero che la reale
accoglienza dei minori è sostenuta solo da pochi soggetti
in grado di operare concretamente. Bisogna far notare che
molte volte la burocrazia è l'ostacolo maggiore da superare
e spesso si verifica uno scollamento nei rapporti tra i vari
organismi che dovrebbero lavorare di concerto, oppure spesso
si nota che molti strumenti offerti dalla normativa a tutela
dei minori in difficoltà non vengono utilizzati.
Quindi, in
collaborazione con le varie Agenzie sul territorio, come la
scuola, la parrocchia, ecc., e con le strutture che lavorano
in rete con il Centro Laila, si vanno ad incrementare le
attività di orientamento della famiglia con progetti
concreti per la socializzazione, risocializzazione e
integrazione della famiglia di origine, inserendola in un
percorso interculturale, favorendo così una convivenza
pacifica e civile di quelle differenze culturali che
sembrano così lontane fra loro.
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Angelo Luciano
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