Millequattrocento
carabinieri impegnati in una vera e propria operazione
militare contro l'evasione scolastica - Teatro
dell'offensiva le nove province siciliane, dove sono
scattate 1350 denunce a carico di altrettanti genitori -
Scoperti quasi ottocento ragazzi che disertavano i banchi
di scuola - Sottolineato lo stretto rapporto fra
dispersione scolastica e ambienti della criminalità
organizzata - Un esempio da seguire: perché il fenomeno
non è soltanto siciliano
Sono passati poco
meno di due anni da quando avemmo occasione di segnalare (Quando
i carabinieri acchiappano Pinocchio: http://www.fogliolapis.it/marzo2002-4.htm)
un'operazione di contrasto all'evasione scolastica condotta
dai carabinieri del comando provinciale di Napoli. In quella
occasione ci augurammo che l'esempio fosse seguito, e che
sia pure nel quadro di un complesso di attività repressive
imposte da un mondo criminale sempre più agguerrito e
multiforme, la lotta contro questa piaga sociale assumesse
finalmente un carattere di priorità. Due anni dopo la
campagna di Napoli, ecco un'analoga operazione, condotta
questa volta sul piano regionale.
Millequattrocento
carabinieri del comando della Regione Sicilia hanno passato
al setaccio oltre 1300 istituti scolastici nelle nove
province dell'isola. I risultati confermano la gravità del
fenomeno: è stata infatti accertata l'evasione dell'obbligo
scolastico da parte di 773 ragazzi. Sono dunque scattate le
denunce, 1350, a carico di altrettanti genitori. Trapani e
Catania le province con i più alti tassi di evasione. Nel
presentare alla stampa la loro guerra contro la dispersione
scolastica, il comando dei carabinieri ha sottolineato lo
stretto legame fra questo fenomeno e "contesti legati
alla criminalità organizzata".
Proprio questo
legame dovrebbe finalmente fare emergere il contrasto
dell'evasione scolastica fra le grandi priorità operative:
non si tratta infatti soltanto di ricondurre a scuola i
bambini che ne vengono tenuti lontani, adempiendo così un
obbligo morale nei loro confronti, ma anche di aggredire
indirettamente le organizzazioni criminali. Quelle stesse
che hanno interesse a poter disporre di minorenni, complici
non penalmente perseguibili, per la piccola manovalanza come
lo spaccio di droga. Dunque combattere la dispersione è
anche un modo di combattere la criminalità organizzata.
É anche
auspicabile che finalmente si faccia luce nella tenebra
statistica che avviluppa questi fenomeni. Noi della Lapis lo
chiediamo da tempo: fin da quando ci siamo resi conto che
nessuno sa veramente quanti siano i ragazzi che sfuggono
all'obbligo scolastico. E ci fa piacere notare che le nostre
sollecitazioni hanno contribuito, in qualche misura, a una
più concreta presa di coscienza del fenomeno. Ma sulle
cifre è ancora buio fitto. Si continua a sostenere per
esempio che nella scuola elementare c'è un tasso di
evasione dello 0,08 per cento, e dello 0, 33 alle medie. Ma
questi sono in realtà tassi di abbandono, non tengono cioè
conto di chi è vittima di evasione totale: e in più si
riferiscono a casi per così dire ufficiali, per i quali
esiste una documentazione amministrativa. Per vederci
chiaro, alcuni anni or sono decidemmo di tentare noi stessi
la misurazione del fenomeno: d'intesa con il comando della
regione militare Sud, fu condotto un sondaggio su un
campione di 3368 giovani di leva in tre province
meridionali.
I risultati
(articoli e tabelle sono consultabili in http://www.fogliolapis.it/settemb99.htm)
furono sconvolgenti. Altro che zero virgola zero: venne
fuori che oltre il 6 per cento (un ragazzo su 15) non aveva
finito le elementari, e più del 10 (uno su 9) non era
arrivato a completare le medie. É vero che quel campione
era solo maschile, e geograficamente circoscritto, e
trattandosi di diciottenni riferito a alcuni anni prima:
tuttavia la differenza fra quei dati e quelli ufficiali
balza agli occhi. Inoltre il fenomeno è indirettamente
confermato dai desolanti risultati delle indagini sulle
capacità di lettura: se davvero il livello di dispersione
fosse così basso, non si vedrebbe perché mai una
preoccupante quantità di cittadini sia affetta da
semianalfabetismo, quando non addirittura sprofondata
nell'analfabetismo totale.
La campagna
contro l'evasione scolastica merita dunque un plauso e un
incoraggiamento: se mai una guerra può essere definita
giusta, questo è certamente il caso. Fermo restando,
ovviamente, che tocca poi all'autorità giudiziaria
accertare le effettive responsabilità personali e che allo
stato si tratta soltanto di denunce e ipotesi di reato, non
possiamo non salutare con favore il fatto che i genitori
vengano chiamati dai giudici a rispondere della mancata
scolarizzazione dei figli. Sarebbe anche opportuno che la
stampa desse maggiore risalto a notizie di questo tipo:
dobbiamo invece purtroppo registrare, una volta ancora, che
su molti giornali eventi non sempre degni di nota, anzi
spesso molto futili, hanno relegato nelle pagine interne
questa promettente operazione siciliana.