La
distanza fra Lula, Sardegna e Porto Alegre, Brasile, si
misura col nome di un presidente nuovo di zecca e con le
speranze che suscita – Fra quei due luoghi simbolici
ecco un gioco dagli sviluppi imprevedibili – Si tratta
di mischiare fatti e personaggi di storie, e vedere che
cosa ne viene fuori – Per esempio che ne direste di un
Pinocchio ottavo nano di Biancaneve, o di un Pollicino che
nel bosco incontra Cappuccetto Rosso?
“Come si fa l’insalata di favelas?”, chiesi a
Rosaria, la ragazza che avevo conosciuto a Porto Alegre do
Brasil. A mim, à terra e aos céus… E súbito
encontro Deus. “L’insalata di favelas è in-salita,
in-discesa o in-digesta?”, insistevo con Rosaria. Mi
rispose: “Onde está o sonho? Que arco da ponte mais
vela Deus?… E eu fico tristonho por não saber se a
curva da ponte é a curva do horizonte…”.
Il
suo modo di congegnare la Fantastica era naturalmente
immaginario, immaginevole, immaginoso, immaginativo,
nativo, il più nativo che avessi mai concepito di fare
allo stato naturalmente immaginario, immaginevole,
immaginoso, immaginativo, nativo, il più nativo che
avessi mai concepito di fare allo stato naturale, non
tanto perché non è avvenuto, quanto per dove.
È
avvenuto in Sardegna, a Lula, in provincia di Nuoro, ma è
stato congegnato in Brasile insieme al presidente attuale,
Lula. Scrivo Lula e Porto Alegre, unito al Movimento dei
Movimenti, quello messo in opera dal Social Forum
latinoamericano, che farà girare il mappamondo che avevo
a scuola, nel senso opposto a quello che vorrebbero le
Multinazionali dello sfruttamento, proponendo un commercio
equosolidale che sarà il vero equatore della giustizia
re-distributiva dei beni della Terra, attraverso un
bilancio partecipativo già predisposto dalla comunità di
Porto Alegre, limitatamente, per adesso, a quella città.
Però è solo l’inizio.
Una
prima idea di questa “insalata di favelas” l’avevo
già assaggiata in certi disegni infantili provenienti dal
Mato Grosso. Quando ho conosciuto Rosaria, aveva già
adottato due scimmiotte, che vi mostro:
Si
chiamano Biancaneve e Pinocchio. Come se dire
“Biancaneve” e “Pinocchio” sia lo stesso che dire
“Maria” e “Giuseppe”… “Il risultato è Gesù,
Gesù!”, dico io. “… O Gesuè, Gesuè!”, direbbe
Gianni Rodari: “Il tipo di binomio fantastico che
governa questo gioco si distingue dalla forma generale
solo perché è composto di nomi propri anziché di due
nomi comuni”…
Nomi
propri di favelas, che le ana-grammatiche multinazionali
hanno espropriato.
Rosaria
ha creato il gioco quando Biancaneve e Pinocchio avevano
iniziato appena a formulare generi di cose: “ma”
“ma” “ba” “na” “na” “ta” “ta”
nella lingua specifica di Dio. Via via che loro
crescevano, per farli procedere dalle sillabe alle parole,
Rosaria improvvisava insalate di favelas mescolando i
personaggi di storie vecchie come il mondo. Da lei
Biancaneve e Pinocchio ascoltavano un grottesco romanzo
giallo in cui il Principe che destava con un bacio
Biancaneve, era lo stesso che il giorno prima aveva
sposato Cenerentola… Ne seguiva un dramma pauroso, con
lotte terribili tra i rami della foresta amazzonica, tra
sorellastre, streghe, regine… Sottoposte a questo
trattamento, anche le immagini più consuete sembravano
rivivere, riger-mogliare, “fogliare” offrendo fiori e
frutti inattesi. L’ibrido ha il suo fascino. Lo stesso
accade se Cenerentola sposa Barbablù, se il Gatto con gli
Stivali diventa il gatto con lo Stivale che sposa
l’Italia e le toglie i sorci da Lula in Sardegna,
facendole vedere i sorci bianchi rossi e verdi. Lo slogan
sarà: “LA PROPRIETA’ DELLE FAVELAS A CHI CI ABITA”.
L’azione che ne segue, è
un esercizio di Fantastica congegnato quando Cappuccetto
Rosso incontra nella foresta amazzonica Pollicino e i suoi
fratelli: la loro avventura si mescola, scegliendo una
nuova strada che sarà, in qualche modo, la diagonale del
parallelogramma delle forze, dove la risultante ascisce
non più attraverso le corde che trainavano i “traìvano”
i barconi, detto in sibiliamo, lungo i fiumi… Non più
fiumi, Rio Bo! Il piccolo Rio della poesia (“c’è
sempre disopra una stella, / una grande, magnifica,
stella”) però c’è ancora. Difficile nella sua
semplicità. Ma emozionante. Se Pinocchio capita nella
favola dei Sette Nani, sarà l’ottavo tra i pupilli di
Biancaneve. Finirà la sua buona novella dicendo:
“L’umanità ha più bisogno di uomini buoni che di
ponimi grandi”… Longe em mim, fumo de eu
pensá-la, morre a ideia de que tive algum passado…
Filippo
Nibbi
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